Taranto: referendum Ilva e Far West

di Andrea Cazzato

Trascorrere questi giorni duri per l’Italia a casa, con la mia famiglia, rende il tutto un po’ più ovattato. Destreggiarsi negli auguri pasquali, evitando la volgare risposta scontata “E chist so’ l’ov” che mi ha accompagnato per i primi vent’anni da eretico tarantino, per una forma di rispetto verso chi crede, mi fa capire che sto crescendo e mi sto mestamente “democristianizzando”, in una sorta di versione “Cencelliana” di un uomo che cerca di non offendere nessuno.

Pensavo fosse così, ma poi mi trovo davanti alle dichiarazioni di una progenie fascista del terzo millennio, che chiede con inaudita virilità di guerreggiare contro l’India per la questione dei due marò e i buoni propositi si sfanculano miseramente. E’ inutile riprendere la vicenda dei due “servitori” dello Stato, proprio perchè, pur non volendo, siamo stati costretti tutti a dire la nostra su questa storia, volenti o nolenti, sotto la pressione della retorica dell’eroe, che tanto piace alla destra italiana e militarista. Tornando a noi, leggendo quanto Casa Pound va chiedendo al governo (parola grossa) italiano, rimango basito. Questi vogliono fare la guerra all’India? Alcuni fra i militari si sono già dichiarati pronti, alzando le loro baionette e sparando in aria. “Yiiiaaaah” come direbbe il cowboy; sono convinto, infatti, che per molti di loro gli indiani siano quelli dei film del Far West. Me li vedo già, lanciati nelle immense praterie degli Stati Uniti, urlando “Indiano, non avrai il mio scalpo!”. Chiedo a qualcuno, uno sano di mente, di spiegare che l’India non è un Paese arretrato come credono, che tornando non possono rioccupare l’Eritrea e l’Etiopia e che si rischia di far la fine dei prosciutti, proprio come il loro padre putativo a Piazzale Loreto. Su dai, volete giocare alla guerra? Ci stanno un sacco di giochini online, collegatevi e non rompete le palle a noi, con le vostre idiozie da futuristi e interventisti del 2013, sbam!

Dopo aver dato spazio ai clown, iniziamo a parlare di cose serie.

Il ritorno a Taranto, per me, vuol dire sempre reimmergersi con tutto me stesso nelle questioni della città. Cerco di capire quello che posso nei pochi giorni qui, facendo attenzione a tutte le istanze, nella maniera più acritica possibile. Ho saputo, ancora quando ero nella solitudine comasca, che nel nostro capoluogo si preparava un referendum sull’Ilva. Parlare di quest’argomento a Taranto in maniera obiettiva è un esercizio arduo di equilibrismo. Come poco poco ti sporgi da un lato diventi “amico di Riva, assassino, servo”, fai per spostare il baricentro in posizione più consona al filo che ti mantiene nel vuoto ed ecco che diventi “scellerato, pazzo, radical chic”. Oè, no v’calmat, come direbbe il Chiummo! Uno non può dire la sua che arrivano tutti come se fossero piddini o grillini qualsiasi, offesi nell’onore. Cerchiamo di fare un discorso assennato, una volta tanto.

Il 14 aprile i tarantini sono chiamati alle urne per esprimersi su due quesiti referendari consultivi, relativi alla presenza del colosso Ilva sul territorio. Promossi da Taranto Futura, specificamente richiedono:

  1. Volete voi cittadini di Taranto, al fine di tutelare la vostra salute nonché la salute dei lavoratori contro l’inquinamento, proporre la chiusura dell’acciaieria Ilva?
  2. Volete voi cittadini di Taranto, al fine di tutelare la vostra salute e quella dei lavoratori, proporre la chiusura dell’area a caldo dell’Ilva, maggiore fonte di inquinamento, con conseguente smantellamento dei parchi minerali?

Semplici come richieste, non è il solito quesito referendario lungo chilometri, quello che in cabina elettorale non leggeresti nemmeno sotto tortura, per evitare di comportarti come il ragionier Ugo Fantozzi. La proposta è: chiudiamo tutta l’Ilva o solo l’area a caldo?

