Pubblichiamo un contributo di Claudia Capodiferro su Orgia di Pasolini portato in teatro da Licia Lanera e Fibre Parallele.
L’accogliente Teatro Comunale “Nicola Resta” di Massafra ha ospitato il nuovo lavoro di Fibre Parallele “Orgia” tratto dall’omonimo testo di Pier Paolo Pasolini scritto nel 1966 e andato in scena per la prima volta a Torino nel 1968. Il teatro era gremito di un pubblico giovane curioso di assistere a questa versione di Orgia con un linguaggio decisamente contemporaneo e dalla cifra stilistica della nota compagnia barese.
Conoscevo già Fibre Parallele così come la protagonista della scena, Licia Lanera, regista e interprete sia dell’Uomo che della Donna, insieme a Nina Martorana nel ruolo della prostituta.
Ho deciso di incontrarla e rivolgerle qualche domanda per approfondire le ragioni che l’hanno portata ad avvicinarsi a questo testo drammaturgico non molto conosciuto del noto poeta italiano. Licia ha raccontato che l’incontro con il testo di Pasolini è accaduto rispondendo all’invito di Rodolfo Di Giammarco per la rassegna “Garofano verde” la cui proposta ha trovato delle forti connessioni rispetto a ciò che in quel momento la regista stava vivendo perché come spesso accade, il teatro e la vita si intersecano e trovano una personale risoluzione proprio sul palcoscenico.
Registicamente Licia Lanera, senza abbandonare la dimensione autorale che caratterizza la cifra della compagnia, ha effettuato un lavoro di destrutturazione del testo di Pasolini, in modo particolare della scena, condensando nella sua figura quella sia di Uomo che di Donna le cui voci si propagano attraverso due microfoni ad asta e riducendo il concetto di camera da letto solo in una poltrona di pelle nera.
Dell’intero testo di Pasolini, la regista ha focalizzato la sua attenzione sul tema della diversità che genera violenza e quello della menzogna della lingua a cui siamo abituati sin da quando iniziamo ad esprimerci verbalmente. Proprio a partire da questa riflessione si inserisce il lavoro sul linguaggio del corpo che Fibre porta avanti come ricerca unita al testo di parola che è la drammaturgia pasoliniana. In questo spettacolo corpo e parola convivono in un misurato equilibrio ritmico e trovano una corretta corrispondenza con il linguaggio spregiudicato e animale che utilizza la coppia di Orgia unita alla principale forma di comunicazione dell’uomo e della donna, la violenza del gesto predominante nell’atto sessuale che si rivela l’unica forza che alimenta la coppia pasoliniana.
Vorrei riportare le parole di Licia Lanera scritte nelle note di regia di Orgia che, a mio parere, riassumono il senso dell’uomo contemporaneo: “Questa figura, in sottana e cappuccio, è un corpo e una voce che non trova il proprio posto dentro la società e ragiona e scalcia, piange, ferisce, si nasconde, si offre e alla fine muore. Muore due volte, muore un’infinità di volte. Si ammazza. Poiché solo nella morte si concretizza la volontà di essere liberi.”
Un elemento sicuramente innovativo che ha introdotto Licia Lanera in questa versione di Orgia totalmente contemporanea è la pittura. In tutti i suoi lavori, la regista parte sempre da un lavoro iconografico, in particolare in questo spettacolo il legame era molto forte, soprattutto perché anche l’autore del testo era particolarmente attento all’iconografia.
Partendo dalla scelta di aver completamente scardinato l’idea di stanza e ragionando sul gusto antico del teatro, la regista ha pensato di inserire nella scena dei fondali pittorici dipinti da Giorgio Calabrese che ha realizzato la Maddalena in estasi di Caravaggio, Paesaggio con ninfa Egeria di Claude Larrain, Ikea e le ninfe di Alessandro Furini. Orgia è tuttavia un testo con un’impronta legata molto all’antico sia per l’immaginario che per la lingua e i fondali pittorici fanno da contraltare al corpo dell’attrice/regista che è in scena. I soggetti scelti si intersecano benissimo con le tre parti drammaturgiche della pièce riuscendo anche nell’intento di scardinare quell’idea di ambiente casalingo e donando al pubblico una proiezione iconografica del testo di Pasolini.