Bastard and Poor’$: lotta di classe 2.0?

di Andrea Cazzato

Cercando di barcamenarmi fra una notizia di Letta, una stronzata della Lega Nord (che pare essersi ripresa sotto l’egida di “razzistiamo” il ministro per l’integrazione) e un’impegnativa settimana che mi è costata 10 ore di sonno in tre giorni, ho avuto anche il tempo di fare il mio giro cazzeggio su Facebook, alla ricerca di qualche particolare notizia da trattare questa settimana. “No, il governo Letta no, le ha asciugate” – mi son detto. Quindi, evitiamo il solito pezzo di pessimismo e fastidio. Ed eccomi alla ricerca di qualche bella iniziativa, qualche buon proposito…tra un caffè ed un cazzotto per stare svegli, mi imbatto nel sito della “prima agenzia di rating dei lavoratoriBastard & Poor’$.

Questo sito nasce dall’idea di dar voce ai lavoratori e permettere loro, autonomamente, di dare un voto ai propri datori, tutto in forma anonima. Come i creatori affermano nella pagina di presentazione del sito, “se le agenzie di rating tradizionali condizionano i mercati, adesso saranno i lavoratori a condizionare il lavoro, contro i mercati. È finito il tempo dei numeri: Bastard and Poor’$ sarà una voce dei lavoratori per parlare delle condizioni sul posto di lavoro, dei comportamenti dei precarizzatori, dei soldi che loro fanno sfruttando il nostro lavoro”. Che altro dire? Un’idea strepitosa: ne rimango profondamente affascinato.

Per anni mi sono chiesto come un’agenzia di rating tradizionale, una Standard & Poor’s qualsiasi, potesse destabilizzare l’intera economia di un Paese difatti scavalcando l’indipendenza di una nazione nel decidere del proprio futuro e sancendo, definitivamente, la vittoria dei mercati sulla persona umana. L’idea dell’agenzia di rating dei lavoratori è ancora più geniale perché attacca chi, in questi anni, ha approfittato della situazione “declassata” per fare i propri comodi: parliamo dei datori di lavoro, che in B&P’$ sono divisi per macrosettori di competenza: aziende che lavorano nel campo dei servizi, nella logistica, nella grande distribuzione, ecc. Il metro di giudizio utilizzato è lo stesso odiosissimo che usano le agenzie di rating tradizionali: le lettere. Quelle lettere, con un più o un meno accanto, più o meno ripetute, che spesso danno un calcio in bocca ai Paesi che cercano di riprendersi dalla morsa dei debiti, cercano finanziamenti ed investimenti.

Si può esprimere un giudizio, quindi sul proprio posto di lavoro, basandosi su: ambiente di lavoro, tipologia di contratto, formazione, malattia, maternità, retribuzione, sicurezza, benefit. Dalla media di queste, verrà partorito il giudizio di rating finale.

Ragionando un po’ più ampiamente, la creazione di un sito del genere sembra un vero e proprio cortocircuito di linguaggi: lo sfruttato utilizza il linguaggio dello sfruttatore per smascherare il suo gioco. Lo so, siamo lontani dalle manifestazioni di piazza, dalla Rivoluzione d’Ottobre, dall’idea marxista del proletariato vincente. Ma almeno iniziano a palesarsi segnali di un risveglio sempre più convinto, della comprensione che, per battere il capitale, si deve scendere sul terreno di battaglia di quest’ultimo. E come si può combattere se non utilizzando un metodo innovativo e intelligente di indicizzazione del rapporto di lavoro, per evitare che altri vengano sfruttati e che quell’azienda sia costretta pubblicamente ad allentare il proprio giogo sul suo dipendente?

Non so, quindi, se è esagerato parlare di un nuovo modo di intendere la “lotta di classe”, ma sicuramente il rendersi conto che qualcosa ancora si può fare, fa sperare in un nuovo risveglio della coscienza di classe, che troppo spesso gli stessi sindacati, per lassismo o per bieco collaborazionismo con il padrone, hanno ingannato o sotterrato come idea vecchia, in nome di un austerity diffusa e di un sacrificio generale. Nessuno, però, ci ha ancora spiegato “come mai sempre in culo agli operai?” o ai precari o ai piccoli imprenditori che affogano nelle tasse e che vedono sempre di più diffondersi le catene multinazionali di grande distribuzione, l’elevato costo di entrata in determinati settori d’industria e tanto, troppo altro ancora.

Meglio chiuderla con un verso dalla canzone “L’Anguilla” dei 99 Posse “Non mi avrete mai, come volete voi!”. Dopo questa dose di “comunismo”, potete accendere la tv e rilassarvi, Belen ha figliato. Nel frattempo io spero che Bastard&Poor’$ funzioni per davvero.

P.s. E’ morto Andreotti…u maronn, che dispiacere!