Partiti e (bio)masse: quanto pesano gli iscritti oggi?

di Luca Frosini

“I partiti di massa sono organizzazioni che nascono ed operano con l’intento di rappresentare vaste fasce della società e di collegarle con le istituzioni. Pertanto, si propongono di farsi concretamente portatori della volontà, degli interessi e delle prospettive di una classe sociale o comunque di quote significatìve della popolazione….”
(Wikipedia alla voce bei tempi andati, ossia partito di massa)

 

Il partito di massa, così come indicato dalla definizione in alto, oggi non esiste più. I soggetti politici presenti nell’agone parlamentare non rappresentano (sia ben chiaro, è un discorso provocatorio ma neanche troppo) vaste fasce della società, non le collegano con le istituzioni ma soprattutto non sono organizzazioni, almeno nel senso classico del termine. Se escludiamo infatti barlumi di tempi andati sparsi qua e là nell’arco istituzionale e nel territorio italico, diventa molto difficile se non impossibile trovare segni di una presenza “pesante”, come poteva essere quella delle forze delimitate alla Prima Repubblica. Le Feste de L’Unità, per citare l’esempio più celebre, sono quasi sparite, i blocchi sociali preesistenti sfilacciati, il numero degli iscritti, e qui veniamo al dunque, bloccato su livelli molto lontani rispetto solo a vent’anni fa, non a caso data d’inizio dell’attuale fase politica.

Eh già, gli iscritti. Chi sono, da dove vengono, quanto contano realmente? Ebbene, rispondere in poche righe a tali quesiti è molto difficile, anche perché i dati disponibili sono estremamente fluidi tra le varie fonti.

Scorrendo l’elenco delle singole realtà italiane possiamo comunque scoprire che il primo partito nel Belpaese è niente di meno che il PDL. Correva il novembre 2011, quando il buon Alfano annunciava tronfio che i fan della libertà avevano raggiunto la fantasmatica cifra di 1 milione, di molto superiore anche rispetto alla somma dei fedeli ai “genitori” pidiellini, ossia Forza Italia( arrivata al massimo a 400000 iscritti) e AN (appena 200000). Squilli di trombe, festeggiamenti e colpi di clacson non hanno potuto nascondere fin dall’annuncio una serie di imbarazzanti scandaletti sulla reale consistenza di queste tessere, come successo, solo nel febbraio 2012, a Bari, in Veneto, a Modena, in Campania e in Calabria. Queste esplosioni ravvicinate, frutto di denunce su tesseramenti gonfiati, iscrizioni ad insaputa dell’iscritti e amenità varie, sono dovute in molti casi alle scadenze congressuali a livello locale, dove avere un numero in più o in meno può fare la differenza tra i vari maggiorenti in corsa per poltrone dirigenziali.

Rimanendo nel centro destra, gli storici sodali della Lega vantano invece a data 2008 150.000 iscritti, i neonati Fratelli d’Italia qualche migliaio, quote ancora più piccole per i partner minori, tra l’altro in molti casi più mere liste nate e morte in tempo d’elezioni che vere e proprie organizzazioni.

Dall’altro lato, il caro e vecchio Centrosinistra, il Partito Democratico si ferma, anno 2011, a 600.000 aderenti, ben lontani dai 2 milioni di punto minimo dell’antico PCI. Sel invece supera di poco i 125.000, aggiornati all’anno trascorso, mentre i socialisti si fermano a 100000, non proprio esaltante come le  briciole rimaste ad altri soggetti, spesso e volentieri inesistenti al di fuori di palazzi o convegni.

Il Centro da par suo lancia sul piatto i 220000 simpatizzanti dell’Udc, i 30000 di Fli ed altre decine per Scelta Civica, per la verità non presentatasi come partito tout-court ma come movimento d’opinione a sostegno del candidato premier Mario Monti.

La Sinistra Radicale, questa sconosciuta, si attesta sui 40000 di Rifondazione a regime 2012 (singhiozzi in lontananza) e sui 20000 dei Comunisti italiani, a testimoniare lo status di specie in via d’estinzione per la falce e il martello al giorno d’oggi.

E il Movimento 5 Stelle, direte voi? Santa Wikipedia li da intorno ai 255000 followers, numeri non proprio da folle oceaniche.

Certo, tale stillicidio di cifre dovrebbe essere più strutturato, nel senso di inserito nel contesto in cui viviamo. Il Movimento 5 Stelle raccoglie seguiti elettorali ben maggiori rispetto ai suoi tesserati, Berlusconi non ha mai dato molta importanza a questi numeri e altri invece sono nati o ricostituiti da troppo poco per poter individuare linee di tendenza. Sarebbero inoltre molto interessanti anche analisi sulla provenienza dei titolari di tessera, intesa come livelli sociali o economici di chi entra a far parte di un partito (prossimamente su questi schermi). Però, al di là di tutto, si può tranquillamente dire che l’iscritto conta molto poco rispetto al passato, il tesseramento portato avanti con molta più difficoltà, i numeri come abbiamo visto inesistenti rispetto ai milioni di PCI, DC, socialisti “storici” o addirittura missini. Inoltre è innegabile non notare una certa lontananza tra dirigenti e base, con i primi sordi o indifferenti ai richiami della seconda, presi a giochi di potere che queste grandezze non dovrebbero minimamente giustificare.

Insomma, la situazione è molto difficile. Iscriversi è quindi esercizio per temerari, e forse, ma proprio forse, bisognerebbe iniziare da loro per provare almeno a ricostruire qualcosa.

P.s. Gran parte dei numeri, causa pigrizia, sono ripresi da Wikipedia, magari non precisissima ma molto utile in questi casi.