Raddoppio inceneritore di Massafra: ultima “offesa” alla Terra jonica. Prima parte

di Giovanni Vianello

Quando i cittadini attivisti della provincia di Foggia, che perseguono la strategia “Rifiuti Zero” cercando di informare le popolazioni e le amministrazioni locali dei vantaggi di questa strategia politica e contemporaneamente contro-informando sui rischi e sui danni che gli inceneritori provocano, mi avevano segnalato di un ennesimo inceneritore sul nostro territorio jonico, stentavo a crederci.
La Provincia di Taranto, la nostra provincia, che già paga un prezzo alto in termini ambientali ed economici del così detto “sviluppo” del resto del “Bel Paese”, è ancora il “bersaglio” di un vecchio e ormai obsoleto modo di intendere il ciclo dei rifiuti.
Ed è così che controllando sul Burp il Bol. n. 24 del 16-02-2012 della Regione Puglia, scopro che la società Appia Energy, per conto del gruppo Macegaglia, comunica di aver depositato presso la provincia di Taranto – 9° Settore Ecologia ed Ambiente – Aree Protette – Terra Parco delle Gravine – Protezione Civile, domanda di pronuncia di Compatibilità ambientale e Autorizzazione integrata ambientale (AIA) per il progetto di realizzazione della seconda linea della Centrale termoelettrica di Massafra alimentata a CDR e Biomasse: un nuovo inceneritore.
Si tratta di una “seconda linea” perché a Massafra in contrada Console, già esiste un inceneritore alimentato da una quantità di rifiuti pari a 100.000 t/a (tonnellate/anno) di CDR (combustibile da rifiuti) e delle così dette Biomasse.
Il nuovo progetto si affianca a quello esistente, un vero raddoppio, portando la capacità complessiva a 200.000 t/a.

La farsa del “termovalorizzatore”

Prima di scendere nei dettagli del progetto, è utile comprendere il significato e se esiste la parola “termovalorizzatore”. Le parole, infatti, non sono neutre e determinano nell’interlocutore, nel lettore, una predisposizione ad “accogliere” o “respingere” le tesi che propone l’argomentazione.
Termovalorizzatore vorrebbe significare “valorizzare il calore”, termini generalmente accettati dall’opinione pubblica perché si tende a “Valorizzare”, “Mettere in risalto, evidenziarne le qualità, Acquisire pregio, valore” (il Sabatini Coletti, Dizionario della Lingua Italiana) il calore prodotto dall’impianto. Sono tutti significati considerati positivi.
La parola inceneritore, invece, ha a che fare con “l’incenerire” e quindi vengono in mente termini distruttivi come “Bruciare qlco. riducendolo in cenere, carbonizzare” (il Sabatini Coletti), termini generalmente negativi nell’accezione generale soprattutto negli ultimi tempi dove le popolazioni incominciano ad imparare che spesso dietro una combustione vi è anche un impatto ambientale.m
La differenza dei termini è quindi sostanziale.
Il termine “termovalorizzatore” utilizzato per lo più da molti “politici di professione” e da presunti tecnici che sono interessati nella costruzione di tali macchinari, non esiste in Europa ed è utilizzato solo in Italia da quei soggetti.mInfatti, nella direttiva quadro 2008/98 CE relativa ai rifiuti, non vi è traccia di questo termine e l’azione che consiste nel “bruciare i rifiuti” viene descritta come, appunto, “Incenerimento”. Pertanto è stabilito che tale operazione è classificata come “smaltimento”. Tuttavia nella direttiva quadro vengono anche descritti gli “inceneritori con recupero energetico” ma non vi è mai menzionato il termine termovalorizzatore.
Nella fattispecie “la gerarchia” per la quale gli stati membri dell’Unione devono trattare i rifiuti è stabilita all’art.4:

“..La seguente gerarchia dei rifiuti si applica quale ordine di priorità della normativa e della politica in materia di prevenzione e gestione dei rifiuti:

a) prevenzione;

b) preparazione per il riutilizzo;

c) riciclaggio;

d) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia;

e) smaltimento”.

