Le dure proteste degli scorsi mesi non hanno dissuaso il governo Renzi dal proporre una riforma della scuola quanto mai controversa. L’iter di ridefinizione del sistema d’istruzione italiano tuttavia non si è esaurito: il governo infatti si è riservato la “delega” – cioè la possibilità di legiferare tramite decreti legislativi – per materie estremamente importanti. Le stesse proteste non si sono arrestate: in molte scuole del paese l’avvio dell’anno scolastico è stato caratterizzato da episodi di contestazione. L’Unione degli Studenti (UdS) ha indetto una giornata di mobilitazione nazionale per venerdì 9 ottobre. In questa data si terranno manifestazioni territoriali in diverse città d’Italia: anche a Taranto se ne svolgerà una, con partenza alle ore 9:00 dall’ingresso dell’Arsenale. D’altra parte, la situazione delle scuole a Taranto è a dir poco catastrofica. E’ di qualche giorno fa la notizia di una nuova interruzione dei lavori di ristrutturazione di Palazzo degli Uffici, sede storica del Liceo Archita, per mancanza di finanziamenti; nei mesi scorsi vi abbiamo parlato della condizione precaria del Liceo artistico Lisippo.
Di tutto questo abbiamo parlato con Simone Andrisani, attivista dell’UdS di Taranto.
Il 9 ottobre gli studenti scendono in piazza. Quali sono le ragioni?
Le ragioni per le quali noi studenti scenderemo in piazza il 9 ottobre sono molte e sembra quasi strano che tutto questo dissenso sia associato ad un solo ddl. Parlo, naturalmente, della “Buona scuola”. Il disegno di legge è stato ormai approvato da entrambe le Camere, ma non per questo dobbiamo e vogliamo arrenderci ad un panorama scolastico che risulta tragico agli occhi di ognuno di noi. Non possiamo accettare una realtà fatta di politiche di privatizzazione che portano all’ingigantimento delle differenze tra le varie scuole, con la conseguente negazione di quella che dovrebbe essere una garanzia per noi studenti, ovvero il diritto ad un’eguale istruzione, che si traduce, in conclusione, nella possibilità per un istituto di possedere gli stessi strumenti di un altro. Ciò che lascia perplessi inoltre è la questione che riguarda il potere, affidato al solo dirigente scolastico, che potrà comunque ascoltare il consiglio dei docenti, ma che in ultima analisi sarà il solo ad avere il potere decisionale nell’intero istituto. Penso possa essere corretto definire questa riforma “antidemocratica”.
Che clima si respira nelle scuole? Com’è stata accolta la riforma del governo Renzi?
Ad un iniziale e giustificabile stupore, è seguita una mobilitazione potente, che è stata visibile a tutti tranne che al governo, a quanto pare. Un governo che ha proposto delle consultazioni online, senza considerare che non tutti riescono ancora ad avere accesso ai contenuti in rete; un governo che evita di proporre un referendum sulla riforma pur di far quadrare i conti, a scapito, naturalmente, di noi cittadini e del nostro futuro. Le scuole sono ancora in movimento e, almeno per quanto riguarda l’UdS, posso garantire che non smetteranno di lottare per un’alternativa a tutto questo.
Quali sono le reali urgenze della Scuola oggi?
Il cambiamento, di cui spesso parla Renzi, urge davvero all’interno delle scuole italiane, ma si tratta più che altro di cambiamenti interni, che riguardano i programmi. Ci sono materie quali il Diritto, la Geografia e la Storia dell’arte che sono considerate marginali e che dovrebbero invece essere considerate fra le materie più importanti non solo per gli studenti, ma per il bagaglio culturale del singolo cittadino. Dopo la riduzione delle ore di geografia, attuata dalla riforma Gelmini, devo ammettere che io e i miei coetanei abbiamo spesso bisogno di fare delle ricerche per sapere dove si trovino anche le città più vicine a noi e questo è un grosso danno che continuano a subire generazioni di studenti.
In particolare, qual è la situazione delle scuole a Taranto? E cosa sarebbe necessario fare?
Il problema a Taranto riguarda soprattutto i fondi destinati all’edilizia scolastica, che risultano quasi sempre insufficienti. Basta guardare l’ex sede del Liceo classico Archita, luogo in cui il primo ministro Aldo Moro si diplomò, per capire l’estremo disagio che gli studenti di ogni scuola di Taranto vivono ogni giorno: strutture abbandonate al tempo che, inevitabilmente, logora, riducendo tutto in cenere. Di fronte a questo stato di cose non penso che ci siano alternative diverse dalla lotta. I tarantini non devono rassegnarsi per alcuna ragione; devono anzi urlare e alzare ancora di più la voce, nel caso fosse necessario, per far sì che vi sia così una vera e propria alternativa alla cenere. All’istruzione e alla lotta!