di Mara Pavone
Il nuovo anno accademico è cominciato, e con esso una delicata fase di “transizione” dal vecchio al nuovo assetto organizzativo dell’Università degli Studi di Bari: da quest’anno infatti si vedranno gli effetti più incisivi della Riforma Gelmini sulla governance dell’Università.
L’Università Degli Studi di Bari ha approvato il nuovo statuto, che ora deve essere completato dai regolamenti (come il regolamento didattico, elettorale ecc..) i quali sono in fase di redazione e che si presume vengano approvati in tempo utile per indire le elezioni per gli inizi di dicembre.
Il sistema attuale prevede due tipi di strutture: le facoltà, alle quali spetta l’organizzazione della didattica (cioè dei corsi di laurea) e i dipartimenti che invece si occupano della ricerca. La riforma Gelmini ha fatto del dipartimento un’unica struttura che, con le risorse finanziarie assegnate, deve gestire sia l’organizzazione della didattica che la ricerca; dunque se prima l’UNIBA aveva 15 facoltà e 64 dipartimenti, ora sarà organizzata solo in 24 dipartimenti e, laddove i corsi di laurea afferiscono a più dipartimenti, si potranno creare le scuole.
Questo è uno degli aspetti su cui siamo stati sempre critici, perché organizzare la didattica o la ricerca richiede un impegno notevole e affidare entrambe queste funzioni ad un’unica struttura potrebbe andare a svantaggio sia dell’uno che dell’altro.
Ci sono poi gli organi centrali, ovvero il Consiglio di Amministrazione e il Senato Accademico, i quali si occupano rispettivamente della didattica e della gestione finanziaria dell’Ateneo.
A differenza del passato, nel CDA è previsto l’ingresso di privati estranei all’università e un “assorbimento” dei poteri del Senato perché non tratterà più la gestione solo delle risorse finanziare, ma avrà il potere di decidere anche sull’apertura o chiusura dei corsi di laurea e dipartimenti: dunque decidere se aprire un nuovo corso di laurea e sopprimere ad esempio un dipartimento diventerà esclusivamente una “questione di soldi”.
La riforma ha imposto una diminuzione della componente studentesca in questi organi, infatti i rappresentanti degli studenti previsti in Senato sono 5, in Consiglio Di Amministrazione 2, mentre fino ad ora ce ne sono stati 6 in entrambi gli organi.
Il Polo Jonico verrà fortemente ridimensionato a causa della riforma. La situazione dei corsi di laurea delle facoltà di Scienze Della Formazione, Lettere e Filosofia e Medicina rimarrà invariata, perché quei corsi appartengono da sempre alle facoltà di Bari. Per quanto riguarda invece le Facoltà di Giurisprudenza, Economia e Scienze MM FF NN, che qualche anno fa erano diventata autonome (cioè decidevano autonomamente la propria offerta formativa e gestivano le risorse finanziate loro assegnate), le cose cambieranno.
Il problema è che per costituire un dipartimento sono necessari almeno 40 docenti che vi afferiscono e il numero dei docenti presenti su Taranto non permetteva di creare 3 dipartimenti autonomi. I corsi di laurea dell’attuale facoltà di scienze MM FF NN saranno gestisti dai dipartimenti di Bari (a quali dipartimenti afferiranno i corsi non si sa, perché il Senato Accademico ancora non ha definito la divisione dei corsi di laurea nei vari dipartimenti); i corsi di laurea di Economia e Giurisprudenza saranno gestiti “Dipartimento Jonico in Sistemi giuridici ed economici del Mediterraneo: società, ambiente, culture”, che rimane l’unica struttura autonoma a Taranto.
Questo dipartimento è costituito principalmente da docenti di giurisprudenza ed economia, e assorbirà le funzioni che fino ad ora sono state del consiglio di facoltà: dovrà decidere sull’offerta formativa e gestire le risorse finanziare per far funzionare le vecchie facoltà di Economia e Giurisprudenza.
Riguardo le rappresentanze studentesche, lo statuto prevede che siano pari al 15% del totale dei componenti del dipartimento, quindi considerando che minimo devono esserci 40 docenti, i rappresentanti totali tra economia e giurisprudenza saranno 6. Ovviamente se al dipartimento afferiscono più docenti i rappresentanti degli studenti potrebbero aumentare; in più ci saranno i rappresentanti degli studenti per i singoli corsi di laurea. Riguardo le modalità di elezione bisogna attendere che venga redatto il regolamento elettorale, presumibilmente le elezioni avranno luogo ad inizio dicembre.
A causa della riforma Gelmini quindi il Polo Jonico ha subito un forte ridimensionamento; siamo passati da tre facoltà autonome ad un solo dipartimento Jonico che praticamente ingloba due facoltà.
Sicuramente non è un punto a nostro favore: questa riforma pone degli ostacoli maggiori per la creazione di strutture autonome ma anche di corsi di laurea, quindi è difficile in quest’ottica pensare ad uno sviluppo e rafforzamento del Polo Jonico.
Questo nuovo assetto è solo l’ultima delle conseguenze della riforma Gelmini, la quale ha avuto già pesanti ripercussioni sui nostri corsi di laurea; basti pensare che a causa dei tagli del Governo Berlusconi e delle misure previste dal Ministro Gelmini sono stati chiusi dei corsi (es. Gerimaco ‘Corso di laurea in Gestione delle Risorse del Mare e delle Coste’ , Lettere e Culture del Territorio, Scienze della Comunicazione) e ne sono stati creati altri che sono frutto di un “accorpamento” dei corsi soppressi, svilendo così la qualità della didattica e spingendo gli studenti a preferire altri sedi universitarie piuttosto che quella di Taranto.
A questo si aggiungono altre spiacevoli “sorprese” per gli studenti del Polo Jonico, come l’aumento della tassa regionale ADISU (da 77,47€ a 140€) a causa del d. lgs. N. 68/2012 – decreto attuativo della riforma Gelmini, approvato in tutta fretta dall’attuale Ministro Profumo – e il probabile aumento delle tasse per i fuori corso a partire dal prossimo anno accademico deciso dalla Spending Review del Governo Monti; anche se, su quest’ultimo punto è tutto da vedere perché il Rettore Petrocelli ha affermato che l’Università Degli Studi di Bari non ha intenzione di aumentare la tassazione degli studenti.