S’ vid nu buc chiant u zipp’r (Braccia prestate al giardinaggio)

di Giuseppino Pittalis

Una delle frasi che più mi ha fatto imbestialire qualche anno fa, pronunciata dal grande Silvio in relazione ad una miracolosa cura per far ripartire il lavoro in Italia, riguardava un grande e grosso oltre che ignaro casellante dell’autostrada intento a staccare biglietti. Orbene, secondo la sua innovativa teoria, uno grande e grosso che fa al casello? Niente! E’ sprecato e deve mettere a frutto questa sua potenzialità energumena zappando la terra e producendo ricchezza con buona pace di quello che teorizzava Maslow.

Penso che quel casellante saputa la cosa abbia indirizzato il suo voto verso altre sponde e abbia abbracciato la logica del “ s’ vid nu buc chiant u zipp’r “ che in aulico linguaggio, al di là del suono estremamente poco musicale, vuol dire semplicemente che se hai uno spazio a disposizione, a quel punto, puoi piantare qualcosa. E’ questa la logica su cui si basa il pensiero di chi è un guerrilliero del verde e vuole un mondo piu’ a sua misura, appropriandosi di spazi urbani oramai abbandonati all’incuria e, aiuola dopo aiuola, cercando di rendere le città del mondo più verdi.

La Guerrilla Gradening è un fenomeno relativamente giovane, ed è fatta con attacchi mirati svolti solitamente in gruppo. E come tutte le azioni di guerriglia che si rispettino, i partecipanti agli attacchi hanno a disposizione delle armi che sono: vanghe, badili, picconi , zappe e rastrelli. Potevano mancare le bombe? Giammai! Ci sono. Solo che sono fatte con i semi dei fiori e, una volta lanciate, fanno diventare colorati gli spazi grigi e tristi, attaccati nel giro di qualche settimana.

La prima traccia storica di questo movimento è del 1973, momento in cui a New York un gruppo di persone dal nome profetico GREEN GUERRILLA inizia a prendersi cura di uno spazio privato, facendolo diventare un rigoglioso giardino. A distanza di tanti anni, circa 40, questo spazio ancora esiste ed è sotto la tutela del dipartimento cittadino dei parchi della città della grande mela.

Ma nell’italico Paese arriva un po’ più tardi e, tolti pochi sparuti singoli temerari cittadini che mossi da senso civico si occupano degli spazi sotto casa, il movimento dalle nostre parti nasce più o meno contemporaneamente in più città circa cinque anni fa e, giorno dopo giorno, si espande con un’ organizzazione strutturata di veri e propri gruppi di ultras del verde, che iniziano ad operare in relativa segretezza o a in maniera aperta, cercando di coinvolgere quanto più possibile il tessuto sociale circostante. Ed è proprio da questo coinvolgimento che si sviluppa il manifesto programmatico dei gruppi di guerriglieri del verde, che nella loro azione non si limitano a rinverdire una città, ma fanno sì che ogni piccola pianta messa a dimora “ha una valenza sociale e un significato politico”. Valenza sociale data dalla dimensione aggregativa del verde, e dalla consapevolezza, per chi prende parte a queste iniziative, che quel che si semina, oltre ai fiori, sono soprattutto le relazioni. Significato politico, se politico lo intendiamo nel senso originario del termine, cioè il prendersi cura della polis: laddove le istituzioni latitano, i cittadini non possono, e non devono, rimanere con le mani in mano, come giustamente sottolinea Federica Seneghini in un suo bellissimo libro dal titolo emblematico, Falce e Rastrello. Varie iniziative si sono succedute nel corso di questi anni , iniziative dai nomi allegri come Bulbiamo il mondo, giorno in cui per tutta l’Italia sono stati messi a dimora bulbi di tulipano, o quella del 4 Novembre del 2012, giorno in cui al posto di festeggiare le forze armate, si è celebrata la seconda giornata del guerrilla gardening italiano e si è scelto di effettuare un attacco verde sincronizzato in tutte le città d’Italia. Altra data simbolica è stata quella del primo maggio, giorno in cui i lavoratori hanno indossato i panni dei giardinieri e, in occasione dell’ International Sunflower Guerrilla Gardening Day, hanno disseminato di semi di girasole gli spazi abbandonati delle città. Il prossimo evento in programma ha il nome che è tutto un programma. Si terra dal 22 al 24 marzo e sarà una vera e propria festa per l’arrivo della primavera in molte città : PIANTATTACK! La pianta simbolo di questa festa di primavera, sarà la lavanda. Ma chiunque sarà libero di piantare ciò che riterrà più opportuno. E quindi come dice lo slogan:

