Di chi è la Rotonda?

di Francesco Ferri

Un avviso della Direzione dei Lavori Pubblici del Comune di Taranto informa che nel programma triennale 2011-2013 sono previsti alcuni interventi da realizzarsi con il metodo della finanza di progetto, con oneri finanziari interamente ed esclusivamente ad opera del concessionario. Il terzo dei quattro punti di quest’elenco parla, in poche righe, della realizzazione del teatro di tradizione presso l’ex cinema Fusco e parcheggio e piastra commerciale rotonda lungomare. Importo previsto: 30.000.000 euro.

Il secondo intervento previsto nel terzo punto – la trasformazione della rotonda – sembra essere sicuramente l’aspetto chiave dello scarno enunciato dell’amministrazione comunale. Il riferimento alla ristrutturazione dell’ex cinema Fusco appare nell’ordine logico (ed economico) subalterno alla realizzazione del primo. Sembra difficile immaginare che senza la presenza dei termini parcheggio e piastra commerciale un imprenditore prenda in considerazione l’idea di cimentarsi nella ristrutturazione di uno stabile che dovrà ospitare un teatro, anche perché l’opera in questione (rotonda più cinema Fusco) è di gran lunga la più onerosa tra tutte quelle programmate (i punti 1, 2 e 4 dell’avviso in questione prevedono complessivamente una spesa di meno di 1/3 di quella prevista per il punto 3).

Si può tentare una rapida ricognizione dei valori in gioco. Fuori dal tecnicismo del linguaggio amministrativo, la giunta comunale offre ad investitori privati la possibilità di costruire parcheggi nel ventre della piazza del lungomare e annesse strutture di interesse commerciale  (gestione dei quali, ovviamente, sarebbe di pertinenza di colui che finanzia la realizzazione), chiedendo in cambio che venga rimesso a nuovo dell’ex cinema di via Giovinazzi.

Il progetto di ristrutturazione del Fusco sembra avere tutti i paradigmi dei numerosi (e falliti) tentativi già effettuati: interamente immerso nella logica del profitto (l’onere è  posto a carico di chi acquisisce il diritto di realizzare e gestire parcheggi ed area commerciale), nato fuori dalle dinamiche di chi vive il teatro (come operatore e come utente). Se la volontà fosse davvero quella di realizzare un teatro (vivo e dinamico, non un insieme di cemento e poltrone), l’attenzione dovrebbe essere indirizzata, magari, verso l’esperimento (riuscitissimo) del Teatro Verdi di Roma e verso sperimentazioni artistiche e di gestione ad esso collegate, piuttosto che associarne la realizzazione ad interventi con tutt’altre finalità.

In ogni caso, come sottolineato sopra, il fulcro del progetto risiede chiaramente negli interventi da effettuare presso la rotonda. Qui il discorso deve biforcarsi, provando ad affrontare separatamente i valori in gioco più importanti: il merito della scelta dall’amministrazione comunale e le modalità di tale scelta.

Secondo il progetto sopra descritto, la parte sottostante la rotonda ospiterà tre livelli adibiti a parcheggio per centinaia di automobili, in una zona adiacente al centro cittadino. Tutto ciò si realizza in una città che, nonostante i recenti ed incauti slanci del Presidente della giunta regionale Vendola, continua ad essere immersa in una mole di problemi ambientali dalla drammaticità totale. Favorire ancor di più l’utilizzo di autovetture (come se Taranto ed in suo centro non ne fossero già stracolmi) abdica nei fatti a qualsiasi discorso di mobilità diversa (ecologica e gratuita) e finisce per aumentare – manco a dirlo – l’immissione di sostanze inquinanti nell’atmosfera. Per altro le idee di un possibile rapporto radicalmente diverso tra sistema Taranto e mezzi di trasporto non mancherebbero, testimoniate per esempio dalle proposte di chi si batte per avere una pista ciclabile. Occorrerebbe, piuttosto che continuare ad alimentare il circolo vizioso parcheggi /automobili / inquinamento atmosferico, preoccuparsi di consultare chi immagina – e pratica – una mobilità differente.

L’opera prevede anche la realizzazione di una piastra commerciale sulla superficie della rotonda stessa. Anche la scelta di destinare uno spazio finora pubblico ed aperto alle logiche del commercio appare in continuità con l’immaginario di città praticata in questi anni. Sembra davvero impossibile, per chi governa e per chi ha governato Taranto, che possa esistere una socialità che faccia a meno di negozi, della logica del denaro e del profitto. C’è davvero qualcuno che ritiene che a Taranto gli spazi commerciali nei quali recarsi siano pochi e che ci sia bisogno di edificarne di nuovi? Sembra davvero difficile. Al contrario a latitare nella città Ionica sono luoghi pubblici –  all’aperto e al chiuso – nei quali ci si possa incontrare, e magari cooperare, al di fuori (e magari contro) le logiche del commercio e del profitto.

