“Hai mai letto un libro che una volta concluso, ti sia piaciuto realmente”? Così Adele, masticando un appetitoso kebab, si rivolge a Thomas, durante un appuntamento romantico. Adele adora mangiare: ”Mangerei in continuazione, se potessi”- mastica freneticamente, priva di contegno.
Sorride e deglutisce, parla con la bocca piena, leccandosi le dita per assaporare la parte migliore che le rimane incastonata su i suoi lunghi polpastrelli. Adele è una ragazza come tante, imprigionata nelle contraddizioni ed insoddisfazioni dei suoi anni. Si affida e trova stimoli nell’interpretazione libera e fantasiosa delle narrazioni dei romanzi che la intrigano. Capelli ribelli ed indomiti, labbra carnose e ruvide, occhi grandi e profondi, espressivi e mai annoiati, Adele, ogni mattina prima di entrare in classe, scambia frivolezze e banalità con le sue compagne di classe. Ultimo e profondo tiro alla sigaretta e la sua routine inizia a decorrere.
Una vita ordinaria, condita di amori adolescenziali, finzioni e sorrisi beffardi.
“E se stessi fingendo?”. Un interrogativo, preambolo di una tempesta di nuove sensazioni ed emozioni.
Uno sguardo fugace incontra i suoi occhi ingenui e spaventati. Una fanciulla dagli occhi color del mare e i capelli blu elettrico, accende in Adele un forte senso di curiosità. Lei è Emma, studia belle arti ed è solita frequentare bar e locali gay il fine settimana. E sarà proprio lì che, Adele la rincontrerà.
“Che ci fai qui, tutta sola, in un locale gay”?-chiede incuriosita, la ragazza dalla bellezza androgina-:”Sono qui per caso”. Il caso non esiste, esiste il colpo di fulmine e questa volta ha un profumo ed un gusto differente: quello del succo di frutta alla fragola.
Il regista tunisino Abdellatif Kechiche, racconta e fotografa una storia d’amore nella sua limpidezza e genuinità, senza troppi giri di parole, senza censure o mistiche interpretazioni. Cosa c’è di più naturale nell’acceso desiderio di scoprire e raggiungere il massimo godimento? Stravolgente, duro e crudo, senza filtri o sfumature: l’amore è bianco o nero, non ci sono mezze misure. Emma ritrae Adele, è la sua musa ispiratrice. Quel volto candido e puro, nascosto dai ciuffi biondi di una ragazza ormai cresciuta.
E il vento e i colori dell’autunno contrastano con il calore, l’intensità e la magia dello schioccare dei baci, innocenti ed esasperati. La carne e i corpi che s’intrecciano, non lasciano spazio a fantasie: il regista coglie l’intero rapporto sessuale, senza stroncarlo o sfumarlo, non ama i chiaro scuri: il sesso, il godimento, la masturbazione sono componenti naturali e quotidiani da dover raccontare e valorizzare nella loro particolarità, senza rinunciare ad alcun dettaglio. E così due corpi molto simili nelle forme diventano simmetrici nelle misure e negli spazi, incastrati ed incastonati come pietre rare ad un filo d’argento.
Il regista si sofferma sui primi piani, sulle smorfie del volto quando Adele mangia a bocca aperta o quando trattiene un lamento spontaneo ed intenso durante il rapporto sessuale. La telecamera è silenziosa, ma molto invasiva, si adagia sulle spalle della protagonista, seguendola e percorrendo con essa, i suoi altalenanti stati d’animo. Adele vuole fare da grande la maestra e ci riuscirà. Emma cerca di spronarla, di stimolarla nel ricercare il mordente della vita, qualcosa che riesca a realizzarla, ma Adele è felice così, accanto all’amore della sua vita. Il regista segue passo dopo passo la crescita emotiva di Adele, da giovane studentessa liceale a donna matura ed emancipata.
I dialoghi sono lunghi ed incalzanti. Non ci sono momenti di silenzio, ma le scene sono caratterizzate da un forte ed imperante gioco di sguardi: la cena in famiglia, l’imbarazzo di fronte alle compagne di scuola che l’accusano di essere un “troietta, puttanella, lesbica”o le colorate immagini di un’Adele combattiva e ribelle durante una manifestazione contro i tagli alla scuola pubblica.
La Vita di Adele è un adattamento piuttosto fedele della graphic novel “Le bleu est une couleur chaude” della francese Julie Maroh, edita nel 2010.Il fumetto ha un tono piuttosto tragico. La giovane Emma è provata dalla morte della compagna Clementine, scomparsa a causa della dipendenza da antidepressivi. Leggendo il diario dell’amata, si ripercorre l’adolescenza di Clementine e la sua storia d’amore con Emma.
Il film ha generato scandalo e scalpore a causa delle scene di sesso esageratamente “spinte”, confermando suo malgrado, il livello di arretratezza culturale, in cui questo paese versa. Le scene sono ritagliate in modo elegante e sopraffine ,essendo i frutti e risultati del genio e della creatività di un maestro: anche la ricerca esasperata dell’orgasmo perfetto rintraccia un’armonia nelle forme e nei sussulti. Una composizione perfetta e dinamica, un ritratto di uno spaccato di vita che rappresenta tutti. Qualsiasi sia la tendenza sessuale dello spettatore, non può non simpatizzare con la protagonista: immedesimarsi nelle sue paure, nelle sue fragilità e nelle contraddizioni.