26 anni, candidato sindaco

di Salvatore Romeo (’84)

Fa sempre un certo effetto intervistare un candidato sindaco. Hai di fronte una scommessa vivente: potrebbe vincere o perdere tutto nel giro di poche ore. E’ il fascino di chi accetta di rischiare. Quando poi il candidato è un tuo coetaneo –  e per di più la stessa persona con la quale fino al giorno prima discutevi per decidere quale pezzo far uscire il lunedì mattina, allora l’effetto si moltiplica. Perché in qualche modo ti senti tirato anche tu dietro quel tavolo verde. Gaetano De Monte è stato (e resta) redattore di Siderlandia, ma da qualche giorno ha anche accettato di correre come candidato sindaco per il centro-sinistra nel Comune in cui è nato è cresciuto, Roccaforzata. (more…)

di Remo Pezzuto*

La contro-riforma Gelmini e i tagli imposti dal Ministro dell’Economia Tremonti alla spesa pubblica hanno messo in ginocchio in questi ultimi anni, dal 2008 ad oggi, tutto il sistema universitario pubblico nazionale. L’università pubblica, a causa alle scelte politiche del Governo Berlusconi, conosce oggi il suo momento più buio: i fondi erogati dallo Stato si sono ridotti ai minimi termini, la ricerca e i ricercatori sono sempre più precarizzati e il Diritto allo Studio ormai è rimasto soltanto una norma presente nella carta costituzionale – dove si dispone l’erogazione delle borse di studio e delle provvidenze per i capaci e meritevoli anche se privi di mezzi, mentre in realtà i più alti gradi degli studi sono diventati una conquista di pochi privilegiati. (more…)

Questa non è una città per giovani

di Pinuccio Stea

Una ricerca della Banca d’Italia, pubblicata nel gennaio dello scorso anno e la cui analisi si ferma al 2005, conferma, ammesso che ve ne fosse bisogno, che il tratto saliente delle migrazioni interne in Italia è rappresentato dai flussi di persone che dal Mezzogiorno si spostano verso il Centro Nord. Tale ricerca individua, con una certa approssimazione, quattro fasi dal secondo dopoguerra ad oggi descrivendole in questo modo: “La prima fase è stata caratterizzata da un massiccio fenomeno d’emigrazione; durante gli anni sessanta emigrarono dal Mezzogiorno, in media annua, 12 persone ogni 1000 abitanti, prevalentemente verso il Nord del triangolo industriale e verso Roma. (more…)

di Roberto Polidori

L’ILVA di Taranto è un caso scolastico di ciò che, in economia pubblica, viene definito “fallimento” del mercato e che contempla un intervento diretto dello Stato. La teoria economica mainstream (cioè accettata dalla quasi totalità degli economisti e insegnata nelle Università) elegge il libero mercato a organizzazione economica migliore di una collettività; la stessa teoria economica ammette l’esistenza di fattori distorsivi del libero mercato che devono essere corretti dallo Stato in modo tale da ripristinare le condizioni per l’efficiente utilizzo delle risorse. Anzi, secondo i liberisti più puri, lo Stato dovrebbe esistere esclusivamente per eliminare gli ostacoli al libero mercato. I casi di fallimento del mercato, secondo la teoria economica, sono sei e secondo me il “caso Taranto” ne presenta quattro: concentrazione della produzione (monopolio o oligopolio), informazione imperfetta (o asimmetrica), disoccupazione ed esternalità.
E’ lapalissiano anche per un bambino che a Taranto l’informazione sulle tecniche produttive e sulle grandezze economiche in gioco è nelle mani della grande industria: si pensi al Centro Studi ILVA, ben più accentrato ed aziendalista del vecchio Centro Studi Ansaldo (asimmetria informativa); è altrettanto chiaro che la grande industria lavora in condizioni di monopolio, che inquina e che tiene sotto scacco un’intera collettività a causa del grande numero di lavoratori che coinvolge nei cicli produttivi. (more…)

Il punto di vista dei “fuorisede”

di Salvatore Romeo (’84)

Come rilevato da Stea, la popolazione giovanile a Taranto ha subito un tracollo nel corso dell’ultimo decennio. Tale dinamica è strettamente legata alla cosiddetta “fuga dei cervelli”. Ci si interroga spesso su questo argomento, ma raramente si cerca di cogliere il punto di vista dei “fuorisede”. E allora perché non provare a lanciare una traccia di lavoro? Abbiamo così elaborato un questionario, che è stato sottoposto a 53 giovani originari di Taranto e provincia residenti in altre città d’Italia. Il campione non è stato selezionato sulla base di criteri specifici, per cui la ricerca non ha valore scientifico. Essa tuttavia può servire per iniziare a comprendere ciò che spinge i giovani tarantini a lasciare il proprio territorio.

Definizione del campione

La maggior parte delle 53 persone che hanno risposto al sondaggio studiano (36), gli altri lavorano (12) o cercano lavoro (5) [vedi grafico]. Quasi tutti sono fuori da almeno più di un anno (48), di questi una componente significativa (23) da oltre cinque anni[v.g.]. Si tratta quindi di un campione di fuorisede “di lungo corso”, persone che hanno ormai stabilizzato da tempo la propria condizione di emigrati. La maggioranza degli intervistati ha scelto di vivere in un luogo relativamente lontano: 36 sono quelli che attualmente risiedono a una distanza superiore a 500 km. dal territorio d’origine (fra questi i più, 26 persone, fra i 500 e i 1.000 km.); in tutto 17 sono quelli che invece vivono a una distanza inferiore ai 500 km[v.g.]. I fuorisede interrogati risiedono dunque prevalentemente nel centro-Nord.

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