Link: 10 domande per una città “a misura di giovani”

di Salvatore Romeo (’84)

E meno male che i giovani sono “senza speranza”, cronicamente distaccati dal mondo, chiusi nei loro gusci impermeabili. Forse sarebbe il momento di abbattere con un colpo d’accetta questi luoghi comuni. Almeno questa è l’idea che ci si fa scorrendo le 10 domande che le ragazze e i ragazzi del sindacato studentesco Link Taranto, associazione fra le più attive del panorama giovanile locale, ha rivolto ai politici tarantini. Altro che le curiosità pruriginose di Giuseppe D’avanzo nei confronti delle abitudini sessuali del premier: leggendo i quesiti del Link l’impressione che si ricava è che un programma politico di ampio respiro sia stato messo sul tappeto, un programma che, se attuato, potrebbe modificare strutturalmente il contesto sociale, culturale ed economico della nostra provincia.
I primi due interrogativi pongono il nucleo del problema:

“1) Alla luce dei tagli imposti dal governo nazionale, in che modo la Regione Puglia, la Provincia e il Comune di Taranto intendono finanziare il i corsi di laurea del Polo Universitario Ionico?

2) La Legge 240 cd “Legge Gelmini” impone alle università statali un ridimensionamento del numero di Facoltà ad un massimo di 12. Attualmente l’ateneo barese dispone di 15 Facoltà di cui 3 autonome a Taranto. Sicuramente queste ultime perderanno la propria autonomia. Qual’è il vostro progetto di salvaguardia del Polo Universitario Ionico?”

Insomma, in quale misura siamo disposti a intendere l’Università come una risorsa strategica per il territorio? Se davvero siamo convinti che il futuro della provincia di Taranto non possa prescindere da una presenza universitaria autonoma e forte le petizioni di principio non bastano più. Non basta più proclamare ai quattro venti la propria dedizione a quell’obbiettivo: occorre mettere le mani al portafoglio. Se il Ministero taglia gli enti locali devono avere il coraggio di varare un piano straordinario di interventi. Ma in ch3e senso dovrebbero andare gli investimenti? Le due successive domande aprono prospettive quanto mai interessanti:

“3) Cosa ne pensate della Confederazione degli Atenei del Sud-est (Puglia, Basilicata e Molise)?

4) In un ottica di Confederazione degli Atenei, Taranto necessiterebbe di Corsi di laurea differenti e unici sul panorama nazionale, o per lo meno meridionale. Dal 2008 sono stati soppressi i corsi di Ge.Ri.Ma.Co, Lettere e culture del Territorio, Fisioterapia, Ingegneria Ambientale, Maricoltura e numerosi altri che sono stati invece accorpati. Non sarebbe più proficuo riattivare e investire su questi Corsi di Laurea, rispetto a quelli generalisti già presenti nelle altre città pugliesi e diversificare l’offerta formativa?”

La Confederazione degli Atenei mira a ottimizzare l’offerta formativa di una certa regione, razionalizzando la distribuzione dei corsi. Si prova così a fare “di necessità virtù”: si parte cioè dai tagli imposti dal Ministero per riorganizzare la presenza universitaria in un determinato territorio. L’obbiettivo è dunque di puntare alla specializzazione soprattutto dei centri minori. In quest’ottica il polo jonico dovrebbe ri-strutturarsi attorno ad alcune specificità. Un cardine attorno al quale ridefinire l’offerta formativa delle sedi tarantine potrebbe essere la tutela dell’ambiente. In questo modo potrebbe maturare un interscambio positivo fra territorio e centri di formazione e ricerca tale da mettere a disposizione della comunità strumenti utili alla risoluzione dei suoi più gravi problemi.
Impostata in questi termini la sua idea di Università a Taranto, il Link sembra porre (e porsi) l’interrogativo: “una città a misura di studente è possibile?” Chiunque abbia studiato nei principali centri di formazione italiani ed europei infatti sa bene che le città che li ospitano sono in qualche modo organizzate attorno ed in funzione di quella presenza. Una città dunque è destinata a mutare il proprio assetto nel momento in cui decide di favorire un insediamento universitario di una certa importanza. Di questo le ragazze e i ragazzi del Link sono consapevoli e chiedono:

“5) In che modo gli Enti locali potrebbero contribuire al miglioramento della qualità della didattica (laboratori e biblioteche) e alla costruzione di nuove e idonee strutture per ospitare gli studenti Tarantini?

6) Per incentivare gli studenti all’utilizzo di mezzi pubblici urbani e extraurbani, per ridurre l’inquinamento e il traffico nella città, siete favorevoli ad una convenzione con le ditte di trasporti pubblici presenti nel territorio della Provincia, migliorando anche la rete e la qualità del servizio?

