L’insostenibile impossibilità di viaggiare

di Salvatore Romeo (’85)

Perché ti meravigli tanto se viaggiando ti sei annoiato? Portandoti dietro te stesso hai finito col viaggiare proprio con quell’individuo dal quale volevi fuggire.” Socrate

Tutto quello che siamo lo portiamo con noi nel viaggio. Portiamo con noi la casa della nostra anima, come fa una tartaruga con la sua corazza. In verità, il viaggio attraverso i paesi del mondo è per l’uomo un viaggio simbolico. Ovunque vada è la propria anima che sta cercando. Per questo l’uomo deve poter viaggiare.” Andrej Arsen’evič Tarkovskij

Il viaggio è una delle ineluttabili e più dirette conseguenze della globalizzazione. Nei decenni passati non era difficile imbattersi in famiglie che per intere generazioni hanno abitato e vissuto in un’unica città, se non perfino nello stesso quartiere. Oggi la situazione è radicalmente mutata. I motivi che “spingono” le persone a viaggiare sono molteplici: nella maggior parte dei casi chi viaggia lo fa perché costretto a migliorare una situazione economica difficile. E’ stato il leitmotiv dei due precedenti secoli, segnati da una coatta emigrazione dalle campagne verso le nazioni più ricche ed industrializzate, prima, e da una meno “drammatica” e sempre più “globale” emigrazione dalle aree più povere alle aree più ricche delle stesse nazioni. Dunque, nell’attuale contesto sociale, il viaggio è sempre più una “conseguenza” e sempre meno un “fine”.
Il viaggio si sa, specialmente se permanente o duraturo, comporta sacrifici e dure scelte: si pensi alle famiglie che si dividono, perdendo del tutto la giusta quotidianità, a causa della partenza dei uno dei due coniugi alla ricerca spasmodica di un impiego, anche temporaneo. Ma la ripercussione degli aspetti negativi del viaggio, non ricade esclusivamente sul partente o sulla sua famiglia. La costante migrazione di giovani dalla loro terre natie, alla ricerca di lavoro, esperienze più formative o di una migliore istruzione, priva quei territori della loro componente più vitale e, vero grande problema delle città meridionali, più “consumista”. Si provi a pensare quanto una città povera economicamente e di iniziative, come Taranto, possa guadagnare se fossero spese nei propri negozi le migliaia di euro spedite mensilmente a rimpinguare i portafogli dei giovani e giustificati esuli.
Il viaggio in questi decenni è diventato sempre meno scelta e sempre più necessità. Secondo un rapporto delle Svimez, dal 1997 al 2008 sono partiti dal sud Italia in direzione nord (Italia ed Europa) circa 700 mila persone, di cui la stragrande maggioranza giovani di età compresa tra i 18 ed i 24 anni. Attestandosi a questi numeri, in perpetua crescita, si può ipotizzare quale sia il volume degli spostamenti “stagionali” (principalmente i periodi estivi e di festività natalizie e pasquali) che interessa i territori del sud Italia e dunque quale debba essere l’impegno statale, in funzione di una il più possibile congrua soluzione ad esso. Bene: tutto falso. E’ come un’equazione sbagliata: più aumenta la richiesta di mezzi atti allo spostamento, meno soluzioni vengono offerte!
Si elencano qui 2 esempi differenti ma uniti dallo stesso intento: ridurre costi e servizi (aumentando i prezzi), a scapito dei cittadini.

