Verso lo sciopero generale. A colloquio con Rosario Rappa (FIOM)

di Roberto Polidori

Mentre trascrivo l’intervista concessami da Rosario Rappa, segretario provinciale della FIOM,  sono a Trieste. Dalla finestra del mio albergo è possibile scorgere il profilo imponente di una ciminiera. E’ l’impianto di Servola, che dista dalla città neanche 10 km. Mi ripiego sul computer e penso che sono destinato ad avere a che fare con la siderurgia in ogni momento della mia vita…

Segretario Rappa, qual’è la situazione degli operai metalmeccanici a Taranto?

Siamo alla “frutta” come si suole dire: abbiamo utilizzato progressivamente tutti gli strumenti di ammortizzazione sociale che la legge italiana consente fino alla Cassa Integrazione in Deroga. Le nuove assunzioni, anche nel nostro settore, erano avvenute con contratti precari e, purtroppo, questi lavoratori ultimi ad essere assunti sono quelli che hanno perso il posto di lavoro con il famoso “SMS”; siamo riusciti a salvaguardare gli altri posti ed abbiamo accompagnato alla pensione gli operai con i requisiti (i prepensionamenti hanno ridotto il personale ILVA da 13.000 a 11.000 unità). L’indotto è passato da 5.800 lavoratori di fine 2007 a 2.800 lavoratori attuali in ILVA; stessa cosa in tutte le altre aziende a parte Alenia.

Qual’è la particolarità del sistema industriale tarantino?

Tutte le grandi industrie adiacenti il centro abitato sono cicliche e ciò significa che quando la domanda internazionale riparte, come sta timidamente avvenendo ora, la produzione riparte ed ecco perché siamo riusciti a reinserire parte dei “somministrati” espulsi dal lavoro che, secondo un accordo del quale abbiamo preteso l’esigibilità, non potevano avere un contratto precario per più di 24 mesi di durata. La CGIL sciopera il 6 Maggio per denunciare l’assenza di politiche economiche da parte del Governo. Qui si cerca di risolvere la crisi licenziando e abbattendo ulteriormente i salari reali: ma se la domanda non riparte e viene vieppiù penalizzata perché mancano stimoli agli investimenti e trasferimenti ai cittadini in maggiore difficoltà, l’economia del paese è destinata ad avvitarsi su se stessa. Le aziende della provincia tarantina non collegate al ciclo economico – le piccole aziende basate sulla domanda locale – continuano ad essere in forte difficoltà e le proroghe di cassa integrazione in deroga sono ormai alla fine. La situazione per queste aziende è drammatica.

A che punto è la vertenza degli interinali?

Noi abbiamo regolamentato il lavoro interinale in ILVA costringendo l’azienda ad assumere a tempo indeterminato gli interinali dopo 24 mesi, appunto. Si tratta di una novità assoluta nella giungla delle tipologie di contrattazione del precariato in Italia; inoltre gli interinali possono essere utilizzati per assorbire i “picchi non di produzione”, non possono prestare la propria opera sulla linea produttiva. Senza questa precauzione si sarebbero probabilmente verificati casi di “dumping lavorativo” tra lavoratori con contratti diversi [nel senso che quelli col contratto interinale avrebbero gradualmente preso il posto di quelli con contratto ordinario, ndr].

Registro la tua presenza al forum operai-ambientalisti organizzato da Siderlandia e ti faccio una domanda provocatoria alla luce dei problemi sanitari della città sicuramente correlati alle emissioni inquinanti dell’industria pesante: ma l’acciaio è proprio necessario nella civiltà moderna?

