In questi giorni a Torino si torna prepotentemente a parlare di acqua: bene pubblico non generante profitto secondo quanto deciso dagli italiani con il referendum dei “27 milioni” di votanti del 2011, in realtà ancora bene economico altamente redditizio gestito in Italia da utility nazionali ed internazionali, notevoli eccezioni a parte. I movimenti per l’acqua pubblica della provincia riponevano grandi speranze nella nuova amministrazione pentastellata e nel sindaco Chiara Appendino, eletta nel giugno 2016, perché fosse finalmente data applicazione all’esito referendario, anche alla luce di quanto sostenuto in campagna elettorale dai vincitori delle elezioni amministrative. Ne abbiamo parlato con Mariangela Rosolen, portavoce del Comitato Acqua Pubblica Torino.
Cos’è Acqua Pubblica Torino?
E’ un comitato pubblico che promuove la ri-pubblicizzazione dell’acqua; opera a Torino e Provincia da una decina di anni e che si è data un nome in occasione del Forum Nazionale dei Movimenti per l’Acqua, quando abbiamo raccolto le firme per la legge di iniziativa popolare che riconoscesse l’acqua come bene pubblico; le nostre assemblee sono aperte a chiunque voglia partecipare e ci riuniamo ogni Martedì sera nella località indicata sul nostro sito.
Cosa ha stabilito l’esito referendario sull’acqua del 2011?
Ha stabilito due cose. Anzitutto, ha restituito ai comuni italiani il potere di decidere la forma di governo e gestione del servizio idrico cancellando di fatto il famigerato articolo 23 bis del Decreto Legge numero n° 112 voluto da Berlusconi e Tremonti, che imponeva ai comuni di vendere sul mercato almeno il 40% dei servizi pubblici locali, acqua compresa.
In secondo luogo, ha abolito una norma, riguardante in modo specifico il servizio idrico, che permetteva di caricare in fattura – quindi di far pagare agli utenti – il profitto sugli investimenti. Prima del referendum gli utenti pagavano non solo il servizio, ma anche una remunerazione minima del 7% sugli investimenti fatti ai privati che avevano lo avevano in gestione. Il concetto di “profitto minimo” garantito al privato per la gestione del bene pubblico per antonomasia è inammissibile e infatti il secondo quesito è stato più suffragato del primo: per il popolo italiano l’acqua è un bene pubblico che non può essere gestito secondo logiche di mercato, come d’altra parte previsto in Costituzione.
Il combinato disposto di queste due espressioni della volontà popolare (si sono espressi 27 milioni di italiani) imporrebbe che l’acqua sia gestita da un’azienda senza scopo di lucro; ed è compito dei Comuni accertare che il servizio, sia pure organizzato in modo efficiente e trasparente, non sia fonte di guadagno. E’ ovvio che la forma giuridica di un’azienda che assolva a questo compito non è la società per azioni, che è di diritto privato ed è fondata a scopo di lucro, quindi deve fare i profitti vendendo una merce altrimenti fallisce e porta i libri contabili in tribunale. E’ pacifico che un’azienda che fornisce un bene pubblico – come l’acqua – e i servizi ad essa connessi sia un’azienda di diritto pubblico, che ovviamente ha un suo bilancio ma non guadagna su questo particolare bene, che non è una merce. Napoli, amministrata dal sindaco De Magistris, è l’unico grande comune italiano cha ha dato piena attuazione all’esito referendario trasformando la ARIN di diritto privato in ABC (Acqua Bene Comune Napoli) di Diritto Pubblico; il comune di Torino non ha ancora dato attuazione al referendum.
In merito al problema “acqua” qual era la proposta di qualche mese fa della Appendino e del M5S a Torino durante la campagna elettorale per le elezioni amministrative ?
Il Movimento per l’Acqua Pubblica è nato anche grazie agli Amici di Beppe Grillo, poi diventati Meet Up e confluiti ora nel Movimento 5 Stelle: abbiamo organizzato una delle prime iniziative pubbliche a Torino insieme agli Amici di Beppe Grillo nel 2008. Fino all’elezione della Appendino a sindaco abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto con il Movimento 5 Stelle, e molti di noi hanno votato per loro; alcuni sindaci 5 Stelle della Provincia hanno approvato la delibera di trasformazione di SMAT (Società Metropolitana Acque Torino) da azienda di diritto privato ad azienda di diritto pubblico.
L’atteggiamento della sindaca e del Movimento 5 Stelle è cambiato completamente nei nostri confronti dopo il voto. In campagna elettorale non hanno organizzato iniziative particolari sull’acqua, ma in tutte le occasioni pubbliche prima del voto si sono dichiarati vicinissimi alle nostre posizioni e, in una di queste, l’attuale vicesindaco Montinari e l’assessore in pectore all’ambiente Stefania Giannuzzi hanno detto alla sottoscritta: “La nostra posizione è quella del Movimento Acqua Pubblica Torino”.
In bella evidenza sul sito del vostro Comitato avete pubblicato in data 2 Ottobre un comunicato con il quale attaccate duramente il M5S ed il sindaco. Perché?
Dopo le elezioni i rappresentanti dei Cinque Stelle sono scomparsi, nonostante il comitato abbia tentato più volte di interfacciarsi con la nuova amministrazione. Abbiamo incrociato una sola volta la Giannuzzi, ma ci è sembrato che le nostre richieste le entrassero da un orecchio e le uscissero dall’altro. Poi abbiamo scoperto (solo recentemente) che, senza dire niente a nessuno, il 14 Luglio la Appendino ha inviato a SMAT una comunicazione con cui ha richiesto che fossero girati al bilancio comunale tutti i soldi iscritti a riserva di bilancio della società a causa dell’estremo bisogno del comune.
