Un liberista part-time. Pelillo e il San Raffaele

di Salvatore Romeo(’84)

Abbiamo visto tutti la puntata di Report sul San Raffaele, andata in onda domenica 11 dicembre. Fra le altre cose si è parlato anche dell’operazione che il gruppo ha tentato di compiere a Taranto, con l’assunzione della gestione di un nuovissimo ospedale interamente finanziato da denaro pubblico; per la fondazione di don Verzè avrebbe rappresentato un gran bell’affare: a fronte di zero spese il San Raffaele avrebbe avuto diritto a incassare integralmente gli utili dei primi tre esercizi. Chissà se questi risultati avrebbero permesso all’indebitatissima Fondazione milanese di prendere una boccata di ossigeno o se non sarebbero stati a loro volta sperperati in nuovi folli “investimenti”. Ma non è di ipotesi astratte che in questa sede vogliamo discutere, bensì di una concretissima assenza. Eh già, perché in quella stessa puntata abbiamo ascoltato le vive voci del Presidente della Regione, del Sindaco di Taranto, del Presidente dell’Ordine dei Medici dello stesso capoluogo jonico e, infine, del responsabile provinciale della CGIL Medici. Insomma, tutti gli attori di questa incredibile tragicommedia… Tutti? Diciamo quasi tutti. Mancava infatti qualcuno che in questa vicenda ha giocato un ruolo certamente non secondario.

“L’uomo giusto al posto giusto”. Michele PELILLO ha reso il progetto San Raffaele del Mediterraneo una realtà! L’assessore regionale al Bilancio Michele Pelillo ha contribuito alla realizzazione di quel giuramento che Don Verzè fece in punto di morte al lungimirante Arcivescovo tarantino Monsignor Guglielmo Motolese, ovvero, rendere Taranto il centro della medicina e della ricerca dell’intero Mediterraneo.

Questa la dichiarazione che l’1 dicembre 2011 compare sul sito personale dell’avvocato Michele Pelillo, Assessore al bilancio e programmazione della Regione Puglia.  A quella data la situazione finanziaria della fondazione San Raffaele era già emersa in tutta la sua drammaticità. Report tuttavia non ha ritenuto interessante la testimonianza dell’assessore Pelillo. Piuttosto ha preferito che tutte le responsabilità dell’operazione ricadessero sul governatore Vendola. Preferenza sacrosanta, in quanto il presidente, in generale, è il referente ultimo di tutte le decisioni che la giunta regionale assume; ma soprattutto perché, nel caso specifico, Nichi Vendola ha in ogni occasione pubblica sostenuto e giustificato l’affidamento del nuovo ospedale al San Raffaele. Tanto da essere costretto a continue e sempre più ardite invenzioni retoriche per far rientrare  una decisione quanto mai discutibile nei parametri del buon senso (ma non certo in quelli della disciplina della concorrenza, alla cui luce quel progetto è sempre apparso una mostruosità insanabile). Le responsabilità politiche di Vendola nell’affaire San Raffaele sono dunque gravissime.

Ma andiamo a vedere le responsabilità propriamente amministrative. Il Presidente non si circonda di assessori semplicemente per rendere meno pesante la “solitudine del potere” – condizione che il povero Nichi patisce come una condanna metafisica –, ma per espletare precise funzioni. La funzione dell’Assessore al bilancio dovrebbe essere, fra le altre cose, controllare che il destinatario di una concessione pubblica (strutture materiali e denaro, perché non dobbiamo dimenticare che per il nuovo ospedale la regione ha già stanziato 60 milioni di Euro e prevede di erogarne altrettanti) abbia i “conti in regola”, come si suol dire. Perché se si va ad affidare un servizio così delicato come la sanità a qualcuno che di lì a poco dichiarerà bancarotta i rischio è che, da un giorno all’altro, migliaia di cittadini restino senza cure per un tempo indefinito. D’altra parte, il servizio di Report ci ha mostrato chiaramente che i bilanci del San Raffaele erano quanto mai espliciti: i risultati negativi che hanno portato al dissesto cui stiamo assistendo in questi giorni si protraevano già da diversi anni. Soltanto la scarsa trasparenza nell’accesso a quegli atti – e la sostanziale connivenza di alcuni creditori – ha permesso alla fondazione di Don Verzè di perseverare ancora per molto tempo nei suoi dissennati affari. Ma, di grazia, se un giornalista riesce a ottenere finalmente quei documenti dopo un po’ di pressione sulla Prefettura di Milano – l’ente che per legge li detiene – è mai possibile che l’Assessore al bilancio di una Regione che sta per concludere un’importante transazione con quella stessa società non ci riesca? Probabilmente ci sarebbe riuscito… se lo avesse fatto. La domanda da porsi allora è un’altra: l’assessore Pelillo quegli atti li ha mai chiesti? “E perché mai avrebbe dovuto?!”, avrebbe risposto il tipico “uomo della strada” fino a qualche mese fa, convinto come quasi tutti dell’illimitata potenza finanziaria del gruppo di Don Verzè. Ma un Assessore al bilancio una sciattezza del genere non può permettersela. Un Assessore al bilancio deve vigilare a che la spesa pubblica vada nelle giuste mani; nelle mani di chi presenti garanzie sufficienti sotto tutti i punti di vista, non solo sul piano dell’eccellenza scientifica e operativa. Altrimenti va a finire come spesso è successo nel nostro paese: che l’autorità pubblica, dopo aver sussidiato l’impresa privata, sia poi stata costretta a sborsare nuovo denaro per rimediare ai danni compiuti da quest’ultima. Insomma, la famosa formula “privatizzazione dei profitti e socializzazione delle perdite”. Un’eventualità che di questi tempi suonerebbe quanto mai stonata rispetto alla politica di “rigore” propagandata dal prof. Monti. E dire che Michele Pelillo è membro fedele della corrente dell’on. Enrico Letta, strenuo sostenitore di quella stessa politica. Verrebbe da dire… liberista sì, ma part time.