«La Garanzia Giovani (Youth Guarantee) è il Piano Europeo per la lotta alla disoccupazione giovanile». Sul sito ufficiale viene presentato in questo modo il programma Garanzia Giovani, il cui obiettivo è quello di inserire nel mercato del lavoro i giovani che non studiano e non lavorano.
Sostanzialmente il funzionamento del progetto è il seguente: con i fondi stanziati dall’UE viene data la possibilità alle imprese di poter reclutare dei tirocinanti che vengono pagati direttamente dell’INPS (450€ lordi al mese per un tirocinio di 30 ore settimanali della durata di 6 mesi); il costo per l’impresa quindi si riduce a poche centinaia di Euro per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Le aziende possono anche usufruire del c.d. “accompagnamento al lavoro”: uno sgravio fiscale se assumono il candidato a tempo indeterminato (in Puglia, a differenza di altre regioni, questa agevolazione non viene riconosciuta per i contratti a termine).
I fondi vengono utilizzati anche per attività come formazione, presa in carico, orientamento (svolte dalle ATS[1]) servizio civile regionale e nazionale, sostegno all’auto-impiego e all’auto-imprenditorialità.
Vista in questo modo, si potrebbe pensare di trovarsi di fronte a delle opportunità. La realtà purtroppo è ben diversa e si materializza già dal momento in cui si fa l’adesione al programma.
Il primo passo è l’adesione online: entro 60 giorni (teoricamente) si viene convocati dal Centro Per l’Impiego, il quale prima organizza un incontro informativo per verificare che i candidati abbiano i requisiti per usufruire delle misure previste dal programma, e poi (dopo aver fissato un appuntamento) convoca il candidato per firmare il patto di servizio.
A Taranto già in questa fase preliminare iniziano i primi problemi: il Centro per l’Impiego è notoriamente a corto di personale, quindi molti ragazzi che aderiscono al programma vengono convocati dopo i 60 giorni previsti (io personalmente ho firmato il patto di servizio dopo 120 giorni dall’adesione, e tanti sono nella mia stessa situazione).
Il secondo passo è la scelta dell’ATS: capita spesso che, nonostante i candidati scelgano regolarmente l’ATS dal portale dedicato, ci siano dei problemi di natura tecnica; e qui comincia l’odissea, perché per risolvere la questione può passare anche un mese.
Se tutto viene risolto, si arriva al terzo step: l’assunzione da parte dell’azienda o l’attivazione del tirocinio. Nel secondo caso i problemi sono di natura economica: il rimborso spese viene erogato direttamente dall’INPS con notevole ritardo. Ci sono molti ragazzi che hanno avuto il rimborso dopo la fine del tirocinio; ad altri era stato detto che sarebbero stati pagati ogni due mesi ma, a tirocinio quasi ultimato, non hanno visto ancora un Euro. Va aggiunto poi che molti ragazzi ci stanno rimettendo perché devono sostenere le spese di trasporto per raggiungere le aziende dove svolgono il tirocinio.
Per capire la situazione basta vedere l’ultimo elenco delle indennità pubblicato sul sito della Regione: ci sono tirocinanti che hanno cominciato ad agosto e stanno ricevendo le prime due mensilità a gennaio.
Qui le colpe sono della Regione Puglia: alle regioni infatti vengono assegnati i fondi, i quali poi vengono distribuiti per le varie misure previste. Il ruolo di coordinamento che la Regione Puglia dovrebbe avere a quanto pare ha numerosi problemi. Sulla questione dei pagamenti l’assessore al Diritto allo Studio, alla Formazione e al Lavoro della Regione Puglia, Sebastiano Leo, con un comunicato del 12 novembre 2015, ha dichiarato che i ritardi dipendono da «l’enorme numero di richieste unitamente alla complessità della valutazione delle pratiche, spesso incomplete e da integrare». Quindi sostanzialmente si tratta di un intoppo burocratico: siamo nel 2016 e per attivare un semplice tirocinio dobbiamo ancora produrre un sacco di documenti e passare per vari enti, quindi per un foglio compilato male o mancante una persona si ritrova a lavorare senza ricevere il rimborso spese. Come è possibile che i tirocini vengano attivati se le pratiche sono “incomplete e da integrare”? Invece di fare un controllo ex post sarebbe più logico verificare la documentazione prima dell’inizio del tirocinio. Non si poteva pensare ad un procedimento più snello considerando che abbiamo a disposizioni PC e connessioni internet?
