“Siamo qui per salvare Alenia Aermacchi”, dice Roberto Clemente, giovane delegato della Fiom, in apertura dell’assemblea che si è tenuta ieri mattina davanti ai cancelli della fabbrica sita tra Monteiasi e Grottaglie, inaugurata nel 2006 e considerata uno dei importanti stabilimenti aeronautici in Europa. Da più di un anno, però, quello stabilimento sta attraversando in maniera (apparentemente) inspiegabile una fase di forte crisi industriale, nonostante (paradossalmente) mantenga altissimi livelli di produttività, grazie soprattutto alla professionalità degli addetti, e all’importanza delle commesse. Com’è ampiamente noto, infatti, in questo stabilimento si producono le sezioni in composito della fusoliera del Boeing 787 Dreamliner. “Eppure un processo di estrema esternalizzazione delle lavorazioni, che va avanti dal 2009, sta minando alla base le fondamenta dell’azienda”, dice Clemente, applaudito dai circa trecento lavoratori e lavoratrici che ieri mattina presidiavano i cancelli dello stabilimento.
Qui non si rivendicano stipendi arretrati, questa non è una guerra per il denaro. Ma per la dignità. La maggior parte di loro ha un contratto a tempo indeterminato e un inquadramento previsto dal contratto nazionale metalmeccanico. Si reclama trasparenza nelle gare d’appalto. Si rivendica un tavolo di concertazione che ne fissi le regole; e si pretendono diritti e contratti uguali per tutti, anche per i lavoratori dell’ indotto.
Il conflitto sociale, qui, è da tempo latente: è esploso qualche giorno, quando si è appresa la volontà di Finmeccanica di non rinnovare, improvvisamente, le commesse per le aziende Tecnomessapia e Tecnomessapia 1. Una decisione che avrebbe esposto duecento operai al licenziamento, rischio rientrato momentaneamente proprio in seguito alla mobilitazione dei lavoratori.
Comunque, per comprendere cosa c’è davvero dietro la crisi di Alenia si devono ascoltare le parole pronunciate davanti ai cancelli della fabbrica dalla rappresentante del Nidil Cgil di Taranto, che ha raccontato dell’incontro che si è svolto qualche giorno fa presso la sede dell’agenzia per il lavoro “Quanta” di Brindisi, la quale fornisce lavoratori in somministrazione per gli stabilimenti Alenia Aermacchi di Foggia e di Grottaglie. Quell’incontro doveva avere l’obiettivo di fare chiarezza sul numero dei lavoratori somministrati impiegati nel sito Alenia di Grottaglie. “Per poter cominciare a tutelare quei lavoratori che sono la parte più fragile di un sistema produttivo frastagliato in una miriade di contratti lavorativi differenti”. La Quanta ha rivelato per la prima volta i numeri della precarietà: i somministrati in forza nello stabilimento di Grottaglie sono 282, di cui: 194 operai (laminatori, strutturisti), 41 operai trasferiti dallo stabilimento di Foggia a quello di Grottaglie e 47 impiegati. Non è tutto, però. Secondo la rappresentante del Nidil, “a questi lavoratori si deve aggiungere una quota che non ci è stata fornita, e cioè dei somministrati di nazionalità rumena assunti dall’agenzia Quanta Romania, presenti nello stabilimento di Grottaglie per effetto del distacco transnazionale”. In pratica, un meccanismo che permette di bypassare il contratto collettivo nazionale italiano assumendo manodopera a costo inferiore, con tutele, diritti, e stipendi del paese di assunzione, in questo caso la Romania.
Trasparenza negli appalti e lotta alla precarietà anche nelle parole di Alessandro Pagano, coordinatore nazionale della Fiom per le aziende di Finmeccanica. La sua presenza è un segno dell’attenzione di tutti i lavoratori del comparto aeronautico alle vicende dello stabilimento di Grottaglie. Il suo intervento è molto applaudito dai presenti, perché centra il punto: quello dell’organizzazione del lavoro. E degli stessi lavoratori: “tocca a voi” – dice Pagano – “mettere d’accordo i sindacati. Dovrete essere voi a pretendere il rispetto delle persone”.
Questo avviene già da tempo: i lavoratori qui sono compatti, uniti: quello che pretendono è la dignità. Non si fanno né strumentalizzare, né dividere tra garantiti e non. Sono tutti dalla stessa parte. In questo, bisogna dirlo, sono facilitati sia dall’essere lavoratori con un alto grado di professionalità sia dalla presenza di delegati sindacali che non si piegano a capi e capetti di turno.