Ferrovie dello stato s.p.a.
Già da tempo, a seguito di un “buco mostruoso” al bilancio societario, la ferrovie dello stato S.p.a. (da ora ferrovie) ha propeso per una campagna di riduzione di costi “urbi et orbi”. In primis si è deciso di abbattere l’indebitamento netto che nel 2006 si attestava a 2,7 miliardi di euro. Il risultato dell’anno successivo (debito netto sceso a 418 milioni di euro) ha fatto gridare al successo agli alti dirigenti del gruppo: non è stato spiegato spiegato, però, che la gran parte del miglioramento è dovuto essenzialmente all’aumento dei contributi e sussidi statali. Nel arco dell’ultimo decennio F.S. ha ricevuto contributi, sussidi o aumenti di capitale per oltre 56 miliardi di Euro; i bilanci dell’azienda sono dunque estremamente dipendenti dagli “aiuti” concessi dallo Stato. Per quanto riguarda i “tagli” alle strutture, i vertici dell’azienda hanno optato per un taglio netto di tutte quelle attività a basso valore aggiunto o che provocavano perdite: per questo motivo, è stato deciso di diminuire le tratte che connettono il sud alle grandi città del nord [vedi qui le conseguenze che ne deriveranno per Taranto](oltre che non rinnovare il parco mezzi destinato al trasporto dei pendolari). Ovvio immaginarsi, anche considerando l’attuale scenario automobilistico con i prezzi della benzina arrivati a scalfire quota 1,8 euro, cosa ciò ha potuto comportare per la necessità di movimentazione della popolazione meridionale.
Quasi tragicomici altri due recenti avvenimenti. Come si è appreso da un quotidiano nazionale, le sere del 22 e 23 Dicembre appena trascorse, a causa dell’eccessiva richiesta per l’Eurostar “751” Bologna-Lecce, decine di passeggeri rimasti senza biglietto a causa dell’esaurimento dei posti a sedere sono stati autorizzati a salire a bordo del treno pagando una multa pari al 100% del prezzo del biglietto. Dunque 100 euro per fare un viaggio di circa 11 ore in piedi! Ciò che fa riflettere è che questo tipo di comportamento è attuato da una società compartecipata dallo Stato, dunque da tutti i cittadini.
Un altro episodio degno di nota, risale a poche settimane fa , quando sui treni “Frecciarossa” è stata sostituita la classica suddivisione dei biglietti in 2 classi di tariffa (prima e seconda tariffa) per una nuova e più discriminante: 4 tariffe Standard, Premium, Business ed Executive. Tralasciando l’utilità di certi servizi offerti (come il televisore 32” in dotazione a chiunque voglia fare una riunione in una stanzetta 3m x 1m), ciò che lascia perplessi è la novità introdotta nelle carrozze riservate ai possessori del biglietto standard: il passeggero che avrà deciso di scegliere la tariffa standard, ovvero la più economica prevista da Trenitalia per i convogli ultraveloci, durante tutto il viaggio potrà spostarsi solo nelle altre tre carrozze di pari livello. Le porte degli altri settori sono bloccate, e non è possibile neanche accedere alla carrozza ristorante, riservata a chi ha pagato di più. Mi raccomando, non chiamatela discriminazione!

Ryanair s.p.a.
La situazione è qui differente rispetto al primo caso in quanto si tratta di una società interamente privata, dunque, per definizione, volta alla ricerca e al perseguimento del profitto anche a scapito dei consumatori. Dunque qualcuno potrebbe obiettare con l’inserimento di questa compagnia nell’analisi in questione. Vorrei ricordare, però, che Ryanair riceve dalla sola Regione Puglia circa 12 milioni di euro come “ringraziamento” per aver inserito gli aeroporti di Bari e Brindisi nelle proprie tratte; soldi a cui, come pugliesi, abbiamo contribuito tutti noi. Ryanair, oltre ad aver minacciato di abbandonare la regione Puglia se questo emolumento venisse meno, ha lanciato una nuova carta di credito prepagata – Raynair Cash Passport – utile ad acquistare i biglietti sul sito della compagnia aerea irlandese senza pagare la commissione amministrativa pari a 6 euro, di fatto penalizzando i pagamenti effettuati con le altre carte di credito. Gli svantaggi di questa carta consistono, oltre che nel costo di emissione di 10 euro, in una serie di costi aggiuntivi molto “particolari”: la carta comporta una commissione mensile di 3 euro se non è utilizzata per un semestre. Un’ ulteriore spesa (7 euro) è necessaria nel caso in cui una richiesta di rimborso di denaro partisse prima della scadenza della carta o 12 mesi dopo la stessa. Inoltre il vero disservizio imputabile alla carta è l’importo minimo di carica o ricarica della carta: ben 175 euro! Davvero troppo per la normale utenza della compagnia (ragazzi o giovani coppie).