Altro aspetto fondamentale della vicenda risiede nelle valutazioni intorno al metodo utilizzato dall’amministrazione comunale per assumere una decisione di indirizzo dalla così ampia portata. E’ legittimo – dal punto di vista politico e sociale – che chi governa una città possa disporre di un’opera che appartiene all’intera comunità? Rientra tra le disponibilità di chi temporaneamente amministra un territorio la possibilità di cambiare radicalmente l’indirizzo di una struttura pubblica, senza  avviare programmi di coinvolgimento nelle decisioni di chi quella struttura – e la città nella sua interezza – la vive?

Qualche mese fa un movimento – attivo, strutturato ed efficace anche a Taranto – ha saputo tracciare, intorno al sostegno ai referendum su acqua e nucleare, una possibile idea di utilizzo diverso dei beni pubblici, da sottrarre alle dinamiche del profitto e da restituire alla gestione comune di tutti coloro che vivono un territorio. Immaginiamo che anche gli attuali amministratori cittadini siano (da buona giunta di centrosinistra) corsi a votare “si” ai quesiti referendari; ma che (sempre da buona giunta di centrosinistra) ignorino (o facciano finta di ignorare, in queste circostanze il dubbio persiste) che la portata dei quesiti referendari non riguarda solo alcune materie circoscritte, ma che invece afferma un progetto radicalmente nuovo e diverso di gestione di ogni bene pubblico esistente.

Occorre in ultimo chiarire un equivoco, che pure aleggia nei ragionamenti intorno alla questione rotonda. L’elemento lesivo dell’inopportuna – nel merito della proposta e nel metodo utilizzato –  scelta della giunta comunale non risiede nello stravolgimento dell’aspetto estetico della rotonda, ne tanto meno nella violazione del suo “profilo storico” (per altro tutt’altro che da rivendicare o difendere). Al contrario, coloro che sono lesi dal progetto in questione risultano essere tutti coloro che vivono lo spazio pubblico in questione. Occorrerebbe probabilmente ragionare in questi termini, di danno alla socialità e alla cooperazione, per provare a rendersi collettivamente conto dell’enorme potenziale lesivo collegato alla realizzazione del progetto rotonda.

6 Comments

  1. Anonymous December 23, 2011 8:01 am 

    Sono d’accordo sui contenuti del’articolo! Ma qual è la proposta alternativa? Lasciare tutto com’è, e come è probabile che avvenga (il metodo dela finanza di progetto difficilmente funziona come ci insegna la storia ormai decennale del Palazzo degli Uffici),oppure tirare fuori una proposta che riconsegni alla città uno spazio teatrale e un contenitore culturale, di cui oggi è totalmente priva?

  2. Anonymous December 23, 2011 8:05 am 

    Dimenticavo! Trenta milioni d Euro è anche il costo della ristrutturazione del Palazzo degi Uffici!

    • Anonymous December 26, 2011 1:12 pm 

      Probabilmente la questione del Palazzo degli Uffici non interessa proprio all’estensore di questo articolo, atteso il suo “profilo storico (per altro tutt’altro che da rivendicare o difendere)”.
      Per quanto attiene la diversa mobilità concordo in linea di principio, sebbene in termini fattuali mi ponga ugualmente il problema dei parcheggi in una città che conosce zone franche e zone in cui le auto si affastellano in un traffico di brutalità rara. Nutro diversi dubbi circa la realizzazione di questi parcheggi nella pancia della balena, ma mi preoccupa ancora di più la “piastra commerciale”: come giustamente scrive l’estensore di questo articolo, a che diavolo servono ulteriori esercizi commerciali in questa città? Anche in considerazione del “profilo storico” della Rotonda, a Ferri così antipatico da lasciarsi sfuggire l’esistenza di radici ben più profonde dei primi Anni del Novecento. Sono i luoghi di socialità a mancare, gli spazi pubblici, verdi o meno che siano. Taras aveva un’agorà ove oggi si trova via Garibaldi, perchè non recuperare quel concetto così nobile? Ci vuol poco ad apporre cartelli di dubbio gusto, come quello situato dietro la statua di Lisea alla Scesa Vasto, in cui si rivendica la nobiltà della Taranto partena, peraltro con toni inappropriati, testimonio di una conoscenza della storia patria che definire scarsa e faziosa sarebbe improprio e generoso. Ci vuole ben altro per restituire a Taras la sua bellezza. Lo spazio pubblico, sociale, condiviso è uno dei concetti più alti della Magna Graecia: la politica si spenda su questo, anziché su improbabili inutili deturpanti e avvilenti “piastre commerciali”.