7) Vista la mancanza della casa dello studente all’interno della nostra città, in che modo gli enti locali possono sopperire a questa assenza, che determinerebbe invece l’aumento e lo stanziamento di studenti fuorisede all’interno del nostro territorio?

8) Nonostante le numerose richieste e la presentazione da più di due anni del progetto di Carta di cittadinanza studentesca, questa piccola opera ancora non ha visto la sua realizzazione. Non pensate che questo progetto possa favorire e incrementare l’economia del territorio da parte degli studenti? E perché ancora non è stata attuata?

9) Perché all’interno del nostro territorio l’accesso al sapere per le studentesse e gli studenti, che va oltre le strutture scolastiche e accademiche, non viene sviluppato e incrementato?

10) Avete mai pensato alla creazione di spazi nella città, da destinare agli studenti, utili all’aggregazione e allo sviluppo culturale e universitario, nonché a spazi in cui l’associazionismo più in generale possa svolgere le proprie attività di volontariato e servizio sociale?

In breve i problemi sollevati riguardano: biblioteche e centri di cultura, mobilità, casa, accesso agevolato a servizi di vario genere (dall’acquisto di libri alla fruizione di spettacoli), spazi sociali. Insomma, un mostro a più teste per chi si sveglia la notte con l’“incubo del contabile” o “il libro dei sogni” per chi invece è abituato a concepire la politica come una serie infinita di piccoli o grandi scambi elettorali (il voto in cambio della strada asfaltata piuttosto che dell’appalto per l’ennesimo ampliamento urbanistico). Ma questo gruppetto di giovani col vizio del coraggio – vi prego, fatevi un giro nei locali di via Acton e poi ditemi se non ci vuole una dose quasi mortale di coraggio per continuare a battersi quando la realtà è quella – ha nel proprio simbolo l’omino che tende il braccio verso una stella. Eppure sbaglierebbe chi ritenesse tutto questo “roba da estremisti”. Cosa chiedono in fondo le ragazze e i ragazzi del sindacato studentesco? Una città in cui non ci vogliano ore per muoversi da un punto all’altro dell’abitato e dove magari il traffico veicolare venga contenuto per far fronte ad una struttura urbanistica già intasata; dove la biblioteca non sia un rudere – per altro il solo centro pubblico di cultura – che si sforza di resistere a tutte le innovazioni maturate negli ultimi vent’anni in campo biblioteconomico. Una città che non esporti soltanto giovani intelligenze, ma ne accolga delle altre, creando condizioni favorevoli al loro afflusso e, in particolare, contrastando la speculazione immobiliare sulla pelle degli studenti; che contribuisca a mettere in relazione i bisogni degli studenti con gli operatori culturali del territorio, per espandere le opportunità di formazione dei primi e di crescita economica dei secondi. Una città che non sia un anonimo aggregato di individui sempre più distanti, ma che abbia spazi dove la società civile possa coltivare le sue iniziative, contribuendo alla maturazione di una coscienza collettiva.
Insomma, cosa altro chiede il Link se non una città “normale”? Ma evidentemente, nell’estremo lembo di periferia in cui Taranto è scivolata, non vi è nulla di più “eversivo”. Eversivo dell’ordine corrente, s’intende. Un ordine che viene conservato incentivando in tutti i modi l’emigrazione giovanile. La disattenzione mostrata dai gruppi politici locali nei confronti del destino del polo universitario ne è una prova; l’improvvisazione con cui continua ad essere gestita la politica culturale ne è un’altra; la sciatteria, compensata appena da sprazzi di reale follia politica, con cui si è affrontato il problema degli spazi sociali rappresenta la ciliegina sulla torta.
Alla luce di tutto questo le domande del Link incarnano in realtà un vero e proprio “programma” di trasformazione, realistico e radicale quanto basta (sarei tentato di dire “riformistico” nel senso originario e puro del termine). A prescindere dalle risposte che gli esponenti della politica locale vorranno (se vorranno) dare ai quesiti, di certo la sfida non può fermarsi qui. Quelle proposte sono la base per iniziare a immaginare un nuovo protagonismo giovanile nella nostra città. La sfida, una volta lanciata, si deve avere la determinazione di portarla fino in fondo. Fino ad affrontare sul loro stesso terreno quelle orze che continuano a tenere premuto sulle teste dei giovani tarantini il “tappo” dell’emarginazione – dalla quale è consentito emergere solo attraverso l’affiliazione a questa o quella clientela. E’ venuto il momento di farlo saltare questo benedetto tappo.