Le amministrative 2011 in provincia di Taranto

Il quadro delle elezioni amministrative tenutesi nella provincia di Taranto il 15 e 16 maggio sembra ormai essersi delineato. 12 i comuni chiamati al voto per rinnovare sindaci e rispettivi consigli.
La percentuale definitiva dei votanti risulta in lieve calo rispetto alla tornata precedente (77%, a fronte dell’80% fatto registrare alle ultime consultazioni comunali). I verdetti sembrano comunque proporre un sostanziale equilibrio fra le coalizioni di centro-destra e centro-sinistra, rispetto alla precedente tornata.
Per il centro-sinistra vengono confermati i sindaci di Statte (Miccoli) e Monteparano (Borsci); la stessa coalizione riesce a conquistare il Comune di Laterza (con Lopane), mentre a Carosino si verifica una situazione quanto mai aingolare: una coalizione composta da SEL e Io Sud riesce a far eleggere Biagio Chiloiro, sconfiggendo due liste civiche sostenute da centro-destra e centro-sinistra – nella precedente consiliatura la maggioranza era retta da quest’ultima coalizione. Il centro-destra conquista invece Torricella (con De Pascale) e Fragagnano (Andrisano), mantenendo il controllo di Roccaforzata (Iacca), Avetrana (De Marco) e Massafra (Tamburrano). Questo è l’unico comune al di sopra dei 15 mila abitanti che è riuscito ad eleggere il primo cittadino al primo turno. Apparentemente è un successo personale per l’ex-sindaco, che nella precedente tornata venne eletto solo al ballottaggio, ma in realtà il raffronto col voto di lista segnala una differenza di quasi dieci punti fra il risultato della coalizione e quello del candidato-sindaco. Ancora aperte le sfide negli altri centri maggiori. Il ballottaggio riguarderà in primo luogo San Giorgio Jonico, dove si sfideranno Giorgio Grimaldi (centro-sinistra, 46% al primo turno, circa un punto in più della coalizione che lo ha sostenuto) e Maria Quaranta (centro-destra, 25% al primo turno, circa tre punti in meno rispetto alla coalizione); resterà escluso il sindaco uscente, Angelo Venneri, che ha amministrato negli ultimi cinque anni col sostegno di una maggioranza di centro-destra, ma di fronte agli elettori è stato portato soltanto da Io Sud e dalla lista civica Obbiettivo comune, racimolando un consenso pari alla somma dei voti di lista (20%). Identica sorte per Ginosa, dove per un soffio Vito De Palma (49,8%) non riesce a ribadire l’egemonia del centro-destra, prevalendo su Felice Bitetti (centro-sinistra, 29,5%). Tuttavia nel comune più occidentale della provincia jonica si delinea una situazione di grande instabilità politica, dal momento che l’alleanza che ha sostenuto De Palma è riuscita a superare la maggioranza assoluta dei consensi (51%), per cui chiunque sarà il prossimo sindaco dovrà vedersela con una maggioranza di centro-destra. Dovranno tornare alle urne fra quindici giorni anche i cittadini di Grottaglie, per scegliere fra Ciro Alabrese (candidato da PD, Idv, UDC, Api e liste civiche, 32% circa, quasi dieci punti in meno della coalizione che lo ha sostenuto) e Michele Santoro (ex-PDL, fuoriuscito dal partito e candidatosi a sindaco col sostegno delle liste civiche Grottaglie prima di tutto e Insieme per Grottaglie, 16,5%, quattro punti in più dele liste). La battaglia nel comune-simbolo della ceramica è stata in ogni caso quanto mai combattuta: fra Santoro e i tre candidati arrivati immediatamente dopo il distacco è stato minimo: Enzo Lacorte (SEL, Federazione della sinistra e liste civiche) e Cirò D’Alò (Sud in Movimento e Rigenerazione) hanno superato entrambi la soglia del 14%, restando distanziati fra loro di una manciata di voti, mentre l’altra “anima” del movimento ambientalista, Etta Ragusa, ha conseguito il 12% circa. Interessante il dato relativo al voto disgiunto per questi tre candidati: da una parte Lacorte ha preso un paio di punti in meno rispetto alla coalizione che lo ha sostenuto, mentre sia D’Alò che la Ragusa sono andati meglio delle rispettive alleanze (straordinario il successo personale di D’Alò, che ha attratto il doppio dei consensi rispetto alle liste che ne hanno espresso la candidatura, mentre Etta Ragusa ha migliorato il risultato della sua coalizione di un 3% circa). Insomma, a Grottaglie i candidati della sinistra “ufficiale” – e in particolare quello del PD – sono risultati in definitiva poco credibili agli occhi degli elettori, che gli hanno preferito esponenti della società civile, direttamente impegnati nella battaglia contro le discariche.
Ancora è troppo presto per esprimere giudizi e commenti su questa tornata. A uno sguardo superficiale sembrerebbe che non ci sia “nulla di nuovo sotto il sole”, ma non è proprio così. Particolarmente significativo risulta infatti il risultato di Grottaglie, proprio per il fenomeno segnalato sopra. Nella cittadina jonica i movimenti che hanno sostenuto attivamente la protesta contro la politica dei rifiuti hanno raccolto nel complesso un quarto dei consensi totali, a dimostrazione non solo che le questioni ambientali toccano la sensibilità degli elettori molto più di tanti altri problemi, ma anche che chi si impegna con coerenza e capacità in quel campo riesce a goderne i frutti in termini di consensi. Ma il successo della Ragusa e di D’Alò in particolare non può essere ricondotto esclusivamente all’impegno dei rispettivi movimenti nella difesa dell’ambiente: entrambi riflettono infatti un’idea di gestione della cosa pubblica mille miglia distante da quella che, in misura più o meno significativa, caratterizza i partiti tradizionali. Il rifiuto delle elezioni come momento di scambio clientelare è in qualche modo il cardine di questa concezione politica. Nel caso di Ciro D’Alò questa impostazione si lega poi a un fattore tutt’altro che trascurabile: l’età. La “rivolta generazionale” in funzione di un modo nuovo di amministrare il potere politico a livello locale è stato uno dei punti di forza della campagna elettorale del giovane candidato grottagliese – un punto che forse gli consentirà di guadagnare un seggio in consiglio comunale.
Quest’ultimo fattore non può che rimandare a uno degli “sconfitti”: il candidato più giovane di questa tornata, Gaetano De Monte di Roccaforzata (26 anni). Il distacco rispetto alla quasi coetanea Iacca (29 anni) è stato significativo (la “partita è finita 60 a 40 per la candidata del centro-destra), ma anche la qualità della candidatura era profondamente differente. Precario e indipendente lui, già avviata alla professione (di avvocato) e legata a doppio filo alla precedente amministrazione lei. De Monte ha provato in pochissimi mesi a far fare al suo paese uno scatto d’orgoglio rispetto a chi nel corso degli ultimi dieci anni lo ha governato con modi feudali. Evidentemente il tempo era troppo poco e il lavoro da fare enorme. Ma non tutto è perduto: da domani Gaetano guiderà l’opposizione in Consiglio comunale, mentre tutti i giovani tarantini avranno un altra esempio da emulare. L’auspicio è infatti che, prendendo a riferimento il coraggio dimostrato da gente come Ciro D’Alò e Gaetano De Monte, le ragazze e i ragazzi di terra jonica inizino a progettare concretamente un futuro diverso e migliore. Tappa successiva le prossime comunali di Taranto?