Che ci crediate o meno anche quest’anno Siderlandia ha avuto il cattivo gusto di affidare a me la cronaca del concerto (o dovrei chiamarlo adesso Concertone?). Questo articolo è un mix di mal di testa da 12 ore di musica ininterrotta, subwoofer assassini, leggins di giornaliste assassini (grazie Jo TV), tre panini una birra e diverse bottiglie d’acqua.
Cominciamo col dire che se non c’eravate siete giustificati solo se eravate a mare a far vedere il corpo che avete forgiato in mesi di palestra, oppure se dovevate partorire il prossimo dio del rock.
Al termine dell’evento si dirà che c’erano duecento mila persone, per la questura cento mila mentre per Salvini i soliti quattro meridionali di merda.
Sono già operativo dalle 10:30 al parco archeologico, sto come uno zombie dato che ho dormito poche ore, vado a sentire il sindaco di Messina Accorinti. Mi aspetto un hippie col cervello bruciato e mi ritrovo una persona lucida che non si vergogna di fare politica e che la considera una missione. Vorrei registrarlo e farlo vedere milioni di volte a tutti quelli che dicono che la politica è tutta uguale e che non andranno mai più a votare. Sì lo farei vedere anche a te che stai leggendo.
Il concerto incombe, do’ uno sguardo alla scaletta. Quest’anno c’è da essere felici per gli artisti, c’è pochissimo reggae (Fido Guido) e pochissima musica popolare (Davide Berardi e Officine Zoé).
L’apertura è affidata agli artisti emergenti selezionati tramite il concorso “Destinazione 1 Maggio”, mi sono piaciuti sopratutto i Don Bruno da Mola di Bari, duo basso e batteria col loro cross over tra funk e punk.
Salgo sulle scale che dalla sala stampa portano al palco e vedo l’infinita distesa di persone, da non crederci, vengono da mezza Italia, ma vedo anche certi pezzi di fig….(La Redazione ci tiene a precisare che Mimmo è un tutto sommato un bravo ragazzo, no davvero dai, regala fiori alle ragazze e lascia entrare prima le donne e tutto il resto. Non giudicatelo male. La Redazione).
L’apertura è affidata a Davide Berardi, conterraneo di Martina Franca. Sul palco contamina la musica popolare col rock e convince.
Poi arrivano sul palco le Officine Zoé, quest’anno la poca presenza di musica popolare nel concerto mi rende tranquillo, gli osservo, il pubblico balla, osservo i cul..(la Redazione vi invita a ricordarvi cosa ha scritto poche righe sopra).
Ai musicisti si alternano rappresentanti dei movimenti e delle associazioni come don Prisutto, parroco di Augusta che da anni lotta contro l’inquinamento prodotto da Eni, i No Muos, le madri della Terra dei Fuochi.
Il pomeriggio per quanto mi riguarda è da segnalare per l’esibizione di Iosonouncane (complimenti per la scelta) che porta sul palco il suo nuovo album DIE, elettronica monumentale con testi che richiamano la sua terra la Sardegna. Me lo ascolto davanti al palco e mi spettina a colpi di subwoofer, niente di meglio.
Cala la sera e un tappeto di luci di telefonini finirà nella foto annuale del concerto. Sale sul palco Francesco Baccini, il mio cuore gronda amore per lui. Me lo ricordo ancora al primo concerto del 1 maggio a Taranto: camicia sbottonata in maniera abbinata ad una sobria catenazza col crocifisso e bottiglia di birra Raffo di ordinanza, come non amarlo. La sua esibizione è breve, anche per motivi che lui spiega all’inizio, ma sentita.
Durante l’esibizione dei Bud Spencer Blues Explosion che mi sto godendo, avverto uno scopenso nella Forza; arrivano nel backstage i Subsonica e Mannarino. Suoneranno tra poco e mi ritroverò a fare surf sull’ormone delle fan, sopratutto del secondo che riscuote un grandissimo successo, anche su un giornalista compassato di cui non posso fare il nome ma che mi chiede di scattargli delle foto con l’artista romano.
Menzione speciale per i Marlene Kuntz, non solo per l’esibizione fantastica tutta incentrata su Catartica, loro primo disco, ma sopratutto per l’eleganza di Cristiano Godano che accompagna ad un completo grigio con camicia nera dei mocassini marroni con fibbia che fanno tanto matrimonio anni 80.
a chiudere questo concertone ci pensano Caparezza, aspettato da tutto il Parco Archeologico, LRNIpley, i fantastici Management del Dolore Postoperatorio e Fido Guido.
Finisce così un altro 1 maggio tarantino, un successo, certo e chi lo mette in dubbio, io però il mio 1 maggio lo finisco dolorante al bar Canada che tante volte mi ha visto protagonista di scene vergognose. Mentre mi riprendo da tutte le emozioni della giornata mi ritorna in mente il coro che spesso viene intonato durante il concerto: “TARANTO LIBERA – TARANTO LIBERA”. Nessuno che urla “Talsano libera dai truzzi”, voi non potete capire…. Arrivederci concerto del 1 maggio.
Mentre scrivevo questo pezzo ascoltavo
Marlene Kuntz, Il Vile, 1996
The Sonics, This Is The Sonics, 2015