E’ vero che il Comune di Torino è uno dei più disastrati dopo gli investimenti effettuati per le Olimpiadi invernali del 2006 e a causa dei derivati su tassi sottoscritti dall’attuale Presidente dei Revisori dei Conti di IREN [l’azienda elettrica che serve Piemonte, Liguria , Torino, Genova Reggio Emilia, Piacenza e Parma, n.d.r], allora Assessore al Bilancio del Comune di Torino. SMAT, però, è una società per azioni, i cui azionisti sono il Comune di Torino ed altri 306 comuni della Provincia: le risorse finanziarie di SMAT sono, dunque, di tutti i comuni e non solo del Comune di Torino. Noi abbiamo appreso la notizia a settembre e l’abbiamo girata ai sindaci degli altri comuni della provincia, che non erano informati. La cosa davvero ridicola in tutta la vicenda è che il M5S di Torino ed il sindaco si sono comportati in modo tale da far diventare alcuni sindaci del PD e di destra della provincia i nuovi eroi dell’acqua pubblica (anche se fino a qualche tempo prima erano i campioni della privatizzazione)
La nuova amministrazione ha anche venduto le quote a SMAT
Si tratta di una decisione giusta e dovuta: SMAT deve progressivamente ricomprare le azioni perché tra i soci ci sono tre finanziarie che non operano nel campo idrico, ma sono casseforti di un consorzio di rifiuti; e, dal momento che SMAT gestisce il servizio idrico con affidamento diretto (senza gara o “in house providing”), può fare questo quando il gestore è al 100% pubblico e su di esso la proprietà, cioè i comuni, esercitano un controllo analogo a quello che esercitano sui propri uffici. Le finanziare nel capitale di SMAT rendono debole la condizione di privilegio, che consiste nel non passare per una gara d’appalto per assicurarsi la gestione del bene comune acqua. Il riacquisto di azioni proprie è stato chiesto da noi.
Perché allora parlate di privatizzazione “strisciante” di SMAT?
Perché l’Appendino sta privando SMAT delle proprie risorse – senza, tra le altre cose, dividerle con gli altri comuni azionisti – per coprire buchi di bilancio o fare cose diverse da ciò per cui il fondo da cui le sta prelevando è stato creato: ciò rende particolarmente fragile SMAT, esponendola a future privatizzazioni a causa della mancanza di risorse. SMAT lavora su un piano d’ambito vasto e deve manutenere e controllare 1,5 miliardi di investimenti in servizi ed impianti idrici. Secondo quanto previsto, le risorse del piano saranno ottenute per il 75% attraverso le tariffe degli utenti, un’altra fetta attraverso una probabile emissione obbligazionaria, il resto attraverso gli avanzi. Se tu, sindaco, prendi 15 milioni dal mio bilancio io, SMAT, devo trovarli rivolgendomi alle banche, alzando le tariffe agli utenti o facendo entrare i privati nel mio capitale. Ma questo genere di sinfonia l’abbiamo già ascoltata da altri partiti politici prima del Movimento 5 Stelle
L’impressione è che le amministrazioni regionali e comunali, una volta insidiate, dovendo fare i conti con stringenti vincoli di bilancio centrali, siano costrette, obtorto collo, a ritrattare almeno in parte (se non completamente) le ambiziose promesse elettorali nel nome del “non c’è alternativa”. Voi come rispondete a queste osservazioni?
Si tratta di argomentazioni già utilizzate da altri partiti che, almeno su questo argomento specifico, fanno assomigliare in modo impressionante il M5S al Pd. A noi preme che la volontà del popolo, espressa attraverso il referendum, sia rispettata perché l’acqua non è una merce, ma un bene comune. E’ vero che ci sono i vincoli di bilancio, ma è anche vero che tre anni fa Fassino non ha rispettato il Patto di Stabilità ribellandosi al governo centrale, con una motivazione semplice: rispettandolo avrebbe chiuso il Comune.
Il M5S è un movimento che nasce dal malcontento generale causato dall’applicazione di leggi che strangolano i cittadini; dunque che portino avanti la battaglia, dal momento che ora amministrano Torino – una delle città metropolitane più grosse – e che sono nell’ANCI; e non ci vengano a dire che, su un bilancio da 1,3 miliardi di euro, non riescono a trovare pochi milioni: la verità è che distrarre i soldi da un fondo preposto ad altro è una soluzione semplice, ma a questo punto i cittadini potrebbero obiettare che i soldi andrebbero utilizzati per abbassare le tariffe o fare investimenti nel servizio idrico. Quando i bilanci erano controllati meglio di ora, un’operazione di questo genere si chiamava peculato per distrazione, un reato che non esiste più.
La trasparenza è una delle bandiere del Movimento 5 Stelle, e allora non è possibile far pagare ai cittadini una tariffa più alta per fare profitti e, poi, invece di migliorare il servizio perché ti consente di fare gli utili, prendi parte di quei soldi destinandoli a tappare i buchi del bilancio del comune. Questa non è correttezza amministrativa: i soldi devono restare lì altrimenti SMAT si indebolisce e, proprio per il fatto che non ha soldi, magari non domani ma dopodomani il privato entrerà sempre più nella gestione del servizio
Adesso quali sono i rapporti con l’amministrazione Appendino?
Dopo le elezioni (giugno 2016) i Cinque Stelle si sono eclissati: non abbiamo avuto più alcun contatto con la nuova amministrazione, tanto che abbiamo deciso di inviare una lettera alla sindaca, che ci ha accordato un incontro per fine novembre, con calma.