Io c’ero (Taranto 15 dicembre 2012)

di Andrea Cazzato

“Andrè sta la manifestazione il 15. Vieni?” “Ca mang”. Ecco cosa ho risposto quando i miei amici mi hanno ricordato di questo corteo che sarebbe partito sabato da Piazza Sicilia, non lontano da casa di mia madre. Qualcuno avrà da ridire sulla risposta data da un “terùn” naturalizzato nordico della bassa comasca, dopo 6 anni di lunga militanza in terra nemica. Ma fatto sta, appena supero la linea Maginot, la lingua inevitabilmente (non che faccia molto per stoppare questo processo) cambia e si ritorna al dialetto proprio per buona pace del “barlafuss” e di “tel chi”.

Non si poteva mancare, assolutamente. Arrivato in piazza noto subito lo schieramento di forze dell’ordine, spropositato per una manifestazione come quella di Sabato. Butto subito uno sguardo alla piazza, mancavo da troppo tempo per non dover dare un occhio alla moltitudine accorsa (per gli organizzatori 20mila, per la stampa 4000, nemmeno fosse la Questura). Nessun black bloc, nessun “no-tav” (come si affretta a dire un noto “intellettuale” nostrano, uno dei tanti sciacalli che parla di Taranto in versi), come se questi fossero il male assoluto del mondo, ma è normale se questi timori provengono da uomini che si affogano di informazione mediatica.

Mi metto di lato, perchè ho voglia di studiarmi le facce. Alcune sono sempre le stesse, “ostinate e contrarie” come direbbe De Andrè. Poi ci sono quegli sguardi nuovi, ma che non si arrendono, non vogliono farlo. Sguardi di chi le manifestazioni le aveva viste solo in televisione o che spesso, passandoci accanto, stancamente si è girato a guardarle ma è passato avanti.

La forza di “Taranto libera”, forse, è stata questa. Aggregare tutte queste 15 o 20mila persone, quelle che sono, per far vedere che la nostra città non intende arrendersi. Chiaro, il messaggio che ne esce non è il massimo della linearità, vista da uno che, per forza di cose, non è interno a queste dinamiche. C’era di tutto, dalle madri coi “ppamppini” (scusate ma dopo tot mesi perdo l’orecchio e queste cose le noto), ai professionisti, agli operai, studenti e disoccupati. Non mi è parso di sentire la solita retorica antioperaista che spesso ho avuto modo di notare leggendo alcune comunicazioni, ma si sa quella è stata, per alcuni, tutta questione di ceto e classe. Ho avuto, insomma, l’idea di una città che sembra aver capito l’importanza del connubio salute-lavoro e che non si ostina a chiudersi dietro un barricadero “muoia Sansone con tutti i Filistei”. Si è arrivati a capire, forse, che il nemico non è l’ultimo anello della catena, bensì chi questa catena la sostiene, con tutti i suoi agganci politico-istituzionali.

A chi si chiede il perchè del silenzio dei canali televisivi nazionali, ecco fornita la risposta. Perchè quello che ne esce, questa volta, è proprio la sensazione di una città che ha maturato una coscienza civile e civica fondamentale, che ha capito i ruoli in tutta questa vicenda. Più facile parlare di un conflitto “interclassista” o orizzontale, che parlare di una lotta verso chi, in questa città, ha fatto, innegabilmente, i suoi porci comodi, no?

Tornando a me e alle mie sensazioni, pur con un po’di timore iniziale (normale essere un po’ un pesce fuor d’acqua), mi sono risentito subito a casa. Sarà stato anche per i sanacchiudere (o i porcedduzzi, come si ostinava a dire la pasticciera Serena), sarà per l’aver riabbracciato tanti amici che con me hanno condiviso varie esperienze di vita, sarà per l’animo della gente, contenta per la riuscita della manifestazione.

La comprensione dell’incostituzionalità del decreto portato dal governo uscente e dal ministro dell’Industria (ah no scusate, dell’Ambiente) Clini, che di fatto ostacola il lavoro egregio portato avanti dalla magistratura tarantina, è unanime. Ha creato tanta ilarità e perplessità lo schieramento di polizia in tenuta anti-sommossa davanti al Tribunale in Via Marche. Vabbè, ma questa è un’altra storia.

Risalirò in terra straniera, dopo la devastante mangiata natalizia, con uno spirito rinfrancato ed incoraggiato da quanto visto il 15 dicembre. Potrò spiegare, agli amici lombardi che mi chiedono cosa succede nella mia città, che Taranto non si è arresa e non lo vuole fare, anche se vittima di un sopruso figlio della sete di profitto, che questo esecutivo, animato dal liberismo sfrenato, deve tutelare ad ogni costo. “Taranto libera” finalmente, libera dall’inezia e dall’irresponsabilità. Una città che sta cambiando, ed ha dimostrato di saperlo fare.

Ndr: l’immagine utilizzata per l’articolo è stata presa dalla pagina Facebook “Sostenitori del giudice Patrizia Todisco

1 comment

  1. mafalda quino December 17, 2012 9:08 am 

    La chiave di volta al mutamento di atteggiamento di tanti uomini e donne di Tarannto ha una data precisa. Tutto è cominciato il 2 agosto 2012, quando un gruppo di cittadini lìberi dall’appartenenza sterile ai partiti e ai sindacati, hanno pensato e deciso di riprendersi il loro diritto di parola per rappresentare la loro decisa contrarietà alle scelte scellerate che altri stavano perpetrando a loro nome. Come tu bene hai colto:” “Taranto libera” finalmente, libera dall’inezia e dall’irresponsabilità. Una città che sta cambiando, ed ha dimostrato di saperlo fare”. Molta strada è stata fatta, molta strada c’è , ancora, da fare.

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