“The Summit”. Uno sguardo sui “fattacci” di Genova

di Vincenzo Perrone e Fabiana Tacente

Non è mai facile parlare di un proprio lavoro senza cadere nell’autocelebrazione, quindi ci auguriamo che il lettore voglia perdonarci se eccediamo, vista la passione e l’impegno che ci ha portati ad essere sceneggiatori e produttori esecutivi di questo film. Fatta questa doverosa premessa, partiamo col dire che “The Summit” è un progetto nato dall’idea del regista Franco Fracassi (inviato al G8 di Genova del 20-21 luglio 2001 per l’agenzia stampa Apicom) e che abbiamo subito sposato con entusiasmo. Abbiamo conosciuto Fracassi durante le lezioni di un master in giornalismo, vinto grazie alla borsa di studio dei “Bollenti Spiriti” erogata dalla regione Puglia.
Con questo documentario non siamo partiti da un’idea precostituita, ma abbiamo cercato di dare voce a tutti i protagonisti di quel G8.
Procedendo con l’inchiesta, ci siamo resi conto che la violenza scaturita in quei due giorni non poteva essere casuale, ma doveva essere frutto di un piano preordinato, che andava al di là dell’Italia. Molti ricorderanno che in quegli anni il movimento “No-Global” era cresciuto notevolmente; già due anni primi al World Trade Organization (Organizzazione Mondiale del Commercio) di Seattle aveva espresso vivamente il proprio malcontento verso la gestione globale dell’economia, da parte delle superpotenze e delle multinazionali. Nel periodo 1999-2001 ci sono state numerose manifestazioni in tutto il mondo ed il movimento aveva raggiunto una trasversalità tale (gruppi cattolici, disobbedienti, anarchici, ambientalisti…) da far paura ai vertici politici internazionali.
Genova è stato l’apice dello scontro di due visioni dell’economia mondiale: da un lato il profitto di pochi e dall’altro una redistribuzione più equa delle risorse. La strategia adottata al G8 ligure è stata messa in atto già nei mesi antecedenti a quell’appuntamento: c’è stata una massiccia campagna di stampa per dimostrare la pericolosità dei “No Global” (chi non ricorda le sacche di sangue infetto o i terroristi che sarebbero potuti sbucare dai tombini).
Nei giorni del vertice, le scene di violenza “a caldo”, come se fosse una vera e propria guerriglia urbana, si ripetono durante le varie manifestazioni senza alcuna logica: i black block (rimasti oscuri come il loro nome) svolgono il “lavoro sporco” di devastazione totale e vengono continuamente lasciati agire indisturbati dalle forze dell’ordine, che si scagliano invece verso i manifestanti inermi.
A piazza Alimonda si arriva al culmine della violenza, con l’uccisione di Carlo Giuliani.
Immagini e documenti inediti, ricostruzioni fatte con periti, antropologi, balistici e spiegate nel documentario da un attore, hanno permesso di mettere in discussione la versione ufficiale, che vede l’ex carabiniere Mario Placanica unico protagonista di questo omicidio.
Questo, però, non è ancora tutto, perché c’è stata anche la violenza compiuta “a freddo”, nella scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto.
Abbiamo tentato di ricostruire grazie a numerose testimonianze, la catena di comando che ha portato a quell’assalto all’interno della scuola.
Attraverso le spiegazioni di alcuni funzionari di polizia, parlamentari ed esperti di tattiche militari, abbiamo cercato di far chiarezza sulla gestione dell’ordine pubblico.
Le testimonianze delle torture nella caserma di Bolzaneto aprono il documentario; abbiamo deciso di far entrare lo spettatore fin dall’inizio del film nella realtà più dura di quei giorni, fatta di violenza psicologica, botte ed insulti a persone che avevano l’unica colpa di essere a Genova.
Il lavoro si è diviso in due parti: da novembre 2008 a giugno 2009 è partito il lavoro d’inchiesta con la ricerca dei contatti, le interviste, i documenti ed i filmati. Ci siamo recati a Genova per “respirare” i luoghi che furono teatro di quei giorni drammatici. Tutto questo ha dato vita alla prima sceneggiatura del film.
Dopo aver richiesto,senza ottenerli, i finanziamenti al ministero dei beni culturali ed all’Unione Europea nell’ambito del progetto Euroimage, c’è stata una battuta d’arresto, durata fino agli inizi del 2011. Fortunatamente il progetto è ripartito con l’apporto professionale del regista Massimo Lauria e l’aiuto della Liguria Film Commission, grazie alla quale nel maggio 2011 abbiamo finito le riprese ed il montaggio, dando vita al documentario “G-GATE”.
Con questo film abbiamo partecipato al premio giornalistico “Ilaria Alpi” nella sezione “Doc Rai Tre”.
Un ulteriore lavoro di rifinitura ha portato alla nascita di “The Summit” ed alla partecipazione al festival del cinema di Berlino nella sezione “Panorama Dokumente”.
Il direttore del festival di Berlino, che ha presentato personalmente il nostro film il giorno della proiezione, ha commentato: “E’ un film pieno di interviste, ma contiene anche così tante scene violente che abbiamo avuto un po’ di dubbi prima di decidere se proiettarle o meno, viene davvero voglia di girare la testa da un’altra parte, ma dopo averci ragionato abbiamo pensato che fosse giusto mantenere la versione integrale”.
Un altro apprezzamento molto importante ci è arrivato dal deputato tedesco Hans-Cristian Stroebele, che dopo la visione di “The Summit” ha dichiarato di voler presentare una mozione alla cancelliera tedesca Angela Merkel, per sollecitare il presidente del consiglio Mario Monti a riaprire la commissione di inchiesta parlamentare.
Speriamo che il nostro lavoro possa servire davvero a far luce su quegli episodi.
Purtroppo il film al momento non ha una distribuzione, ma siamo fiduciosi e speriamo che questa partecipazione ad un festival così prestigioso come quello di Berlino, ci porti buone possibilità. Nel frattempo ringraziamo Siderlandia per questa opportunità che ci sta offrendo e approfittiamo di questo canale per lanciare un appello: chiunque sia interessato a presentazioni o, ancor meglio, a proporci un canale distributivo non esiti a contattarci su facebook o ai nostri indirizzi mail: enzoperrone84@yahoo.it e fabianatacente@yahoo.it.

Con questo articolo speriamo di aver innescato la curiosità e l’interesse che abbiamo avuto noi nella preparazione di questo lavoro.