Perdenti di successo

di Cosimo Spada

L’altra sera ero a cena con Cosentino, Gianni Minà e David Letterman, Max Cavallera, ex dei Sepultura, ci aveva fatto il bidone; stavamo a casa mia per una cena di mare, avevo preparato le mie linguine con le cozze. Tutti mangiavano con gusto e l’atmosfera era ilare.

Ad un certo punto tra una battuta e l’altra ci siamo posti una domanda: se decidessimo di intraprendere una carriera artistica, vorremmo lavorare per la gloria postuma oppure ci interesserebbe il successo tra i contemporanei, col rischio di essere dimenticati dai posteri?

Per quello che mi riguarda la mia posizione era assolutamente a favore della gloria contemporanea. Con tutti i rischi che questa scelta comporterebbe. Ma una semplice gloria contemporanea, no proprio una di quelle glorie da fare schifo, con tanto di ricchezza da fare schifo, ma così schifo che anche Studio Aperto, dedicandomi un servizio, mi direbbe che faccio schifo.

Purtroppo non capita sempre che questo accada, spesso accade al contrario che per quanto ti sforzi non ti caghi nessuno. Per esempio: alzi la mano chi conosce i Gang of Four. Uno, Due…..Tre….pochini, ma me lo aspettavo. Allora sedetevi intorno al fuoco, mettete da parte Ruzzle e ascoltate qua.

I Gang of Four sono una band nata a Leeds sul finire degli anni settanta. I quattro (Jon King voce, Andy Gill chitarra, Dave Allen basso, Hugo Burnham batteria) scoprirono come tanti all’epoca il punk. Ma in quel periodo il punk che loro avevano conosciuto stava morendo, anzi, si stava trasformando in quello che i critici avrebbero chiamato Post Punk.

Il post punk era un’evoluzione insperata del punk che, invece di intraprendere la strada nichilista dei Sex Pistols, si aprì alle sonorità del reggae, del dub, del funk e in generale verso tutte le possibili esperienze sonore che in quel momento si potessero fare.

È stato un grande periodo, e vi consiglio caldamente di procurarvi molti di quei dischi usciti tra la fine dei settante e i primi anni ottanta.

I Gang of Four, come molte band di quel periodo, erano molto interessati alla politica. Jon King e Andy Gill durante i loro anni all’istituto d’arte si avvicinarono al pensiero marxista (ancora una volta il marxismo colpisce, state attenti bambini che vi fate male).

Tutto questo ben shakerato lo potete trovare nel loro primo album, Entertainemnt, che è stato un po’ la loro pietra miliare, il loro D.N.A., da inserire poi in tutti gli album successivi.

Entertainment è un album con un forte influsso del funk sulla classica struttura punk di quel periodo. Ma quello che suonano i Gang of Four no è il caldo funk di gruppi come Funkadelic o Kc and the Sunschine Band, all’opposto è decisamente “sovietico”. Merito della chitarra di Andy Gill, che, abbandonando qualsiasi distorsione, conferisce un suono molto freddo alla propria chitarra. Accanto alla chitarra di Gill c’era poi la sezione ritmica della band con il basso compulsivo di Allen e la batteria precisa e senza fronzoli (mai avrei pensato di scrivere “senza fronzoli”) di Burnham. Questa musica potente e oscura serviva a sorreggere i testi di King che raccontavano un’Inghilterra grigia, si era ormai nell’era della Tatcher, e che risentono molto della loro formazione politica. Il soviet Andrea Cazzato condividerebbe un verso come “Non ci sono uomini deboli sui libri a casa” da “Not Great Men”. Ma c’è anche una riflessione sulla mercificazione del sesso, con una delle migliori canzoni dell’album “Damage Good” con l’ormai immortale verso “A volte penso di amarti, ma è solo lussuria”. Oppure c’è l’anticipazione di come la tv trasformerà la guerra in un evento televisivo senza alcun impatto emotivo “Guarda il nuovo sangue sullo schermo da diciotto pollici” da “5:45”.

Ma poi che succede? I dischi successivi ad Entertainment non riscuotono grande successo, la gente negli anni ottanta vuole divertirsi, e i Gang of Four, non riescono a portare il loro suono glaciale verso isole più calde e finiscono nel dimenticatoio. Nel 1995 si sciolgono perché ormai non se li filava più nessuno.

Ma per gli assurdi giochi del destino, che sappiamo tutti essere cinico e baro, a metà degli anni 00 qualcosa cambia.

Precisamente intorno al 2004 si iniziano a sentire in giro band che hanno quello stesso sound ma rivisto per la generazione post tutto. Band come Bloc Party, Franz Ferdinand o Rapture, pascolano nei campi che tanto avevano curato i Gang of Four ottenendo quel successo che i quattro di Leeds non avevano mai visto.

Non è bello vedere che chi non era neanche nato quando ti sbattevi sui palchi con quel suono si prende tutti i meriti, ed infatti nel 2005 i Gang of Four si riformano per un disco tributo da parte di quelle stesse band, Return to Gift, in cui accanto ai tributi i GoF risuonavano i loro pezzi leggermente più veloci. Per poi nel 2010 uscire con un nuovo disco, Content, che però è solo una pallida imitazione delle loro cose di fine anni settanta. Il talento era passato di lì, ma non viveva più lì da molto.

Ora cari bambini potete tornare a giocare con Ruzzle.

Mentre scrivevo questo pezzo ascoltavo:
The Vaselines, Enter the Vaselines, 2009