Tolto che la stragrande maggioranza dello “schifo” arriva dal settore che interessa la seconda richiesta, rimane per me l’umile dubbio che vengano tutelati i lavoratori, sia nel loro avere un ambiente di lavoro consono sia nell’avere un’occupazione vera e propria. Tutela che deve essere condivisa, in egual modo, anche coi cittadini di Taranto e zone limitrofe, che per anni hanno respirato di tutto. Anche questo è un bel gioco di equilibrismo, per carità. Schierarsi nettamente da una parte o dall’altra è troppo facile, per non dire “comodo”. La mia stima va a chi si è davvero impegnato per il bene di questa città, senza personalismi e senza “partigianeria” da hooligans. La dignità di una città, al centro di tutto. La dignità di una cittadinanza e di una categoria di lavoratori. Senza girarci troppo intorno, quindi.

Io la soluzione non ce l’ho, a dirvela tutta. Non sono un esperto ambientale ed economico, e non mi arrogo il diritto di diventarlo, urlando le mie limitate conoscenze sui social network, come se fossi un oracolo. Un’unica cosa continuo a pensare però: alla fine di tutto questo il continuo gioco al massacro imbastito in questi mesi è stato “produttivo” solo per Emilio Riva, che è riuscito a prendere tempo, senza scontare effettivamente nulla delle sue colpe.

Anzi, a dire la verità, ci sono alcune esperienze in Europa che dimostrano la possibile convivenza di uno stabilimento del genere con un grosso centro abitato. Ma, da quelle parti, non siamo in Italia e non siamo a Taranto, hanno una classe dirigente degna di questo nome e possono sperare in un futuro in cui ambiente e lavoro convivono degnamente e senza guerre.

Tra qualche giorno lascerò nuovamente questa città, per tornare nelle “tristi” lande lombarde. E come al solito me ne andrò carico di perplessità e di dubbi sul futuro di Taranto. “Ma tant amma fà” che alla fine ce la faremo a superare anche questa, ne sono convinto. Non smetterà mai di sorprendermi, amara terra mia!


10 Comments

  1. gigi April 2, 2013 10:25 pm 

    A parer mio non si tratta di manuale Cencelli o di democristianizzazione, ma di stanchezza. E’ quanto capita anche a me, anno dopo anno, alla fine è più utile economizzare le forze. Quanto alla dichiarazione di guerra ho seri motivi di ritenere che anche nel caso la dovessimo dichiarare ai pellerossa mi sa che la perdiamo… Con sprezzo del pericolo dico la mia anche sul referendum. Secondo me più che inutile è controproducente come sappiamo molto bene a sinistra. Se vince il si non conta niente, se vince il no sarà semplice per taluni dimostrare che chi vuol chiudere l’Ilva è un piccolo gruppo estremista con buona pace dei tanti cattolici osservanti che da anni si spendono sul tema. Ma dato che questo territorio è la summa di tutte le follie non basta che ci sia chi, legittimamente, è contro e chi a favore, eh no…! C’ è anche una posizione che pensa e dichiara l’inutilità del referendum e nello stesso tempo invita ad andare a votare scheda bianca al solo fine di tutelare la democrazia. Che sottile esercizio di equilibrismo politico buttare avanti le mani per non essere considerati corresponsabili di un possibile non raggiungimento del quorum! Mi ritrovo amaramente a pensare che certi Ggggiovani son più vecchi di Matusalemme…

    • Anonymous April 4, 2013 7:11 pm 

      Sono d’accordo con Gigi specie nell’ultima parte. Puzza di cerchiobottismo.

  2. Andrea Cazzato April 2, 2013 10:45 pm 

    Grazie Gigi… si credo sia proprio stanchezza…non c’è dubbio!!!!

  3. CLAUDIO MONTEDURO April 3, 2013 3:01 pm 

    @ANDREA CAZZATO
    Sono persuaso che il suo intervento troverà, come me la migliore considerazione su tutto il suo argomentare. Io le dico che da sette anni insieme ad altri di TARANTO FUTURA ci siamo spesi e non solo in risorse economiche ma anche fisiche per far svolgere un referendum ai tarantini per farli svegliare dal torpore che li contraddistingue storicamente. (RI)svegliare la loro cultura (?) anche se poi ci siamo accorti che non hanno dato un parere al referendum per l’acqua, elemento vitale è stato uno schiaffo a tutti noi che ci battiamo anche per loro. CUI PRODEST ci chiediamo. Ma ci crediamo. L’impossibile lo si fa solo credendoci anche “da pazzi”. Speriamo in LORO !