Sfoderate le vanghe e lucidate i rastrelli! E’ il l Piantattack di Primavera

Ma qui da noi, in questa città dove il verde manca ma le ciminiere abbondano, c’è qualcosa che ha a che fare con il guerrilla gardening? Ci arriviamo piano piano partendo dall’alto, da quello che è il collo dello stivale .
La prima traccia documentata di cui si ha riscontro in Italia, porta la data del 13 dicembre, il giorno di santa Lucia, per intenderci quello che è come dicono in molti è il giorno più corto. L’anno è il 2007. La città è Torino, dalle parti della stazione Dora in piazza Baldissera. Un gruppo di persone ,i Badili Badola (che in realtà si sono messi insieme grazie alla rete un paio di mesi prima) in modo scanzonato e allegro sistemano un aiuola e lasciano un cartello con l’invito a rispettare il verde (ho poi scoperto che in piemontese badola vuol dire Bighellone e debbo dire che Badili bighelloni suona proprio bene). Oggi i Badili Badola sono un gruppo che ogni volta che compie un’azione, si muove con un minimo di 10 ad un massimo di 30 persone e, da quel giorno, ha effettuato 18 interventi nuovi e 35 manutenzioni del verde. Hanno iniziato piantando piccole piante e fiori e dal 2010 pianta solo alberi da frutta, in modo che la stessa possa essere poi raccolta. Sempre presenti in ogni iniziativa di guerrilla gardening nazionale, sono oramai ben conosciuti anche al di fuori del regno dei Savoia.
Nella nebbiosa Milano invece le Piante Volanti, muovendosi in bicicletta nella metropoli lombarda, spronati da Gianni, vero motore del gruppo, che tira la volata , vanno letteralmente alla ricerca di qualsiasi cosa di verticale spunti dal terreno ed applicano la loro tecnica di guerrilla. Usano contenitori riciclati di latta o altri materiali in cui preventivamente hanno già seminato qualcosa che legano in alto. Ogni pianta ha un nome che ricorda qualcosa. Puoi trovare appeso ad un palo camminando da quelle parti , Fausto Coppi o, addirittura una dedica al gruppo della nostra città Ammazza che piazza , un Aeonium posizionato in Via Borsieri sul palo vicino al numero 6. Hanno un blog fatto veramente bene, con tante foto colorate.

Passando per Bologna incontreremo i Terra di Nettuno da un bel po’ sulla breccia (nel senso che la tolgono, mettono terra e piantano di tutto). Azioni aperte a chiunque voglia partecipare, uno zoccolo, pardon, un nocciolo duro di dieci guerriglieri. Recuperano le piante grazie a donazioni spontanee o le coltivano sui balconi di casa propria. Hanno un debole per quelle perenni e molto resistenti. Una volta fatto il colpo, non abbandonano la zona che continuano a curare coinvolgendo gli abitanti del quartiere, a cui poi le affidano, dopo aver fatto scattare in loro il pollice verde.

Scendendo un po’ più giù, nelle vicinanze a Quarto Inferiore, troveremo il personaggio più simpatico a mio avviso di tutti i guerriglieri verdi della penisola: Il Fante di fiori. Opera in solitario, dalla scorsa primavera e sta rimettendo a posto tutte le aiuole abbandonate della sua città (fatevi un giro sul suo blog e vedrete). Ha scritto un manuale liberamente consultabile da tutti e, tra le sue imprese memorabili, c’è quella di aver fatto adottare l’aiuola, rimessa a posto, dall’impiegato dell’ufficio postale , al quale regalò un innaffiatoio per ricompensarlo del fatto che lo stesso, ogni mattina con una bottiglietta, faceva avanti e indietro per dare l’acqua alle piante.

Nella capitale, di una nazione sempre più verde operano i Giardinieri Sovversivi Romani che, a fine Marzo, festeggeranno i tre anni di attività. Sono un gruppo di una quindicina di persone, ma nei loro attacchi aperti a tutti, riescono a coinvolgere la gente dei quartieri in cui sono protagonisti. Da due anni, hanno una sede presso il LOA che è l’ex cinodromo di Roma e gestiscono la scuola dei giardinieri, dove si fa teoria e pratica di giardinaggio sia normale che sovversivo, con lo scopo di restituire braccia rubate al giardinaggio e di diffondere la conoscenza e la coscienza del verde. Hanno messo in piedi anche un corso di agricoltura naturale che spazia dalla permacultura agli orti sinergici fino ad arrivare ai consigli dei nonni. In quello spazio hanno messo su un orto sinergico che è un vero gioiellino. Anche loro, in un percorso che poi è comune ad ogni gruppo, hanno iniziato con delle piante stagionali, per poi passare a piante perenni che, una volta messe a dimora, restano lì per sempre. Da un anno a questa parte, in ogni loro attacco, piantano un albero ed uno di questi tempo fa, fu piantato per ricordare Claudio (capirete alla fine).
Altra iniziativa interezsante a Roma è quella di Zappata Romana, che ha censito e messo su una mappa tutti gli orti condivisi. Qui non si tratta di guerrilla vera e propria, ma di un lavoro che vede protagonisti tutte le persone che ruotano attorno ad un determinato luogo che, per migliorare la vivibilità del loro quartiere, realizzano un progetto comune dividendo un giardino o un orto che diventa luogo di socializzazione.

