Diciannove liste, sette candidati governatori, novecentocinquanta aspiranti consiglieri. Sono i numeri delle prossime elezioni regionali che si terranno, anche in Puglia, il 31 maggio. Il favorito indiscusso è lui: il sindaco di Puglia – come lui stesso si definisce – l’ex magistrato Michele Emiliano, il quale, secondo i sondaggi, staccherebbe di ben venti punti percentuali il suo diretto concorrente, l’oncologo Francesco Schittulli, candidato fortemente voluto e sponsorizzato da Raffaele Fitto. L’ex sindaco di Bari ha dalla sua ben otto liste, per un totale di quasi cinquecento candidati. Si va dal Partito Democratico – attuale partito di maggioranza relativa in Regione – alle liste cartello “Popolari per l’Italia” e “Popolari con Emiliano”, fino al Partito Comunista d’Italia: Emiliano ha posto per tutti, o quasi.
A due giorni dalle presentazioni ufficiali dei candidati, però, sono davvero tanti i nomi che imbarazzano anche i suoi alleati. Molti “impresentabili” si trovano proprio nel raggruppamento “Popolari con Emiliano“, nato dall’unione di Udc, Centro democratico e Realtà Italia. Tra di loro spicca per la biografia il nome di Euprepio Curto, ex missino, dal 1994 al 2011 senatore di Alleanza Nazionale. Di Francavilla Fontana, nel 2004 è stato il candidato, sconfitto, della coalizione di centro-destra alla presidenza della provincia di Brindisi. Sempre con lo stesso schieramento, nel 2010, è eletto consigliere regionalea. Da qualche tempo Curto è il commissario dell’Udc in Provincia di Brindisi. A destra della coalizione, a fare compagnia all’ex senatore c’è il tarantino Giovanni Ungaro, appena tre anni fa eletto consigliere comunale a Taranto con il movimento post-fascista di Giancarlo Cito, Lega d’azione meridionale. Da lì confluito in Forza Italia, poi nel nuovo centrodestra di Alfano e successivamente all’interno di Realtà Italia, partito che sostiene nella città dei due mari la giunta di centro-sinistra. Come dire… un trasformista della politica, Ungaro, che è stato già due volte consigliere comunale nelle file di Forza Italia: nel 2005 e nel 2007.
Uno dei tanti, nella coalizione a sostegno di Michele Emiliano. Che annovera candidature che hanno fatto discutere parecchio. Come quella di Saverio Tammacco, consigliere provinciale di Forza Italia a Bari, candidato anche lui nelle liste nei Popolari. Non è bastata la dura presa di posizione dell’ex assessore della Giunta Vendola, Guglielmo Minervini, che aveva chiesto ad Emiliano di rinunciare alla candidatura di Tammaco, “evocando gli anni più bui della città di Molfetta e le inchieste condotte da Pm antimafia dallo stesso candidato governatore”. “Forse il vero problema di Minervini è che Tammaco è di Molfetta come lui”, aveva replicato sprezzante Emiliano. Nel collegio di Bari, tra i trasformisti, Tammacco è in buona compagnia. A cominciare dal capolista, Michele Colonna, detto Lillino, ex vicesindaco di Altamura, in giunta con Forza Italia. Sempre nel collegio di Bari ha trovato posto pure Giuseppe (Peppino) Longo, già consigliere regionale dal 2010 ad ora, ovviamente nelle file del centro-destra. In provincia di Bari, dunque, larghe intese a tutti gli effetti, con la benedizione di Francesco Spina, presidente di centro destra della Provincia Bat (Barletta, Andria e Trani), coordinatore delle liste locali a sostegno del “sindaco di Puglia”.
Anche a Foggia quanto a trasformisti non sono da meno: a capeggiare la pattuglia degli ex forzisti schierati con l’ex sindaco di Bari c’è Paolo Mongiello, ex capogruppo del Pdl nella Provincia di Foggia che si era già schierato nel novembre scorso sostenendo l’ex pm nelle primarie del centrosinistra. In verità, il foggiano Leo Di Gioia aveva battuto i colleghi trasformisti sul tempo, già due anni fa. Così si legge sul sito internet della Regione Puglia che ne riporta la biografia: “eletto nella circoscrizione di Foggia per la lista il Popolo della Libertà, è alla sua prima esperienza al Consiglio regionale. Nel 2004 è il primo degli eletti per la carica a consigliere comunale di Foggia nella lista di Alleanza Nazionale. Nel 2008, con la stessa compagine alle elezioni provinciali di Foggia, è nominato assessore al bilancio, programmazione economica e finanziaria, demanio e patrimonio, affari generali e informatizzazione”. Poi, più nulla fino al 2013, quando Leo Di Gioia, nel frattempo approdato sotto l’ala protettiva di Mario Monti, viene nominato Assessore regionale al Bilancio, con deleghe al Contenzioso Amministrativo, al Demanio e al Patrimonio. Mica male per uno eletto con un partito d’opposizione. Ora Di Gioia si candida, forte del ruolo ricoperto in Regione, fianco a fianco con Michele Emiliano, in rappresentanza della Provincia di Foggia. La Daunia potrà contare in queste consultazioni su un altro big della politica trasformista, nonché figlio d’arte: Napoleone Cera, figlio del sindaco di San Marco in Lamis e parlamentare dell’Udc, Angelo Cera; manco a dirlo, anche Cera è candidato alla carica di consigliere regionale nella lista dei “Popolari”. C’è da sperare che non imiti troppo il padre, che fu condannato qualche anno fa ad 1 anno e 6 mesi di reclusione per truffa ai danni della Regione Puglia e falso ideologico. L’accusa era quella di aver lucrato sui rimborsi previsti per i pasti e i viaggi. Tant’è. Dunque, c’è notevole imbarazzo per la presenza nelle liste di alcuni nomi che suonano indigesti per gli stessi alleati di Emiliano. Volti che troveranno posto soprattutto nelle civiche che sostengono Emiliano, e nel calderone dei centristi: di Popolari e Udc che correranno con il centrosinistra pugliese.
