Siderlandia odia: la polizia non può sparare

di Cosimo Spada

Allora statemi a sentire piccoli comunistelli: se parlate con qualcuno mentre leggete questo articolo vi beccate una MANGANELLATA, se leggete ad alta voce vi beccate una MANGANELLATA, se vi piace questo articolo vi beccate una MANGANELLATA, se non vi piace questo vi beccate una MANGANELLATA. Avete però la possibilità di farvi difendere da un legale, ma questo legale potrà essere solo Andrea Cazzato, altrimenti vi beccate una MANGANELLATA.

Ebbene sì, anche a Siderlandia è arrivata la polizia di stato e ha instaurato lo stato di polizia. E a me andrebbe benissimo, potrei finalmente sfoderare la mia Smith(s) & Wesson e far vedere in giro la mia faccia più truce. Peccato che a me la polizia non mi ha mai preso sul serio, soprattutto in quest’ultimo periodo dove ai loro posti di blocco vengo fermato molto spesso senza alcun motivo, e senza alcuna cortesia. Forse è anche colpa della musica che esce dalla mia macchina; robe tipo i Rage Against Machine, che in loro famoso pezzo, Killing in the Name, ripetono ossessivi: “ Some of those that work forces, are the same that burn crosses” non si può neanche dire che alludano, qua affermano senza giri di parole che alcuni poliziotti facciano parte del Ku Klux Klan (come facciano a capire questi versi i poliziotti che mi fermano però io non lo capisco).

Che ci sia un elemento sovversivo nella musica degli ultimi cinquant’anni è conclamato da quanto la censura sia intervenuta contro certi atteggiamenti o certe opere che venivano proposte al pubblico. Oggi fa ridere ma negli anni cinquanta Elvis veniva mostrato a mezzo busto in tv per evitare che a casa si vedesse il suo movimento pelvico.

Il pessimo rapporto tra musica e forze dell’ordine si è instaurato negli anni nei concerti e in tutte le manifestazioni pubbliche in genere dove la musica era protagonista. Non dovevano averla presa bene i tanti poliziotti presenti alla convention democratica del 1968 (sempre il 1968) a Chicago, quando si sono trovati davanti tanti hippies che protestavano contro la guerra in Vietnam per di più con l’accompagnamento sonoro di band molto rumorose come gli Mc5, quando caricarono i giovani brutalmente. Che Manganelli si sia ispirato a loro per la gestione delle manifestazioni in Italia? È probabile visti gli ottimi rapporti tra i nostri paesi.

Altre volte la musica ha invece raccontato le brutali repressioni, come capitò con l’album 4 Way Street dei CSNY con la canzone Ohio imperniata sulla brutale repressione della rivolta scoppiata nel campus dell’università dell’Ohio appunto.

In qualsiasi angolo della storia della musica di tutti questi anni guardate, troverete sempre una contrapposizione tra l’energia radicale della musica e la forza repressiva esercitata da molte istituzioni. Non potrebbe essere considerata altrimenti radicale una canzone rap come Fuck Da Police dei N.W.A da Los Angeles, e precisamente dal ghetto di Compton; ed infatti questo è uno dei pezzi più censurati della storia, anche se stranamente si trova su YouTube.

L’Italia si incazza davvero con la polizia nei primi anni 90 grazie al movimento delle posse nate nei centri sociali, che mettevano insieme le sonorità del rap del reggae e del funk per produrre un vero assalto sonoro; oltre ai famosi 99 Posse c’erano, e ci sono ancora, Gli Assalti Frontali, i Fratelli di Soledad ed è il caso di dire ecc. ecc.

Io invece al termine di questo articolo vi voglio consigliare un album del 2011, che affronta la questione da un punto di vista ironico, l’album si chiama Per Servire e Proteggere degli italianissimi Smart Cops.

Capitanati da Marco Rapisarda, deus ex machina dell’etichetta Hell Yes!, e da altri reduci della scena punk hard core italiana, gli Smart Cops sono dei duri che hanno buttato giù un album potentissimo il cui tema è la polizia, affrontato con voluta superficialità e con ironia, ad esempio in Meglio Insabbiare c’è la storia di un ragazzo che rivela ai suoi di essere gay e il padre lo fa entrare nell’arma per insabbiare appunto, ma c’è anche l’alienazione di Realtà Cercami o lo sberleffo di Cattivo Tenente.

Pur essendo un disco prettamente punk (l’album dura in tutto 23 minuti, più di un qualsiasi rapporto sessuale di un comune maschio italico comunque) molte sono le citazioni provenienti dal beat italiano degli anni 60. Soprattutto nel gioco da spacconi finti ribelli che i “poliziotti intelligenti” mettono in campo in tutto l’album, ascoltatevi per esempio i Corvi di Ragazzo di strada o l’immortale Fred Buscaglione.

Avete il diritto di ascoltare in silenzio questo album e qualunque canzone canterete verrà usata contro di voi.

Ora vi saluto c’è alla porta il commissario Grandi col brigadiere Gargiulo che vogliono farmi alcune domande sulla mia Smith(s) & Wesson.

Mentre scrivevo questo pezzo ascoltavo:

Bob Dylan, Blonde on Blonde, 1966


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