Don’t eat the brown choccolate

di Cosimo Spada

Martedì sera me ne stavo tranquillamente a casa a dare il meglio di me nel non fare nulla e, mentre ero nel pieno della mia inattività su Faccialibro, mi arriva una notifica; accorro di gran lena a vedere chi ha commentatolinkatomessomipiace, sperando in cuor mio sia qualche zozza – anche se so che tra i miei contatti non c’è nessuna zozza ma solo ragazze devote: devote a cosa non so, ma di sicuro non a me. A sgomberare il campo da tante mie elucubrazioni da sfigato ci pensa l’onnipresente e onnipotente Salvatore Romeo che, benevolo, tutto vede e tutto sa; per esempio sapeva che sotto il mio articolo della settimana scorsa sui Fleet Foxes c’era il seguente commento: “ vai a figa al posto di sparare minchiate sulla musica!!!”.

Segue poi una simpatica conversazione tra me e il commentatore, che si firma Giacomo (ma è poi Giacomo il suo vero nome? E se fosse invece  Elisa, avvenente e spregiudicata studentessa di psicologia dell’università La Sapienza, annoiata dalla solita rutine, che trova sfogo nel commentare gli articoli di webmagazine? E se il suo vero nome fosse Alessio, anonimo e oscuro ragioniere della provincia di Lecco che dopo una giornata tra partite doppie e costibenefici libera la propria voglia di libertà commentando articoli sul suddetto webmagazine? Boh, ma io mi auguro che sia Elisa avvenente e spregiudicata).

Qualunque sia il suo nome voglio far sapere a Giacomo che gli voglio bene: le tue critiche non mi hanno ferito, anzi, finalmente ne sono arrivate! Io appartengo a quella schiera ristretta di persone che si divertono a leggere o a sentirsi dire commenti negativi; ma non quelli costruttivi che ti aiutano a migliorare: no, proprio quelli gratuiti che vogliono solo ferirti. Sono fatto così: mi divertono più quelli che le battute di Checco Zalone, anche se non ci vuole molto.

Comunque, per onorare gli sforzi di Giacomo, in questa rubrica vorrei parlarvi oggi di dischi di merda: non semplicemente quelli che non ci piacciono, ma proprio di quelli indegni di essere pubblicati.

Ce ne sono migliaia e descrivere le loro caratteristiche non è semplice, ma ci proviamo. Un vero disco di merda si connota sopratutto per la sua inutilità; inutilità rispetto al panorama della musica che fino a quel momento si è ascoltato di quel determinato genere. È essenzialmente un disco che non aggiunge nulla a ciò che hai già sentito, anzi, risulta superfluo o addirittura una copia mal riuscita.

Dovendo fare un esempio io ho scelto AcidoAcida dei Prozac+, disco e grande successo del 1998. Io me lo comprai pure quel disco, e lo sentii per parecchio; poi però qualcosa non incominciò ad andare in quel disco, e lo abbandonai, e l’ho riascoltato solo adesso dopo quattordici anni. È un album che ha come tema principale storie di droga e disperazione quotidiana, anche se i testi  copiano e male da quelli di Lou Reed, e musicalmente non vanno oltre i soliti accordi suonati alla stessa maniera per tutto il disco. Qualcuno che vuole fare il saputello con me mi dirà che questo è il punk. Ma, cari miei, ascoltatevi album come Pink Flag dei Wire, oppure Tell us the Trufh degli Sham 69, o senza andare tanto lontano, Nevermind the Bolloks dei Sex Pistols: anche questi sono album molto semplici nella loro scrittura, ma senti subito la potenza di quella semplicità, c’è poco da fare.

AcidoAcida invece era un album inscatolato e messo sugli scaffali, privo di qualsiasi slancio; eppure quando lo comprai mi era piaciuto, lo avevo trovato veloce ed abrasivo, ma ascolto dopo ascolto, questi meriti che gli avevo attribuito andarono a farsi benedire. Il cantato per esempio non trasmetteva proprio nulla, così limpido quanto privo di qualsiasi espressività.

Come ho scritto sopra insomma un album che dopo il grande successo del singolo Acida finì presto nel dimenticatio.

Oggi il chitarrista della band GianMaria Accusani ed Eva Poles, voce, hanno messo su un nuovo progetto, i Sick Tamburo, che al punk degli esordi affianca l’elettronica: davvero riuscito, dagli tempo a certi musicisti e ti sfornano qualcosa di davvero buono.

Ora nel salutarvi spero che tra voi ci sia una psicologa  avvenente e spregiudicata che mi spieghi perché mi divertono tanto i commenti negativi.

Mentre scrivevo questo pezzo ascoltavo:

A pagare e a morire, Offlaga Disco Pax, dall’album Gioco di società, 2012

Blindsided, Bon Iver, dall’album For Emma For Ever Ego, 2009

Talking Heads, dall’album Talking Heads, 1977