Strane storie. Quattro salti in Parlamento: i cambi di casacca degli Onorevoli

di Luca Frosini

C’era una volta il trasformismo, pratica storica del nostro comparto istituzionale. Il cambiare a seconda di convinzioni ed esigenze casacca politica ha infatti interessato nel corso dei decenni un numero notevolissimo di uomini politici, deputati e senatori in egual numero, per le ragioni più svariate: ecco quindi la scoperta tardiva di valori non corrisposti dal partito d’iniziale militanza, la voglia di porsi in maniera più responsabile rispetto a certi temi, gelosie personali che diventano politiche, cambi di stagione e tantissimi altri, ovviamente.

Tale fenomeno, che affonda le sue radici storiche addirittura agli inizi dello Stato unitario italiano, non ha risparmiato neanche l’ultima legislatura, quella conclusasi formalmente con le elezioni di fine febbraio 2013. Nel periodo 2008-2013, infatti, sono stati ben 267 i cambi di casacca che hanno interessato parlamentari all’inizio in una formazione e capaci di chiudere il quinquennio in un’altra.

Guardando nello specifico i diversi schieramenti, possiamo notare come la palma del più mutevole spetti, con poca sorpresa, al Popolo delle Libertà: le schiere berlusconiane hanno infatti salutato ben 97 onorevoli, 70 alla Camera e 27 al Senato, confluiti in larga parte in Fli oltre che nel fantomatico gruppo Misto. Non va al meglio al Partito Democratico, il quale si è ritrovato a dicembre 2012, ultimo mese d’attività effettiva della XVI legislatura, più povero di 27 elementi, 13 deputati e 14 senatori, mentre gli ex alleati dell’Italia dei Valori hanno salutato 17 membri( 13 e 4 la proporzione nei due rami del Parlamento). Positivo il bilancio dell’Udc, tra i pochi partiti di peso(all’epoca) con un saldo positivo, anche se il più privilegiato dalle nuove scelte politiche risulta essere la mitologica creatura nota come Gruppo Misto, ritrovatosi più ricco di 60 sodali rispetto alla situazione di partenza del 2008.

Nel particolare alla Camera il Pdl ha  ceduto 24 deputati al misto, 5 all’Udc, 33 a Fli, 8 a Popolo e territorio ( anche noti come Responsabili, quelli che salvarono il Governo Berlusconi dopo la rottura con Fini). Gli altri? L ’Udc ne ha dati 6 al Misto, uno a Fli e ne ha guadagnati 4 del Pd e 5 dal Pdl, mentre la Lega è quella che ha subito meno cambi, cedendo un suo solo deputato al misto. Nel Centrosinistra il Pd ne ha ceduti 10 al misto, 4 all’Udc e ne ha guadagnato uno dall’Idv, il quale ne ha persi 12 che hanno preferito spostarsi tra i non schierati. Il tutto sintetizzabile con 121 deputati transfughi dei quali 29 da maggioranza a opposizione, 10 da opposizione a maggioranza e ben 17 che dopo aver lasciato il proprio schieramento, ci hanno rifatto ritorno in un secondo momento.

Guardando Palazzo Madama, invece, il bilancio non è diverso: infatti su 315 senatori ben 58 hanno deciso di lasciare il proprio schieramento, dei quali 11 da maggioranza a opposizione e 2 da opposizione a maggioranza. Il più poroso è ancora il Pdl, con  10 traghettati verso Fli, sei a Cn (Coesione Nazionale, don’t ask), 1 all’Udc e uno al misto. Il Pd ne ha persi in tutto 14, dandone 11 al misto e 3 all’Udc. La Lega ha visto uno spostamento di 4 senatori al misto così come l’Idv, mentre in ultima battuta l’Udc ne ha conquistati 4 dal misto, uno da Api-Fli, uno dal Pdl, 3 dal Pd e ne ha perso uno verso i sudisti, ossia la già citata Coesione Nazionale.

Un traffico peggiore di un incrocio stradale bloccato da lavori e senza vigili, verrebbe da dire. Tra l’altro i numeri non riportano tutte le svariate formazioni nate da iniziative di singoli gruppi, tutte facenti parte dell’onnicomprensivo Misto. Citiamo a questo proposito i Liberaldemocratici, recentemente sostenitori della lista Monti, i Repubblicani Azionisti (ma d’ispirazione centrista), il temibile Grande Sud dei sodali di Miccichè e i Popolari d’Italia domani, così giusto per essere chiari.

Cosa ci riserva il futuro, ossia la legislatura iniziata tra mille problemi quasi tre mesi fa? La paralisi sulla formazione o meno di un esecutivo, oltre che il bailamme sull’elezione del Capo dello Stato, hanno di sicuro bloccato il calcio mercato almeno per un certo periodo di tempo, in attesa che si manifestassero precisi indirizzi politici. Certo, si sono rincorse voci continue su transumanze penta stellate ad ogni editto del Capo, i ribelli Pd minacciano proteste in tal senso contro le larghe intese dominanti, però di casi eclatanti non se ne sono ancora visti, per ora. Non ci resta quindi che rimanere sintonizzati.

Fonti: il sito Openpolis con il rapporto “Camere aperte 2013”.