Un altro scandalo è il fatto che i Centri per l’Impiego non vengano supportati come dovrebbero. Posso dire per esperienza personale che quello di Taranto è lasciato letteralmente all’abbandono. Durante la mia profilazione c’è stato un problema di comunicazione dei miei dati al Ministero; sono stata più volte al CPI e tutti gli operatori di Garanzia Giovani con cui ho parlato hanno provato a risolvere la questione (tengo a precisare che in questa situazione ho avuto sempre a che fare con persone competenti, disponibilissime e gentilissime: cosa che non accade spesso negli enti pubblici). Purtroppo però si trattava di un errore tecnico del portale. In questi casi ci vorrebbe l’intervento diretto dell’Ufficio competente; il problema è che il CPI (non per sua volontà) non ha un canale diretto con chi risolve queste problematiche, quindi sostanzialmente ci sono volute quasi tre settimane di invii di segnalazioni ed e-mail per sbloccare la situazione (in un sistema efficiente ci dovrebbe essere, almeno per i CPI, un call center da poter contattare per spiegare la situazione in tempo reale e risolvere la questione).
A questo punto viene spontaneo chiedersi come sia possibile che un programma del genere possa davvero essere uno strumento per la lotta alla disoccupazione.
Le aziende avevano già la possibilità di poter attivare i tirocini: in Puglia si può assumere un laureato a 450€ al mese netti (pagati dall’azienda) per 30 ore settimanali senza ulteriori spese (tranne l’INAL), quindi niente contributi da versare, ferie pagate, malattie ecc. Molte imprese approfittano di questo strumento perché, come per Garanzia Giovani, non c’è l’obbligo di assunzione, quindi c’è un ricambio di stagisti ogni sei mesi senza limiti di alcun tipo.
Il problema fondamentale è che ciò che sulla carta risulta come “tirocinio” è un lavoro vero e proprio; nel momento in cui si viene inseriti all’interno di un contesto lavorativo c’è ovviamente un periodo più “formativo”, ma di certo dura molto meno di sei mesi. Sia chiaro, non dico che ogni azienda dopo un colloquio deve assumere il candidato a tempo indeterminato così, sulla fiducia; è giusto che ci sia un periodo di prova per valutare se la persona è davvero in grado di svolgere il proprio lavoro, ma non è normale vedere aziende che reclutano continuamente stagisti senza poi assumere nessuno. E questo non dipende dalla crisi: gli stagisti vengono assunti in continuazione per una questione di convenienza, altrimenti non si spiega perché anche le grandi multinazionali (perfettamente in salute) rimpiazzano stagisti con altri stagisti. Oppure dobbiamo credere che nessuno in questo paese è in grado di lavorare?
Purtroppo Garanzia Giovani non è visto dalle aziende come una opportunità per poter trovare forza lavoro qualificata per la propria impresa, ma solo un modo per avere un lavoratore gratis da poter rimpiazzare con un altro lavoratore gratis dopo sei mesi. Questo si capisce facilmente dai dati: come si può leggere nel 26esimo report di monitoraggio dei 9320 giovani avviati a misura di politica attiva quelli assunti a tempo indeterminato sono 2044.
Combattere la disoccupazione significa creare le condizioni per far si che i giovani possano essere assunti con un contratto “vero” (cioè quello che prevede una idonea retribuzione, il versamento dei contributi ecc..), e questo incide positivamente sull’economia perché, detto in modo molto semplice, se la gente non lavora non ha soldi da spendere, e se nessuno acquista i prodotti/servizi delle imprese queste falliscono (lasciando a loro volta altri lavoratori a casa senza stipendio).
Avevamo davvero bisogno di buttare i fondi dell’UE per creare un sistema pieno di intoppi burocratici che fa tutto tranne garantire la lotta alla disoccupazione? Quei fondi potevano essere utilizzati in modo più intelligente, prevedendo solo gli incentivi fiscali per le assunzioni con contratti “veri”, oppure consentire il finanziamento del tirocinio ma con obbligo di assunzione alla fine dei 6 mesi.
Sarà che sono troppo “choosy” (come asseriva l’ex Ministro Fornero), ma sinceramente io in questo “Piano Europeo per la lotta alla disoccupazione giovanile” vedo pochissime opportunità e tanti modi per aumentare il precariato.
L’opportunità è quella che ti da un’azienda che ti fa svolgere un tirocinio pagato proporzionalmente alle ore lavorate ed al tuo livello di formazione, con accredito puntuale dello stipendio e la possibilità di essere assunti nel momento in cui si dimostra di essere capaci di saper lavorare.
Essere inseriti in un sistema dove è legale farti lavorare per 450€ al mese lordi, e vedere la tua dignità calpestata perché anche se lavori non ricevi mensilmente il tuo stipendio, venendo costretto a chiedere aiuto ai tuoi genitori (ammesso che possano farlo) può essere definito solo in un modo: sfruttamento. Quello che per lo Stato è un semplice “rimborso spese” da accreditare chissà quando, per molti è la sola fonte di reddito a disposizione.
Però, si sa, in tempi di crisi come quello che stiamo vivendo pur di lavorare si fa anche questo.
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[1] Associazione Temporanea di Scopo: si tratta di un insieme di enti (università, scuole, enti di formazione, agenzie per il lavoro) riunite in gruppi (in totale sono 11 ATS), queste hanno la funzione di profilare i candidati e fare da tramite fra loro e le imprese, quindi attivare i tirocini, l’accompagnamento al lavoro, corsi di formazione.