Assessore Ciocia, conosce le Biblioteca “Acclavio”?

di Mara Pavone

Il nostro articolo di denuncia sulla condizione il ruolo nella città della Biblioteca “Acclavio”, pubblicato nello scorso numero di Siderlandia.it, ha ricevuto risposta sulle pagine della Gazzetta del Mezzogiorno del 7 marzo con una intervista all’Assessore all’Università e ai Beni Culturali del Comune di Taranto, Avv. Paolo Ciocia. Ringraziandolo in primis per l’attenzione concessaci, vorremo però replicare ad alcune sue affermazioni, che ci lasciano alquanto perplessi. Le sedi universitarie, per l’Assessore, “devono essere il punto di riferimento degli studenti tarantini. Qui si può studiare, ci si può incontrare e fare ricerche perché ci sono tutti i testi che occorrono”; anche perché – continua – “gli spazi per gli studenti universitari si trovano all’interno delle sedi universitarie. Tra l’altro si tratta di luoghi di un certo prestigio e di una certa importanza non solo storica ma anche artistica e culturale” – naturalmente riferendosi all’Ex Convento San Francesco, sede dei corsi di laurea di Giurisprudenza, Lettere e Filosofia e Scienze della Formazione in Città vecchia.

Ci sentiamo di dire che sul fatto che le sedi universitarie debbano essere il punto di riferimento degli studenti, non c’è alcun ombra di dubbio. Non era nostra intenzione affermare il contrario, considerando soprattutto il fatto che abbiamo sempre affermato che l’Università non deve essere vista come un mero “esamificio”, ma come un luogo di aggregazione da vivere a pieno, sia per la propria formazione, che per lo sviluppo di una cultura universitaria a Taranto – anche perché in molti si trattengono per l’intera giornata nelle sedi universitarie per studiare in gruppo oppure, più semplicemente, per evadere dalla realtà di casa. Però, riguardo gli spazi e i servizi che vengono offerti agli studenti universitari all’interno delle Facoltà tarantine, va sottolineato che la situazione non è proprio così “rosea” come la descrive l’Assessore.

Partiamo dalla storica sede dell’Ex Convento San Franceco, definita come un luogo di prestigio da tutti, ma che di prestigioso per ora ha solo le mura e l’ambiente che ospita gli studenti. Da mesi infatti denunciamo la mancanza di servizi basilari come la rete wifi o un laboratorio di informatica, dove poter far ricerche on-line, visto che i testi presenti all’interno della Biblioteca della II Facoltà di Giurisprudenza (già poco fornita) non sono proprio i più aggiornati. In più, nonostante la grande mole dell’edificio, sono scarsi gli spazi studio per gli studenti, come quasi assenti sono gli studi di ricevimento dei docenti, oltre ad esserci ultimamente problemi all’impianto di riscaldamento, che lasciano letteralmente al freddo gli utenti della struttura. Inoltre sono completamente assenti i testi per gli studenti di Scienze della Formazione e Lettere e Filosofia, che non hanno nemmeno i laboratori di Comunicazione e Archeologia.

Sicuramente c’è una situazione migliore nella sede della II Facoltà di Economia, dotata di una sala computer e due laboratori con connessione ad internet, aula studio e biblioteca. I queste ultime due però, nei periodi di maggior affluenza, si fatica a trovare un posto libero per studiare. Rimane comunque il fatto che la biblioteca nel 90% dei casi non ha testi utili alla preparazione delle tesi di laurea: molti di quelli presenti sono datati e, a volte, non vi sono neanche i testi consigliati dai docenti per la preparazione degli esami. La situazione invece è completamente negativa per la sede di Via Grazia Deledda dove sono rimasti “abbandonati” gli studenti dei Corsi di Laurea di Professioni Sanitarie.