Napoli non poteva mancare all’appello, e già lì il nome del gruppo è tutto un programma. I Friarielli Ribelli che, partendo dalla monnezza napoletana che era riversata nelle strade, hanno risvegliato la coscienza ecologica di un popolo meraviglioso e di una città splendida. “Friarielli Ribelli” nasce grazie a quattro amici, studenti di scienze forestali e agraria dell’Università Federico II, che hanno “posto la prima pianta” nell’aprile 2011, in un’aiuola di via Cavalleggeri D’Aosta vicino la metropolitana di Cavalleggeri. Da lì in poi, è sempre un susseguirsi di azioni e un aumentare di persone che si uniscono in un gruppo sempre più numeroso. In una città in cui l’emergenza è perenne, continuo è il loro impegno che si concretizza in un piccolo gesto di cura quotidiana per uno spazio comune, che nasce dal senso di appartenenza e dall’amore per il posto in cui si vive.
Ad una cinquantina di chilometri da Napoli, i salernitani di Nona Nuvola Gardening si sono già ritagliati uno spazio di prestigio nonostante la giovane età del gruppo. Pianificano in 5/6 e attaccano sempre in un numero che va dalle 10 alle 30 unità. Dal novembre del 2011 si sono distinti in 10 attacchi. Usano una tecnica particolare per creare giardini in verticale sovrapponendo pallets riciclati. Puliscono i muri della città lasciando un loro messaggio, con la tecnica del clean graffiti e con il muschio si divertono a fare dei graffiti molto belli. Alcune zone della città hanno infatti cambiato letteralmente faccia e Bicienz Funtanella (Vincenzo De Luca il sindaco sceriffo di Salerno) sembra abbia esclamato: “Dopo aver messo la zappa e il rastrello in mano a san Matteo, mo hanno puliziat pure la lungo Irno. Chi so chist?” (il loro logo infatti riprende il gonfalone della città di cui san Matteo è patrono)

Più in giù, a Palermo invece, si scopre che una piazza che prima era una discarica, Piazza Mediterraneo, è ritornata allo splendore originario, grazie ad un gruppo di ragazzi che si chiamano Guerrila Gardening Palermo ed ora è luogo di incontro di studenti all’uscita da scuola, anziani e comunità di stranieri.

Last but not least arriviamo a casa nostra. Ritornando sempre a quel famoso libro di prima, (Falce e Rastrello) si parla di Amazza che Piazza e della vicenda di Taranto, narrando come da una semplice discussione tra dieci ragazzi innamorati della propria città, è nato un vero e proprio movimento che, di aiuola in aiuola e di piazza in piazza, è riuscito nell’intento di pulire e abbellire luoghi fino a quel momento abbandonati a sé stessi. Ho condiviso con loro buona parte del cammino iniziale, conoscendoli quando iniziavano a muovere i primi passi. Di quei giorni ricordo ancora la festa alla campagnetta e le birre alla salinella, il decespugliatore grippato e qualcuno di loro che non sapeva neanche usare un piccone. Oggi sono diventati bravi, e la parte di loro che ancora mette a posto il verde della città, non ha niente da invidiare ai più provetti giardinieri e potrebbe tranquillamente lavorare al posto degli sfaticati dipendenti comunali che si occupano del verde pubblico. Vi ho parlato prima di un albero che è a Roma per ricordare Claudio, piantato dai ragazzi di Roma. Di quei giorni ricordo sempre il sorriso e l’entusiasmo di Claudio Morabito, uno dei fondatori del gruppo. A Taranto di verde condiviso si è iniziato a a parlare anche grazie a lui. Diceva sempre “L’accidim co sorris”, ed è forse da queste parole che dovremmo partire, perchè sorridendo saremo capaci a Taranto di riprenderci quel territorio che, in questo momento, qualcuno sta negando ai nostri figli.

3 Comments

  1. Stefano March 4, 2013 10:39 am 

    bellissimo spaccato di una italia che ha voglia di fare. non l’ecologia delle belle parole. a cui non seguono mai i fatti.

  2. Fante di Fiori March 4, 2013 5:39 pm 

    Grazie per l’articolo e per la splendida citazione. Sono commosso!

  3. Piante volanti March 5, 2013 12:21 am 

    Molto bello e divertente da leggere.
    Grazie per le citazioni.
    Basta poco per diventare “guerrilleri verdi”. Provateci tutti, almeno una volta.

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