Taranto e cultura: nasce MACO’

di Angela Capozza

TARANTO – Forse oggi a Taranto si è fatto un passo avanti verso la cultura. Ma quella con la C maiuscola. Forse la necessità di rialzarsi da uno stallo che dura da circa cinquantanni. Forse si vuole dare un segnale che Taranto non è solo acciaio. Da tutti questi forse è nato il MACO’ (Movimenti Artistici Collettivi), ispirandosi un po’ alle factory di Andy Warhol, quindi un punto d’incontro, un laboratorio permanente di antropologia. Un luogo non solo fisico ma soprattutto concettuale, al cui centro ci sono scambi ed incontri politici e culturali.

L’idea di MACO’ è nata dall’incontro tra 5 associazioni, (Il posto delle Fragole, Jonio Jazz Arte e Cultura, Reco-Reco-Hub/Orchestra Popolare Jonica, Rossocontemporaneo, Teatro del Mare) diverse per azione tra loro, le quali hanno voluto dare un segno, non solo a Taranto, ma a tutti coloro che vogliono interloquire in maniera costruttiva per realizzare qualcosa che qui, fin’ora, non si è visto.

Il manifesto intellettuale di MACO’ enumera vari principi da seguire, il primo dei quali è: rivendicare il diritto ad immaginare un futuro diverso. E qui il pensiero di Maria Elena Leone, del Teatro Del Mare, va al ragazzino di 12 anni del quartiere Tamburi, morto suicida alcuni mesi fa. A lui, come a tanti altri suoi coetanei, è stato negato il diritto ad immaginare un futuro diverso da quello che si ha. Si vuole agire laddove c’è mancanza di cultura, mancanza di possibilità di farsi sentire. Si vuol dare voce ad un territorio depresso che, nonostante le possibilità presenti, non ne possiede neanche una. L’idea di aggregazione, come dice Angelo Villani di Rossocontemporaneo, è nata per poter offrire qualcosa, per far dire qualcosa al territorio.

Piero Dequarto, dell’associazione Jonio Jazz Arte e Cultura, dice che questa è una lotta ma in senso positivo, in quanto si vuole agire a 360° sul territorio. Si vuole fare cultura, la si vuole rendere fruibile a tutti a prescindere dall’età, dall’estrazione sociale, dalla condizione economica.

Ed è prorpio questo che manca a Taranto, secondo Mimmo Gori di Reco-Reco-Hub: “Taranto ha rotto i ponti con la propria tradizione a causa di questo cinquantennio di oblio”.

Il fine ultimo di MACO’ è agire sull’individuo, afferma Marilena Lasaponara di Il posto delle Fragole, in modo che si possa influenzare la politica e l’economia. Quindi si vuole dare visibilità a tutte le realtà presenti.

D’altronde la cultura serve per oggettivare la realtà e mettere in risalto i problemi e cercare così di risolverli.


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