  4. Andrea Cazzato April 3, 2013 3:59 pm 

    La ringrazio signor Monteduro per il suo intervento. Ammiro il vostro impegno e la vostra tenacia. Sono convinto che questa città troverà la sua riscossa civica e morale, oltre che sociale. Ci vorrà del tempo, ma già l’aver preso coscienza di un problema è un grosso risultato. Con la pazienza e senza forzature si riusciranno, col tempo, a raggiungere risultati soddisfacenti.

  5. maria April 3, 2013 6:34 pm 

    Sono stata 26 anni fuori Taranto. A roma prima per il corso universitario,poi per lavoro. Ma da tre anni a questa parte mi sentivo una tarantina ormai pronta per rientrare. Ed è quello che ho fatto. Il 14 dicembre mi sono trasferita…e non è stata una data scelta a caso, no!! il 15 c’è stata una grande e meravigliosa manifestazione ( seppur negata agli occhi dei più). Però io c’ero là…dall’inizio alla fine… E non è stata certo la prima manifestazione alla quale ho partecipato con cuore. Io sono evidentemente schierata per la chiusura…non credo assolutamente che si possa bonificare e mettere “a norma” … E’ come se si fosse utilizzata una ferrari ( perchè l’italsider all’epoca era avveniristica come industria) e la si è portata a distruzione…mai un tagliando, ma cambiare un pezzo, mai una revisione…mai Solo corse all’impazzata… L’ILVA non potrebbe mai diventare un industria ecocompatibile come le ormai famose acciaierie austriache. Non fosse altro che per la lungimiranza dei “proprietari”! Mantenere ancora questa industria desueta e ormai da rottamare …vorrebbe dire prolungare ed a lungo ed ancora il ricatto occupazionale. Già… perchè se vive Lei..muore l’agricoltura, la miticultura, il turismo, il turismo da diporto, il turismo storico ed archeologico…. Insomma tutto ciò che non è ILVA O ENI O CEMENTIR. Non siamo mai stati a VOCAZIONE INDUSTRIALE…ma se anche così fosse…abbiamo già dato l’impossibile in numero di morti ( bambini, giovani, donne, lavoratori) , in natura ( pensiamo solo alle cozze…domani in Regione decideranno se togliiere la DIA…ossia significherebbe la fine delle cozze Tarantine) ….. penso che sia arrivato il momento..in un mondo che sta inevitabilmente cambiando di dare una chanche anche alla mia città….

    • Andrea Cazzato April 3, 2013 7:13 pm 

      Grazie Maria…come te penso che quel mostro ha devastato la città secondo molti aspetti e ammiro molto la tua scelta di tornare a Taranto. Io son via da più di 6 anni, per studio e per lavoro…e come te ho partecipato alla manifestazione del 15, tornando giusto il giorno prima.

  6. carmela battista April 3, 2013 10:10 pm 

    …sono tarantina puro sangue io,di quelle che si emozionano quando passano sul ponte girevole per la bellezza che esprime il panorama…il mare il sole e poi li…lui il mostro!!!si perche’ per me l ilva e’ un mostro uno di quelli piu’ tremendi ..ti da’ da mangiare ma in cambio vuole tutto…anche la tua salute!!!ricordo
    fino a qualche anno fa “prendere posto all ilva”era una manna dal cielo per i ragazzi di Taranto,ilva o la.marina nn c erano alternative…be’ oggi abbiamo preso coscienza ke quello stabilimento nn e’ la manna dal cielo,affatto!!!porta alla morte…sta ammazzando anche la gioia piiu bella per una donna…diventare madre…latte alla diossina, bimbi che nascono con problemi respiratori e potrei continuare…il mare inquinato..le cozze ..il sogno dei nostri genitori si e’ trasformato in un incubo per noi…svegliamoci al piu presto…meritiamo di piu’

  7. Andrea Cazzato April 3, 2013 10:19 pm 

    grazie Carmela. Sicuramente hai ragione e capisco e condivido i tuoi sentimenti. Non a caso io parlo di dignità

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