Radiosca: una voce per Scampia

di Serena Mancini

Alcuni giorni fa mi è capitato di seguire un programma televisivo in cui veniva intervistata una giovane donna di Scampia. Si parlava del progetto di una web radio avviato alcuni anni fa nel noto quartiere napoletano, grazie ad un finanziamento ottenuto per l’apertura di 20 nuove imprese al femminile a Scampia. L’intervistata era Laura Russo, una delle promotrici di Radiosca.it, da tempo impegnata in attività sociali e appassionata della tecnologia. Come spesso accade in questi casi, il conduttore aveva fretta di chiudere e l’intervista si limitava a qualche domanda superficiale. La storia di questa radio mi ha però colpita particolarmente soprattutto perché ho ritrovato, nel racconto della sua promotrice, la stessa volontà e la medesima determinazione che spinge molti giovani meridionali a sviluppare idee innovative per creare nuova occupazione e nuove opportunità di aggregazione sociale. Si tratta, inoltre, di un progetto che è riuscito a nascere e a crescere nel tempo, a differenza di molti altri che si limitano ad assorbire un primo finanziamento per poi essere abbandonati negli anni successivi. Ho deciso quindi di contattare le tre promotrici di questa interessante iniziativa (Laura Russo, Marilena Zoppo e Annalisa Mignogna) per conoscerne meglio i dettagli.

 Con la vostra radio avete creato una nuova importante risorsa per Scampia. Raccontateci come è nata l’idea e come siete riusciti a svilupparla.

Tutto è iniziato grazie ad un bando pubblico del Comune di Napoli per l’avvio di imprese al femminile. Eravamo già impegnate nel settore dei servizi di comunicazione x le pmi e abbiamo pensato alla forza del web, associata ai costi minimi per la realizzazione dei servizi. Su internet, una piccola azienda può avere approcci con l’utenza e dare informazioni sulla propria attività alla pari delle medio imprese. L’importante è aggiornare costantemente i contenuti delle pagine.

 Dall’esterno è facile immaginare che un progetto simile non sia di facile attuazione in una zona come Scampia. Si potrebbe dire che Radiosca rompa il silenzio che per anni è calato sul quartiere. Avete ricevuto sostegno dal resto della cittadinanza? Se sì, raccontateci qualche aneddoto.

 Iniziare per noi non è stato affatto facile. Abbiamo avuto tantissimi problemi con l’amministrazione comunale che inizialmente stentava a mandare avanti i progetti selezionati. Ricordo quei giorni come fosse ieri. Se non fosse stato per quella catena umana di italiani che da ovunque, sul web, facevano girare la nostra protesta, forse ci saremmo arrese.

 Questa è la domanda che sicuramente avrete ricevuto più frequentemente, ma è davvero d’obbligo. Quali difficoltà avete riscontrato nella fase iniziale del progetto?

 Inizialmente fummo insediate in una struttura a Scampia, denominata Piazza Telematica. Da contratto era prevista per noi una permanenza di 24 mesi: il periodo detto anche di avvio aziendale. Ma, invece, l’amministrazione pressava che uscissimo prima, per cedere la struttura ad una sua partecipata, a fronte di alcuni debiti. Naturalmente in assenza di controproposte, noi non volevamo accettare. E allora iniziarono quelle che definiamo camurrie, prepotenze, vigliaccherie. Black out di corrente elettrica, di internet, minacce, urla. E meno male che si trattava di un PON Sicurezza!

 Come siete riusciti a portarlo avanti?

 Lo portiamo avanti perché ci accorgiamo di crescere ogni giorno di più. Avviare un’azienda non è facile. Bisogna avere una certa responsabilità. Ma in cambio sappiamo che se svolgessimo lo stesso lavoro per conto di qualcuno, non avremmo tante possibilità di creare e sperimentare. Ci stiamo riuscendo perché ci crediamo. A volte è successo che abbiamo dovuto ricorrere ad altre attività per mantenere le spese dello studio. Adesso, dopo 2 anni, possiamo dire di avere una certa indipendenza.

 Oltre alla radio siete impegnati anche in altre attività sociali. In che modo Radiosca è in grado di creare forme di aggregazione nel quartiere?

 Raccontiamo, segnaliamo e promuoviamo le attività no-profit, in tutte le periferie italiane, i quartieri del terzo millennio. E, in particolare, a Scampia dove viviamo. Abbiamo messo su un programma dal titolo “Ritmi di Periferia”: un contenitore di notizie dal nostro portale, una rubrica settimanale e il mercoledì sera il nostro microfono è a disposizione di segnalazioni, notizie e anche denunce se serve.

Come si compone il vostro palinsesto?

 Abbiamo un palinsesto prevalentemente musicale con rubriche di vario genere: prima pagina, cinema, teatro, musica, sport. Insomma non ci facciamo mancare nulla.

 Il vostro progetto è un esempio di aggregazione giovanile, nonché di coraggio e di tenacia. Quali consigli vi sentite di dare ad altri ragazzi che volessero avviare attività di questo tipo ma non ne avessero il coraggio?

 Diciamo che il coraggio è alla base. Il coraggio di accettare che per avviare un’azienda bisogna sacrificarsi e farla crescere. Ma anche il coraggio di dire No.