Polemiche e sospetti hanno suscitato anche i profili di alcuni candidati che risultano indagati in alcune inchieste della magistratura pugliese. In questo caso è il Pd a fare ad aver fatto incetta. Un caso curioso è quello del leccese Ernesto Abaterusso, ( non indagato) che ha preso il posto del figlio Gabriele, coordinatore provinciale del Pd (condannato anche in secondo grado per il reato di bancarotta in distrazione) nella lista per le regionali. Sotto la scure della Procura di Bari c’è già da qualche anno Michele Mazzarano, consigliere regionale uscente del Pd, di Massafra. Secondo il gup della Procura di Bari, Sergio Di Paola, che nel settembre dello scorso anno ne ha disposto il rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta su Gian Paolo Tarantini per finanziamento illecito ai partiti, l’esponente politico avrebbe ricevuto 70 mila euro da Tarantini: diecimila per pagare il concerto di chiusura della campagna elettorale del Pd a Massafra per le elezioni politiche dell’aprile 2008 e altri 60 mila per il tramite di un imprenditore che, secondo l’accusa, si sarebbe aggiudicato un appalto da 600 mila euro alla Asl proprio per il tramite del politico. A mettere nei guai Mazzarano è stato lo stesso Tarantini. Il processo è cominciato a dicembre 2014, ed entro il 2016 sarà quindi prescritto. Un altro consigliere uscente del Pd, per cui è stato chiesto il rinvio a giudizio, e ricandidato, è Donato Pentassuglia, di Martina Franca. L’inchiesta in cui l’attuale assessore regionale alla sanità è coinvolto, è quella sull’Ilva, portata avanti dal procuratore capo Franco Sebastio, dal procuratore aggiunto, Pietro Argentino, e dai sostituti procuratori Mariano Buccoliero, Giovanna Cannarile, Remo Epifani e Raffaele Graziano. È “ambiente svenduto”: quarantanove indagati tra funzionari, imprenditori e politici, ad undici di loro la Procura di Taranto contesta il reato di associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale e a reati contro la pubblica amministrazione, nonché l’avvelenamento di acque e sostanze alimentari. A Donato Pentassuglia, che all’epoca dei fatti era il presidente della Commissione Ambiente della Regione Puglia, viene contestato il favoreggiamento personale, reato per cui la Procura ne ha chiesto il rinvio a giudizio.
Sembra spettare alla Provincia di Taranto il record degli indagati: Alfredo Spalluto, ex assessore ai lavori pubblici al Comune di Taranto, ora candidato con la civica “Emiliano sindaco di Puglia” è indagato dal luglio 2013 in un’inchiesta della Procura di Taranto sui lavori di ristrutturazione di alcuni edifici pubblici nella Città Vecchia. Insieme a lui, altri sei tra tecnici e funzionari comunali, per cui il magistrato Vincenzo Bruschi, che conduce le indagini, ha ipotizzato a vario titolo i reati di corruzione, truffa aggravata e ricettazione. Un altro tarantino, divenuto assessore regionale all’agricoltura nel 2013, Fabrizio Nardoni, è candidato nella lista “Noi a Sinistra per la Puglia”. Su di lui non pende nessuna richiesta della magistratura, sia chiaro, ma in due anni da assessore è finito più volte nella bufera mediatica: per i conflitti di interesse che ruotavano attorno alle sue aziende aggiudicatarie di alcuni appalti, poi cedute; per i finanziamenti regionali a una tv locale dove lavora la moglie, e da ultimo per le ombre che ruotano attorno alla vicenda Xilella.
Gli “impresentabili”, i trasformisti, i post-fascisti, devono proprio piacere a Michele Emiliano. Lo ricordiamo quando nelle elezioni comunali a Bari volle fortemente nelle sue liste addirittura Alberto Savarese, detto “il Parigino” capo della curva di estrema destra del Bari, indagato per una sfilza di reati, tra cui associazione per delinquere di stampo mafioso. Voleva dare una seconda opportunità a Savarese, dichiarò Emiliano, candidandolo nella lista“Moderati per Emiliano”. Ora vuole dare una seconda opportunità a una sfilza di notabili di prima, seconda e terza repubblica.
Eppure lui stesso dichiarava sulla sua pagina facebook, nel lontano 2011, a proposito delle inchieste che riguardavano proprio Michele Mazzarano: “mi vergogno del mio partito. Questo soggetto dovrebbe dimettersi da ogni carica politica ed andare a lavorare. Sarebbe la prima volta nella sua vita. Ha preso soldi da Tarantini e non può più rappresentare il Pd. Non capisco perché insistiamo a farci del male”.
Già, non si capisce perché si insiste a farsi del male. Ma questa è un’altra storia.