L’acciaio è il bene attraverso il quale si misura il ciclo economico e la potenza produttiva di un paese; è un prodotto “indice” dello sviluppo economico di un paese. La Germania è la prima potenza economica europea e, non a caso, il primo produttore europeo di acciaio; con l’acciaio si fabbrica di tutto: dalle posate per mangiare agli elettrodomestici alle autovetture. Tutti gli edifici moderni (anche i più sofisticati come quelli giapponesi), hanno bisogno di tondini d’acciaio per essere costruiti, altrimenti le case sarebbero senza scheletro. Insomma, possiamo cercare di cambiare economia e modo di intendere l’esistenza. Possiamo fabbricare le cose in modo diverso: io ci sto, aspetto cambiamenti epocali purché il lavoro degli operai sia tutelato. Ma se devo tutelarlo nel contesto socio-economico attuale, allora devo farlo nella fabbrica siderurgica. Quando il ciclo economico è in fase positiva, l’Italia è importatrice netta di acciaio (cioè non basta quello che produciamo noi) anche perché l’acciaio prodotto a Taranto è tra i migliori al Mondo per qualità e purezza e viene richiesto all’estero: la Volkswagen è committente di ILVA, per citare un cliente. So bene che si potrebbe pensare a una produzione molto meno “invasiva” utilizzando molti forni elettrici; purtroppo, però, l’acciaio prodotto dal rottame non è così puro come quello ottenuto dal ciclo continuo, e Taranto è l’impianto a ciclo continuo più grande d’Europa.

Ti faccio una domanda di natura “sindacale”. Confindustria e le altre sigle sindacali dicono che la FIOM-CGIL non firma i contratti. E’ vero?

Non solo FIOM-CGIL firma, ma è in assoluto l’organizzazione sindacale che firma più contratti, anche perché molto spesso è l’unica organizzazione sindacale in alcune realtà aziendali. Per firmare, però, la FIOM verifica che siano rispettate due condizioni: gli accordi devono essere vantaggiosi per i lavoratori – fermo restando il triste momento storico del lavoro – e le piattaforme contrattuali concordate devono essere sottoposte al voto dei lavoratori, che decidono a maggioranza; il referendum è il tratto distintivo della FIOM CGIL. Il nostro statuto, tra le altre cose, prevede che gli accordi vadano siglati unitariamente; anche quando siamo convinti che l’accodo non sia vantaggioso per i nostri iscritti, noi chiariamo i termini dello stesso ai lavoratori e se questi ci danno indicazione di firmare noi firmiamo anche se non siamo convinti come quadri: se i nostri iscritti decidono a maggioranza che l’accordo va firmato noi lo facciamo. Landini firmò il penultimo contratto Piaggio proposto da datore di lavoro e altre sigle sindacali anche se non lo condivideva perché gli iscritti FIOM in Piaggio decisero così a maggioranza nelle assemblee indette per spiegare i termini del contratto stesso. Altra cosa sono gli accordi che prevedono la modifica o la cancellazione di diritti indisponibili dei cittadini lavoratori sanciti dalla costituzione: in questo caso la CGIL in genere non si avvicina neanche al tavolo della trattativa.
In piena stagione di accordi separati in Fiat, in piena stagione di crisi, in piena stagione di consenso dell’intellighentia politica ed economica su riduzione di salari e diritti, abbiamo firmato un accordo unitario ILVA di tutto rispetto. Abbiamo incassato un accordo sul premio di produzione basato sulle quantità produttive, non su indici di bilancio che qualche mago della finanza può modificare. Non ci siamo affidati ad indici di bilancio ma abbiamo deciso di stabilire un premio di produzione andando a “pesare” e “misurare” il prodotto senza affidarci all’impresa. A parità di produzione e fatto “uno” il riferimento, siamo passati da un euro all’ora ad un euro e novanta centesimi a regime sul premio di produzione. Visto poi che l’accordo è stato costruito in un periodo di crisi con operai in cassa integrazione, abbiamo concordato con l’azienda la distribuzione di una somma “una tantum” come risarcimento dovuto ai lavoratori per le produzioni (ed i profitti record) fatti registrare da ILVA nel 2007. Inoltre abbiamo ottenuto un versamento netto alla retribuzione dei cassintegrati ILVA per portare lo stipendio netto mensile a 1050 Euro. Ciò dimostra che le aziende a respiro internazionale con grosse dotazioni di capitali ed investimenti in macchinari riescono a stare sul mercato anche se il costo del lavoro è più alto.