Si è concluso ieri, presso la sala conferenze della Cittadella delle Imprese, il congresso provinciale di SEL Taranto. Il dato finale consegna un esito quasi paradossale: la platea congressuale si è infatti espressa unanimemente in favore di un documento politico unitario, ma nel voto sulla composizione degli organi direttivi si è manifestata una spaccatura abbastanza netta. Come dire che la linea politica del partito è condivisa da tutti, mentre le divergenze sono circoscritte alla scelta delle persone che dovranno attuarla nei prossimi anni. Le cose però, ascoltando i protagonisti del confronto, sono un po’ più complesse…
Stando ai contenuti, il Congresso ha consegnato al nuovo gruppo dirigente del partito una linea precisa sulla questione Ilva. Nel documento finale vengono ricordati i passaggi legislativi realizzati dalle giunte Vendola (“legge anti-diossina, nuovi limiti sulle emissioni di benzo(a)pirene; legge sulla Valutazione del Danno Sanitario“) e ribadita l’adesione del partito locale all’impostazione generale che li ha animati: “NON chiudere ILVA (anche perché non era e non è nei poteri regionali), ma costringere quello stabilimento a fare un percorso di riconversione tecnologica finalizzata alla sua ambientalizzazione“. Si sottolinea inoltre “come il territorio jonico sia stato difeso grazie alla attività svolta dal sindaco Stefàno e dal presidente Vendola“, ai quali vengono rinnovati fiducia e sostegno. In definitiva, il compito che SEL Taranto si assegna per gli anni a venire è quello di far avanzare l’opzione dell’ambientalizzazione della fabbrica “sovvertendo nuovamente il meccanismo reazionario messo in atto nella Città con metodi apparentemente nuovi ma sempre mutuati dalla solita antica ricetta del populismo che mira a screditare tutti per far posto a finte novità, con le quali ripristinare il vecchio sistema.“
Sull’elezione della nuova assemblea provinciale, massimo organo politico a livello locale, l’assise congressuale non è invece riuscita a trovare un accordo su un’unica lista – esito che, a dire il vero, era già nell’aria. Si è andati così al confronto fra liste contrapposte – dinamica che nei partiti segnala incontrovertibilmente che “non si è trovata la quadra”. La prima è emersa anzitutto da un gruppo di giovani militanti e dirigenti ed ha ricevuto il sostegno del consigliere regionale Alfredo Cervellera e dall’ex assessore provinciale Franco Gentile; la seconda è risultata principalmente dell’alleanza fra il responsabile ambiente uscente, Maurizio Baccaro, e l’ex consigliere provinciale, Mino Borraccino – intesa “benedetta” dalla ex coordinatrice provinciale, l’on. Donatella Duranti. Il voto fra tutti gli iscritti della provincia, presenti alla Cittadella delle Imprese nonostante le condizioni meteo avverse, ha visto quest’ultima proposta prevalere con 226 preferenze, contro le 185 della prima. Un risultato che consegna 40 membri dell’Assemblea Provinciale all’opzione Baccaro-Duranti-Borraccino e 33 a quella Delton-Petracco-Sanarico. Sarà questa platea ad eleggere nella sua prossima riunione il Coordinamento Provinciale, l’organo esecutivo del partito locale.
Lo stesso Baccaro commenta a caldo il risultato sostenendo che la contrapposizione “non ha riguardato i contenuti, ma la selezione del gruppo dirigente. Una parte del partito non ha condiviso la gestione di questi anni, in particolare quella della città capoluogo. Io credo però che ora vadano messe a sistema tutte le differenze per radicare SEL nel territorio, mettendola nelle condizioni di esprimere un’iniziativa politica all’altezza della situazione.” Una versione per certi versi differente tuttavia giunge da Luca Delton, promotore della lista avversaria, il quale chiama in causa anche elementi politici alla base dello scontro. “Si sono confrontati due progetti politici diversi.” – chiarisce Delton – “Per quanto riguarda il nostro gruppo, è indispensabile che SEL provi a mettersi in discussione, anche ammettendo qualche errore nella gestione della questione Ilva, almeno sul piano della perdita della connessione con la gente. La Giunta Vendola ha fatto il massimo sul piano legislativo, ma a noi spetta avviare un ampio confronto che coinvolga anche soggetti esterni al nostro mondo: movimenti, associazioni, comitati ecc. ” Neanche Baccaro immagina un partito “chiuso”, ma il perimetro che egli traccia sembra nettamente delineato. “Va recuperato lo spirito della via maestra, la grande manifestazione promossa da Landini, Rodotà, don Ciotti; e su questa base bisogna provare a costruire nel nostro territorio e nel paese un’alternativa al governo delle larghe intese e una risposta progressista ad operazioni reazionarie che si nascondono dietro la maschera del cambiamento.” Come dire che non tutto quello che si muove va nella direzione preferita da SEL – passaggio evidenziato dallo stesso documento politico votato all’unanimità.
Tensioni si manifestano anche sul piano delle alleanze politiche, soprattutto in relazione al Comune di Taranto. “Il partito avrebbe dovuto prendere decisioni coraggiose rispetto all’esperienza della Giunta Florido ben prima che questa crollasse per le vicende che conosciamo” – segnala Delton – “e ora deve dire la sua sull’immobilismo della Giunta Stefàno: o questa cambia o deve andare a casa.” Insomma, una posizione non proprio in linea con quella espressa nel documento votato anche dalla componente di cui Delton è espressione. “Sul piano politico abbiamo voluto preservare l’unità del partito” – sottolinea a questo proposito il giovane dirigente tarantino – “ma è evidente che ci sia bisogno di una profonda innovazione, sia nei gruppi dirigenti che nelle pratiche politiche”.
Il congresso è finito, ma la dialettica all’interno di SEL Taranto sembra destinata a rimanere tesa anche nel prossimo futuro; i suoi effetti li si potrà misurare a partire dall’elezione del Coordinamento Provinciale. Il tempo ci dirà se si tratta di un segnale di vitalità politica o di un sintomo di decadimento.