Le sedi che offrono più servizi sono quelle della II Facoltà di Ingegneria e della II Facoltà di Scienze MM.FF.NN, dotate di sale studio, biblioteche, laboratori e di una rete wifi – che sono sicuramente migliorabili (come i laboratori di Scienze Ambientali, oppure la non efficienza dei testi per gli studenti di Informatica e Comunicazione Digitale); tuttavia, rimangono delle cattedrali nel deserto, difficili da raggiungere con i mezzi pubblici, ed è normale che gli studenti, scoraggiati dal fatto di dover attendere almeno mezz’ora l’autobus e impiegare più di 45 minuti per raggiungere le Facoltà, decidano di recarsi a studiare alla Biblioteca “Acclavio”.

Descritta quindi la reale ed oggettiva situazione in cui versano le sedi dei Corsi di Laurea e Facoltà di Taranto, rispondiamo a quanto detto ulteriormente dall’Assessore Ciocia, che afferma che “La biblioteca comunale è un centro di aggregazione a disposizione degli studenti ma non è nato per questo scopo. Gli universitari hanno infatti a loro disposizione luoghi ben attrezzati all’interno delle facoltà”.

Forse la Biblioteca Comunale “Acclavio” non sarà nata con lo scopo di essere un centro di aggregazione a disposizione degli studenti, ma di fatto nel tempo, per una serie di motivi, lo è diventato. Questo lo dimostra l’assidua frequenza, all’interno delle sue sale, di numerosi studenti medi e universitari. Essendo questo un dato di fatto, ci si aspetterebbe quindi che l’Amministrazione Comunale, oltre che confrontarsi con i giovani sui diversi temi che affliggono la città, cominciasse realmente a mettere in pratica delle azioni concrete per risollevare le sorti della struttura; perché se è vero che, da un lato, ci sono le sedi universitarie, i cui servizi possono essere utilizzati solo dagli studenti universitari, dall’altro c’è comunque l’assenza di spazi di studio e di aggregazione per la componente studentesca e, più in generale, per i giovani della città.

La nostra visione in merito alla problematica è piuttosto semplice. Di certo la Biblioteca “Acclavio” non può e non deve esistere per sopperire alle “mancanze” delle strutture universitarie tarantine, ma deve avere un ruolo più ampio, dovrebbe cioè essere un punto di aggregazione per i giovani come avviene in tutte le città d’Italia. Questa è l’esigenza sentita dagli studenti tarantini – medi e universitari – che la frequentano ogni giorno, ed è compito dell’Amministrazione Comunale dare risposta e soddisfare tale esigenza, anche se la destinazione d’uso pensata per quella struttura non è propriamente questa. Tra l’altro, è stato sottolineato che la struttura è stata pensata soprattutto per fare ricerca. La domanda che rivolgiamo però è “su cosa?”, dal momento che la Biblioteca è sfornita di testi utili, mentre quelli presenti sono piuttosto datati? Per fare giusto due esempi, che ci sono stati riferiti da alcuni studenti, il Codice Civile più aggiornato risale al 1989 e non è presente neanche un testo di in italiano di “Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carrol.

Inoltre l’emeroteca è aperta solo di mattina, quindi per chi lavora tutti i giorni nelle ore mattutine risulta anche difficile poter fare ricerche. Bisogna considerare poi un altro aspetto importante: avere una Biblioteca Comunale efficiente e con degli orari di apertura più vicini alle esigenze degli studenti universitari – che, ricordiamo, dopo le 18.30 (orario di chiusura delle sedi universitarie e della biblioteca) non sanno dove andare a studiare – è uno degli aspetti che potrebbe far diventare Taranto una vera e propria “Città Universitaria”. Perché per “attirare” gli studenti dalle regioni vicine, o semplicemente far sì che i giovani tarantini decidano di iscriversi in una delle Facoltà o Corso di Laurea del Polo Universitario Jonico, invece che migrare altrove, non basta creare dei corsi di laurea di qualità, ma bisogna anche creare una serie di servizi che rendano la città a misura di studente universitario e lo valorizzino.