E’ importante specificare che nell’allegato II della direttiva sono indicate le operazioni di “recupero di energia” dove è espressamente descritto che si tratta di recupero energetico, solo se “l’efficienza energetica” è maggiore del 60% negli inceneritori costruiti prima del 2009 e maggiore del 65% in quelli costruiti dopo 1° gennaio 2009. Nel nostro caso, l’inceneritore di Massafra ha un’efficienza energetica inferiore e quindi è classificato SOLO come smaltimento.
Le direttive “parlano chiaro”, non esiste il “termovalorizzatore” che è una parola di fantasia inventata appunto per rendere più permeabili le popolazioni innanzi a questi “mostri” che bruciano i rifiuti e che creano ceneri ed emissioni in atmosfera.
Lo sanno il Governo e il Parlamento nazionale che recepiscono le direttive quadro UE sui rifiuti. Lo sa il Governo regionale e gli enti locali che dovrebbero attuare le direttive attraverso i recepimenti normativi dello Stato Italiano. Lo sanno i proponenti del progetto che all’interno dei documenti presentati per richiedere le autorizzazioni (nella fattispecie il SIA), descrivono e definiscono il progetto come inceneritore. Nonostante ciò, in questi anni, sentiamo spesso dai politici e dai giornalisti poco informati ancora l’utilizzo di questo termine frutto dell’immaginazione: “Termovalorizzatore”. Ci troviamo in quella situazione che Italo Calvino in “Lezioni Americane” descrive come “Peste del Linguaggio”.

“Alle volte mi sembra che un’epidemia pestilenziale abbia colpito l’umanità nella facoltà che più la caratterizza, cioè l’uso della parola, una peste del linguaggio che si manifesta come perdita di forza conoscitiva e di immediatezza, come automatismo che tende a livellare l’espressione sulle formule più generiche, anonime, astratte, a diluire i significati, a smussare le punte espressive, a spegnere ogni scintilla che sprizzi dallo scontro delle parole con nuove circostanze.
Non mi interessa qui chiedermi se le origini di questa epidemia siano da ricercare nella politica, nell’ideologia, nell’uniformità burocratica, nell’omogeneizzazione dei mass media, nella diffusione scolastica della media cultura. Quel che mi interessa sono le possibilità di salute. La letteratura (e forse solo la letteratura) può creare degli anticorpi che contrastino l’espandersi della peste del linguaggio.”

A fronte di tutto ciò, sinceramente, come cittadino, mi dovrei sentire offeso per come alcuni che dovrebbero amministrare la “cosa pubblica” e altri che dovrebbero informare, si facciano promotori di questa “peste del linguaggio”, offendendo non solo la nostra intelligenza, ma anche prodigando ignoranza e confusione nella popolazione, già turbata da un diffuso senso di sfiducia verso chi è delegato ad amministrare, ed è anche per questo motivo che insieme con altri cittadini Massafresi e Tarantini, ho apportato delle osservazioni al progetto presentate alla provincia di Taranto secondo le procedure stabilite dalla legge.

La partecipazione dei cittadini

Dopo questa doverosa precisazione sul significato delle parole, entriamo nel merito sottolineando l’importanza del “sano attivismo civico” che deve esser presente e partecipare alle scelte che effettuano le amministrazioni, così come le normative e le convenzioni già stabiliscono. Perciò a maggior ragione in un territorio come quello jonico, la partecipazione cittadina deve essere il primo ed imprescindibile elemento che permetterebbe il “cambiamento” tanto auspicato.
Il continuo far ricorso alla “delega”, invece, su argomenti che riguardano il nostro presente e il futuro delle generazioni che verranno, è una pratica che già ci ha portato ad una situazione di stallo, crisi, recessione e precarietà, compromettendo le sorti del nostro territorio. Per cui è auspicabile che ognuno, ogni cittadino e cittadina, faccia la propria parte già nel piccolo contestando le decisioni assunte senza consultazione popolare e impegnandosi a contribuire a tali decisioni.
Ma per avere una partecipazione reale e non apparente, è di primaria importanza l’informazione: se non si è in “possesso” di un’informazione adeguata e completa, ogni tentativo di “partecipare” risulta vano e fittizio e si presta a speculazioni e a strumentalizzazioni. Ed è proprio questo che richiedono i cittadini del “Comitato gestione corretta dei rifiuti di Massafra”: una corretta informazione alla cittadinanza, in quanto solo gli “addetti ai lavori” o i più informati sono a conoscenza del raddoppio dell’inceneritore. Per questo, chiedono alle amministrazioni che le informazioni siano rese pubbliche coinvolgendo la popolazione e che la scelta del raddoppio sia soggetta a referendum popolare.

