Brindisi: la rabbia dei giovani, la democrazia e Don Ciotti

di Roberto Polidori

Poco importa se Melissa sia morta per mano della Sacra Corona Unita, di un mitomane o di un atto terroristico: conta solo che alcune vite sono state spezzate, altre esistenze saranno fisicamente e psicologicamente violentate fino al loro termine. La piazza del 19 Maggio ci ha consegnato un altro importante elemento su cui riflettere:  la reazione della gente, poco incline ormai ad ingoiare le banalità di chi dovrebbe rappresentarla per garantire quel livello di “protezione” e speranza a chi costituirà – se non emigrerà – l’ossatura della nostra società.  Si può disquisire se le contestazioni di alcuni ragazzi siano state opportune oppure no, ma sono state  spontanee e – indipendentemente dalla natura del tragico evento – sono state indicative del fuoco che cova sotto la cenere. Conta, quindi, il significato con cui la piazza brindisina ha voluto contrassegnare il triste evento, addossando precise responsabilità alle personalità presenti in base al ruolo istituzionale ricoperto.

Alle 17:30 di Sabato capisco immediatamente, appena entrato in Piazza della Vittoria a Brindisi, che non assisterò ad un “normale” evento per manifestare cordoglio alle vittime di un attentato particolarmente vile;  naturalmente neanche la mattinata è stata normale,  ma ciò che sta per accadere si sente nell’aria e soprattutto, si percepisce dai volti dei ragazzi accorsi in massa e desiderosi di confrontarsi “de visu” con le inafferrabili istituzioni che, oggi, non possono proprio esimersi dal presentarsi di fronte al proprio “futuro”. Non tutto ciò che sta per accadere sarà poi riportato dagli organi di informazione: soprattutto non verrà colto il nesso logico tra contestazioni o applausi  dopo ogni intervento dei relatori sul palco. Anche la cronologia degli interventi ha un valore fondamentale. Le autorità ci sono tutte; ci sono i miei amici di Brindisi: quelli che ho incontrato tante volte nella sede Fisac ad una angolo di distanza dalla scuola della tragedia. Incontro tanta gente di Taranto, tanti conoscenti e l’amico Giancarlo di Brindisi, la persona che mi ha ospitato a casa sua più di una volta: guarda il palco e forse pensa alla sua famiglia (“sai Robbé, mio figlio è passato in moto di fronte alla scuola dell’attentato 5 minuti dopo l’esplosione….è la strada che fa  ogni mattina per andare alla sua scuola; mi ha chiamato terrorizzato”). Decido di  posizionarmi dietro gli studenti di Link Taranto, il sindacato studentesco che è di casa a Siderlandia, ma ovunque decidessi di posizionarmi (tranne che nei pressi del palco) sarei circondato da ragazzi di scuola superiore e dai loro genitori. La piazza non riesce a contenere la gente ed i negozianti hanno lasciato le serrande abbassate a metà in segno di partecipazione e lutto. La previsione che si tratterà di un pomeriggio lungo e caldo diventa fatto quando, alla destra del palco, un gruppo di giovani contesta le istituzioni comunali in blocco (Consales è sindaco da pochi giorni) ancora prima di iniziare: “fuori dal palco”, urlano in coro.

I giovani non sono certo in vena di ascoltare i particolari tecnici (ed intimi) sui danni fisici subiti dalla povera ragazza deceduta: parte la contestazione al Vescovo necrofilo, ed è quasi un atto dovuto.

Tutt’altra accoglienza è riservata all’emozionata rappresentante degli studenti, soprattutto quando afferma che è “assurdo avere paura quando si va a scuola” perché “facendoci portavoce di un valore di legalità vero, non retorico, possiamo cambiare Brindisi”; lei è molto applaudita quando dichiara che “loro pensano di utilizzare la paura come forma di controllo, ma noi non vogliamo essere controllati e, se la scuola è ridotta così oggi, faremo di tutto affinché ritorni luogo di libertà”. Non c’è crescita economica se non c’è libertà e coesione sociale; le scuole non sono “luoghi di terrore “. La piazza applaude convita. Come non concordare? Per distruggere una società basta instillare nella gente un po’ di sana paura: un attentato, la preoccupazione di non arrivare alla fine del mese, il tentativo di dividere la gente, di spaccare una collettività in classi sociali e di rendere le persone isole infelici. Sarà poi più semplice costringere le persone ad ingraziarsi le benemerenze del padrone di turno pur di campare. Sono tutte armi di “controllo di massa” già sperimentate in ogni ambito; e la scuola e l’università pubblica fanno paura a chi vuole controllare, proprio perché è in questi luoghi che i ragazzi imparano a stare insieme, pensare insieme e farsi collettività. E la coesione sociale fa paura a chi vuole fare paura. Ma come non essere d’accordo con questa ragazza?

