Borse di studio a Taranto e la campagna “Non c’è più tempo”

di Mara Pavone

Quest’anno a Taranto c’è stata la copertura totale delle borse di studio. Per la prima volta da ormai diversi anni non esiste la figura dell’idoneo non vincitore”.

Tutto ciò può sembrare una cosa assolutamente positiva, ma non è così. Non bisogna guardare solo il risultato, ma come si è arrivati a questa situazione.

Va sottolineato infatti che quest’anno tutti gli studenti pugliesi hanno pagato una tassa regionale di 140€ (rispetto ai 77,47€ degli anni passati). Questo in virtù dell’entrata in vigore del d. lgs. N. 68/2012 – decreto attuativo della riforma Gelmini (promosso in tutta fretta dal Ministro Profumo). Ciò significa che all’aumento della copertura non ha contribuito il Governo con un aumento di fondi, ma gli studenti stessi con le loro tasse.

Un altro aspetto da considerare è che la copertura complessiva in Puglia del 92% è stata ottenuta in quanto la Regione Puglia, in seguito alle numerose manifestazioni degli studenti, ha stanziato – oltre ai fondi del Governo – 9 milioni di euro (di questi 4 milioni derivano da risorse stanziate dal Fondo Sociale Europeo, 5 milioni arrivano dal bilancio autonomo della Regione – di cui 2 milioni saranno utilizzati per il prossimo anno accademico). Si tratta però di fondi trovati in extremis, significa che l’anno prossimo con molta probabilità non ci saranno.

Lo Stato Italiano riduce drasticamente i fondi di anno in anno – si è passati infatti dai 246 milioni di euro del 2009 ai 162 milioni del 2012. Per il 2013 ci saranno 103 milioni di euro, mentre per il 2014 e 2015 appena 15 milioni.

Il problema purtroppo non è soltanto la diminuzione dei fondi, ma la volontà del Governo tecnico di limitare drasticamente l’accesso al diritto allo studio. Il Ministro Profumo – prontamente ostacolato dagli studenti – infatti ha già tentato due volte di inserire nell’ordine del giorno della Conferenza Stato – Regioni la discussione sul decreto dei LEP1 (Livelli Essenziali di Prestazione), decreto che influirebbe direttamente sul bando ADISU e che vede un inasprimento dei requisiti di reddito e merito per accedere al bando ADISU, nonché una diminuzione degli importi delle borse di studio.

Un paese che mette al centro i giovani, e che soprattutto vuole uscire da una crisi economica come quella attuale, dovrebbe considerare l’investimento nella formazione come una priorità, solo la formazione e la conoscenza infatti possono creare una classe dirigente migliore di quella che oggi ci sta portando nel baratro.

Purtroppo in Italia i capaci, seppur meritevoli, non potendo sostenere le spese per la propria istruzione non accedono alla formazione universitaria (dall’a.a. 2003/2004 si registra infatti un calo del 17% delle immatricolazioni in tutta Italia), si crea quella situazione in cui l’università è aperta a tutti quelli che “se le possono permettere”, e che magari in alcuni casi non sono poi così “meritevoli”.

Siamo il paese dove il Governo diminuisce costantemente i fondi per il Diritto allo Studio e fa di tutto per limitarne l’accesso, dove le regioni cercano affannosamente di recuperare qualche milione di euro dal bilancio per limitare i danni, e dove il “merito” è una parola senza significato – perché agli studenti in gamba che non hanno la possibilità economica di accedere all’Università viene negato il diritto allo studio; mentre chi la possibilità economica ce l’ha può anche essere “mediocre”, ma fino a quando paga le tasse l’istruzione universitaria gli viene garantita.

Per questi motivi LINK ha elaborato 10 proposte sul Diritto allo Studio Universitario ed ha lanciato, a livello nazionale, la campagna “NON C’E’ PIU’ TEMPO! 10 Proposte per il DSU” con una raccolta firme a sostegno di questi 10 provvedimenti che devono diventare una priorità per qualsiasi Governo del Paese.

Qui vengono spiegate nel dettaglio le 10 proposte.

Qui è possibile firmare la petizione.

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1 http://www.siderlandia.it/index.php/il-decreto-che-modifica-in-peggio-il-diritto-allo-studio/