  3. Anonymous December 29, 2011 6:18 pm 

    Ero interessato all’argomento Rotonda e ho trovato questo sito. Prima di leggere l’articolo ho fatto un giro tra i profili dei redattori: giovani, istruiti, pieni di buone idee e iniziative. Complimenti! Ho pensato. Poi ho letto l’articolo di Francesco Ferri e onestamente non ho capito cosa voleva dire o cosa aveva intenzione di comunicare.
    In merito alla questione parcheggio sotto (e ripeto: sotto) la Rotonda per esprime quello che penso vi rimando a un intervento che ho fatto su un altro forum ( nickname A.S.) http://www.beppegrillo.it/listeciviche/liste/taranto/2011/12/vogliono-rovinare-la-rotonda-del-lungomare-di-taranto.html e la prossima volta, oltre ai numeri di un progetto, guardate anche qualche figura e leggete i contenuti giusto per avere un visione più corretta dello “stravolgimento estetico”.
    Ma quello che mi sconcerta è il riferimento alle “logiche del profitto”. Ma cosa intendi dire? Che uno quando fa una cosa non può pensare a un guadagno? Non si lavora forse per uno stipendio? Non si fa il commerciante (di prodotti “equi e solidali” magari) per avere indietro i soldi? I nostri genitori non sono commercianti o operai e se non proprio professionisti o imprenditori? E mi pare che uno dei coordinatori lavora in Banca, il regno della logica del profitto fine a sé stesso. Però si fa i maestri e si scrivono articoli…
    Questo. E poi, onestamente, non ho capito dove sta il “danno alla socialità e alla cooperazione”, dove sono gli elementi lesivi. Dobbiamo fare il referendum ogni volta che si vuole fare qualcosa? E quale sarebbe il risultato del referendum in una città che ha eletto in passato, come sindaco, dei banditi? Ma poi cosa viene tolto alla comunità? Il Ferri che parla di “vivere lo spazio pubblico in questione” mi deve spiegare lui cosa va a fare di solito (ammesso che lui lo vive veramente questo luogo) alla Rotonda: una passeggiata, va a guardarsi quanto è bello il palazzo della prefettura o magari va a scrivere sui muri? E cosa cambierebbe con il parcheggio sotto? Che sul lungomare magari c’è un via-vai maggiore di gente a piedi che esce dal parcheggio dopo aver lasciato la macchina? (l’ingresso e l’uscita carrabile, ricordo, non sono sul lungomare). E penso che questo via-vai non sarebbe un male per i cittadini, perché soprattutto al tramonto il lungomare è uno dei posti più belli di Taranto!
    Poi ,infine, mi piacerebbe sapere da Ferri, lui, dove pratica la socialità, solo nei circoli letterari o anche lui è entrato qualche volta in una attività commerciale e avrà incontrato magari anche un vecchio compagno di scuola? Guarda che se dobbiamo fare gli snob io sono un maestro! Io nei centri commerciali VERAMENTE non metto piede e neanche nei bar frequentati dalla “Taranto da bere”. Comunque se vuoi potresti aprire anche un Circolo nella Piastra commerciale che quei 2/3 che ho frequentato, non so perché, sono stati chiusi.
    senza rancore.
    A.S.

    • Anonymous January 1, 2012 7:44 pm 

      Innanzi tutto grazie per le risposte. La massima aspirazione dell’articolo era proprio questa: sollecitare interventi e riflessioni da parte di chiunque si sente toccato dalla querelle Rotonda. Provando a non ripetere inutilmente i temi già trattati nell’articolo preciso che, come correttamente sottolineato nell’ultimo intervento, è assolutamente vero che tutte le nostre vite sono sicuramente sottomesse alle logiche del profitto. Il punto è proprio questo: è tollerabile che si contribuisca ancor di più a perseguire questa logica, senza preoccuparsi di coinvolgere i cittadini che usufruiscono dell’opera? Per il resto delle questioni affrontante rimando a quando ho provato a sottolineare nell’articolo stesso. Un’amministrazione comunale, che ha gioco forza una durata infinitesimale rispetto la storia di una città e di una comunità dovrebbe, nel prevedere interventi di cosi impatto sociale, consultare preventivamente i cittadini e le cittadine.
      Grazie ancora per gli interventi e le risposte.

      Francesco Ferri

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