Ecco perché i ragazzi che hanno voglia di contestare, magari anche inopportunamente, si scatenano quando prende la parola il Ministro dell’Istruzione Profumo.

Nel video si sente distintamente la parola “mafiosi”: Profumo è il Ministro che non ha cambiato nulla della riforma Gelmini, che ha aumentato le rette universitarie nelle università pubbliche, che ha ridotto l’entità del Fondo Scolastico, che ha intenzione di abolire il valore legale della laurea: ciò significa che sarà praticamente matematico assumere persone laureate in università private (carissime) uccidendo in tal modo l’istruzione universitaria pubblica. E’ il ministro che sta introducendo il “credito d’onore” per frequentare le università, ossi i prestiti bancari per seguire i corsi universitari, da restituire a rate quando il giovane laureato lavorerà (se lavorerà). Pazienza se i rampolli di gente ricca possono frequentare le università private con comodo. A questo punto verrebbe da chiedersi cos’è la mafia…..

Il richiamo di Consales a non speculare sui morti è la forma di difesa sempreverde quando le istituzioni sono  nude di fronte ai contestatori…..non so perché ma in quel momento mi viene in mente il racconto teatrale di Marco Paolini a Vacis, sopra la diga del Vajont (la diga della tragedia del 1963). Per chi non sapesse, nel 1963 un intero lago artificiale è esondato sopra una diga altissima a causa della frana di un intero monte (il Tok) nel lago stesso: morirono 2000 persone perché il paese a valle, Longarone, fu spazzato via dall’onda scesa a valle. Si trattò di un disastro annunciato perché anche i tecnici e i geologi della SADE (oggi Enel) sapevano che il monte era friabile, ma l’opera doveva essere fatta per arricchire qualcuno. Quando Tina Merlin, la giornalista che contestò l’opera prima della sciagura, accusò carte alla mano i dirigenti dell’Enel, fu tacciata di essere uno sciacallo che speculava sulla morte della gente. Naturalmente nessun dirigente Enel è stato mai condannato, ma  l’ingegnere del progetto si tolse la vita per il rimorso.

Ma torniamo alla piazza del 19. Alla luce di quanto accaduto prima, ciò che sta per accadere ha molta importanza. Probabilmente la scaletta non prevede altri interventi, ma sul palco c’è Don Ciotti, il fondatore di Libera, a Brindisi con la carovana itinerante contro le mafie. Sempre dalla destra del palco si solleva un coro, “Don Ciotti, Don Ciotti”, che si estende presto a tutta la piazza. Don Ciotti parla:  ”prima di tutto non sappiamo a chi imputare questo ignobile delitto” ma, in ogni caso, “lo Stato non deve prendere in giro questi ragazzi”, e deve programmare e costruire per dare loro ”speranza, che è fatta di opportunità, democrazia e lavoro e quindi istruzione”. E, se proprio vogliamo parlare di mafia, “la mafia va combattuta prima di tutto a Roma”  perché di “legalità ne parlano soprattutto quelli che la calpestano ogni giorno”….è il momento più vero e commovente di tutto il pomeriggio, con Consales e Profumo che vorrebbero sprofondare e la piazza che viene giù per gli applausi mentre Don Ciotti, nell’invitare a pregare per le vittime, ricorda che, oggi, proprio con il Ministro Profumo, ha sfogliato un quaderno trovato sul luogo dell’esplosione dove si parla di democrazia, uguaglianza e diritti.  Uno Stato vero è fatto di democrazia, che si regge su “giustizia e dignità umana. Ma la democrazia non starà mai in piedi  senza una terza gamba, la re-spon-sa-bi-li-tà”.  Ci sono molti modi per morire: uno di questi, forse, è condannare i nostri figli al nichilismo sociale ed economico.

Ma cos’è la mafia?

Solo sul web ho trovato  questo video relativo al suo breve intervento, il cui senso ha valore solo se interpretato alla luce di ciò che è accaduto prima. Non lo trovo su Corriere.it, non c’è su ilfattoquotidiano.it, non c’è su Repubblica.it  che ha pubblicato ben 37 video sui fatti di Brindisi.

2 Comments

  1. Anonymous May 26, 2012 8:29 am 

    “I nostri ragazzi hanno bisogno di trovare adulti veri, coerenti, credibili, non certo perfetti ma adulti che sappiano un po’ di passione ed autenticità. Sono meravigliosi questi ragazzi, non prendiamoli in giro”. Don Luigi Ciotti

    Quegli adulti “senza qualità” di cui parlava Don Ciotti, erano sul palco intorno a lui e cinicamente hanno applaudito ascoltando le sue parole.

  2. Anonymous May 27, 2012 7:34 pm 

    Perché Don Ciotti legittima con la sua presenza e vicinanza quegli adulti “senza qualità”?

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