Ci sono sere d’inverno in cui non si uscirebbe neanche a pagamento, dove si ringrazia internet per avere la possibilità di avere accesso a praticamente tutta la cinematografia mondiale. Una di queste sere, che al nord si soffrono troppo spesso, Will Smith tentò un appassionato di fantascienza come il sottoscritto, che di questo genere ha spulciato anche gli anfratti, con questo suo After Earth, sperando volesse rifarsi dopo la-vaccata-del-secolo Hankock. Uscito a metà 2013, fossi stato fidanzato in quel periodo si sarebbe potuta materializzare l’ipotesi di vederlo al cinema. Si sa, ogni tanto spunta la carta cinema e tra una vaccata di Adam Sandler, un’altra di Gerard Butler in cui distrugge ogni cosa e un’altra mediocremente sentimentale, per molti potrebbe rappresentare una possibilità. Cosa vuoi dirmi Will stasera? Come mi vuoi far giocare la carta cinema? Una razza aliena contro l’umanità, lui che torna sulla terra che è stata distrutta blablabla… Uao! Potrebbe essere interessante. Potrebbe andare.
E andò, una di quelle fredde sere invernali in cui non si uscirebbe neanche a pagamento. E andò malissimo per la verità: un film impacchettato e commercializzato col buon nome di Will in copertina e in coppia col figlio! Questa si che è una cagata pazzesca signore e signori! All’inizio l’ex rampollo di Bel Air ti trae in inganno, con una trama che offre spunti interessanti che però non avranno per nulla seguito durante la pellicola.
Poi, si ritrovano lui e il figlio tra i rottami di una navicella precipitata su un pianeta Terra spopolato dagli umani, e magicamente sono gli unici sopravvissuti, ovviamente insieme all’alieno che stavano trasportando. Will è ferito e il figlio – che nel frattempo cerca di diventare un ranger come il padre ma viene bocciato all’esame, ohibò che novità – deve raggiungere la coda della navicella a un centinaio di chilometri di distanza dove c’è un radiofaro spaziale che è l’unico modo per contattare gli aiuti. Il figlio di Will ha una sfiga rara durante tutto il percorso senza tuttavia suscitare la benché minima suspance, trovandosi di fronte una marea di ostacoli per niente interessanti, mentre litiga via radio con il padre, ma riuscendo a superarli – guarda caso – tutti. Quando infine riesce a raggiungere la coda dell’aereo, ecco il colpo di scena di tutta la fredda serata invernale: questo super radiofaro spaziale super-iper tecnologico chiama e…non c’è campo. Si, incredibile, ve lo giuro, non c’è campo. E siccome non c’è campo si sente: tu tu tu… Voi ora penserete che sia uno scherzo, e lo penserei di sicuro anch’io. Sarete tentati di andare a vederlo e vedere se è vero. Non lo fate maledizione! Risparmiate tempo prezioso della vostra vita!
Non ho mai ringraziato così tanto lo streaming selvaggio per avermi fatto risparmiare almeno 7 euro di cinema per ‘sta cazzata e non ho mai odiato così tanto Will Smith per aver fatto un film dove il protagonista è il figlio, lanciandolo in questo modo barbaro e nepotista alla ribalta. Clap clap clap Will. Dovresti vergognarti.
A proposito, ma come si chiama il figlio di Will Smith?