Il Territorio

Quando parliamo di Massafra, cittadina a ridosso del “Parco delle Gravine”, uno scrigno di tesori storico-naturalistici d’inestimabile valore, bisogna anche dire che la zona è inserita in uno splendido contesto naturale come la “Rete Ecologica della Biodiversità Principale”, ma soprattutto il sito dove dovrebbe essere costruito l’inceneritore, ricade in un’area SIC (sito di interesse comunitario) e ZPS (zona a protezione speciale). Oltre a ciò, il sito è anche un’area IBA (Important Bird Area) perché habitat importante per la conservazione di popolazioni di uccelli.

Inoltre, in prossimità del confine sud-est dell’impianto, ad una distanza di circa 85 m, vi è un’area boscata vincolata. Un “tesoro” da preservare, un regalo che la Natura ha fatto nel corso del tempo al territorio e alle sue popolazioni. Ma gli incoscienti che non riconoscono la “Bellezza” e la “Ricchezza” di tali luoghi, spesso, favoriscono azioni antropiche che mettono a rischio questi doni. Infatti, l’area di Massafra, così come quella di Taranto, è stata dichiarata “area ad elevato rischio di crisi ambientale” con delibera del Consiglio dei ministri in data 30 novembre 1990 in base alla Legge n. 305 del 1989 e richiamata con delibera del Consiglio dei ministri dell’11 luglio 1997, nonché dal DPR del 23 aprile 2008, a causa della situazione di grave alterazione degli equilibri ambientali.

Non solo, il sito in oggetto dista meno di 20 km dall’area industriale di Taranto, area interdetta al pascolo dall’Ordinanza del Presidente della Giunta Regionale n. 176/2010, a causa del forte impatto ambientale delle attività antropiche, per lo più a carattere industriale, ma occorre affermare che oltre a ciò, nella stessa area avvengono processi di trasformazione e trasporto delle merci, processi di produzione di energia e di smaltimento dei rifiuti che certo non sono neutri nell’impatto ambientale.

A fronte di tutto ciò, si auspicherebbero, quindi, azioni di contrasto a qualsiasi ulteriore opera invasiva per l’ambiente e si dovrebbe cercare di tutelare e preservare le zone in oggetto: è difficile pensare che questa preservazione avvenga con un nuovo inceneritore. Ma non solo la “Terra” e l’”Aria” sono gli elementi interessati, infatti, c’è anche l’”Acqua”. La località è inserita nel contesto dell’“Acquifero della Murgia Tarantina e il sito in oggetto appartiene ad una zona detta a “contaminazione salina” che rischia a causa dell’azione del mare e dell’attività antropica di sovrasfruttamento tramite gli emungimenti, di aumentare la sua “contaminazione salina” con il rischio di rendere inutilizzabile l’acqua sotterranea. Il territorio occidentale della provincia di Taranto è già particolarmente interessato dai prelievi di acqua per le attività agricole ed industriali.

E’ quindi importante sapere che il raddoppio dell’inceneritore, comporterà un emungimento medio annuo previsto di 150.000 mc di acqua ed è difficile pensare che questo prelievo non inciderà sul sovrasfruttamento della falda. E’ interessante apprendere dalla “bozza del SIA” presente nella documentazione acquisibile dal sito della provincia, che l’area interessata è classificata come zona “Agricola” secondo il Piano di Fabbricazione del Comune di Massafra del 1973 e che solo a seguito della variante urbanistica al vigente P.di F. con delibera di Consiglio Comunale n.13 del 06/03/2000 “Approvazione definitiva ai sensi della L.R. 3/98 e 8/99 progetto di impianto produttivo termo-elettrico a C.D.R. e biomasse in località Console – Variante al P.d.F.”, e concernente la presa d’atto della dichiarazione di “pubblico interesse” del progetto di realizzazione della prima centrale, si è rilasciata la concessione edilizia. Il comune di Massafra non ha ancora un Piano Urbanistico Generale (PUG) che è previsto dalla L.R n. 20/2001.

In poche parole, il luogo non è adatto ad ospitare opere invasive e impattanti come un inceneritore di rifiuti, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche, come vedremo nella continuazione dell’articolo che verrà pubblicata su Siderlandia la settimana prossima, dal punto di vista impiantistico, economico e progettuale per una corretta gestione dei rifiuti.