26 anni, candidato sindaco

di Salvatore Romeo (’84)

Fa sempre un certo effetto intervistare un candidato sindaco. Hai di fronte una scommessa vivente: potrebbe vincere o perdere tutto nel giro di poche ore. E’ il fascino di chi accetta di rischiare. Quando poi il candidato è un tuo coetaneo –  e per di più la stessa persona con la quale fino al giorno prima discutevi per decidere quale pezzo far uscire il lunedì mattina, allora l’effetto si moltiplica. Perché in qualche modo ti senti tirato anche tu dietro quel tavolo verde. Gaetano De Monte è stato (e resta) redattore di Siderlandia, ma da qualche giorno ha anche accettato di correre come candidato sindaco per il centro-sinistra nel Comune in cui è nato è cresciuto, Roccaforzata.

Come mai hai accettato la candidatura a sindaco? Non temi che alla tua età possa precluderti altre strade?

Non penso, anzi credo che per me possa essere la possibilità di mettere in pratica le competenze in materia di amministrazione, e non solo, accumulate in anni di Università. Quale migliore possibilità per un laureato in Scienze Politiche se non quella di mettere a servizio della comunità in cui è nato e cresciuto le proprie idee e capacità, acquisite per altro anche attraverso l’attivismo concreto. Molto della mia formazione lo devo alla partecipazione attiva al movimento studentesco dell’Università “la Sapienza”, ma anche alle esperienze che ho fatto nel capoluogo jonico nelle battaglie ambientaliste e sociali sostenute da quella palestra politica e culturale che è il Cloro Rosso di Taranto.

Com’è nata la tua candidatura?

La mia candidatura nasce da un desiderio di rinnovamento del centro-sinistra locale, che ha deciso di puntare su di me, ventiseienne giornalista precario, senza nessuna tessera di partito. Lo stesso nome della lista, “Roccaforzata per i Beni Comuni”, risponde ad un’esigenza di cambiamento radicale nelle pratiche e nelle forme di governo; rinnovamento che passa per la difesa di Beni Comuni quali il lavoro, il territorio, l’acqua, l’ambiente. La difesa dell’occupazione e dei diritti del mondo del lavoro è per noi un obiettivo primario e per questo intendiamo promuovere, in collaborazione con gli altri comuni della zona, la creazione di fondi di solidarietà per tutelare le classi sociali più deboli e, in particolare, i lavoratori, i disoccupati e i precari colpiti dalla crisi. Crediamo inoltre che uscire dalla crisi voglia anche dire trasformare radicalmente quel sistema economico, sociale e produttivo che è all’origine della stessa crisi; e si può iniziare a farlo anche a partire da un piccolissimo Comune come il nostro. Bisogna favorire in questo senso la nascita di cooperative sotto controllo degli stessi lavoratori, rivolgendoci in particolare ai giovani e ai disoccupati:a nostro avviso può essere una delle strade da percorrere.Il territorio, poi, sarà da noi inteso come patrimonio di beni e risorse materiali ed immateriali da tutelare e valorizzare. Per questo intendiamo opporci con forza alla proposizione di modelli di sviluppo fondati sulla speculazione territoriale, tanto in termini di urbanizzazione edificatoria quanto di insediamenti produttivi inquinanti, a maggior ragione perché ci troviamo in una provincia ad alto rischio inquinamento, tra discariche e polo industriale.

Credi che la tua candidatura possa essere un segnale anche per gli altri giovani della provincia?

Certamente, per fortuna in realtà siamo in tanti ad occuparci dei problemi politici. Certo è positivo che a correre per un posto di amministratore sia un giovane che vive le stesse ansie, le stesse problematicità e la stessa precarietà di tutti i coetanei della mia provincia.

Visto che hai detto che la tua candidatura nasce da un’istanza di rinnovamento, quali sono le principali innovazioni che il tuo programma propone?

Vogliamo innanzitutto introdurre, come già in altri comuni italiani virtuosi pratiche di partecipazione attiva dei lavoratori e di tutti i cittadini nelle scelte dell’amministrazione, assemblee di zona e di frazione, con ampi spazi propositivi e decisionali, e dare spazio alla partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici all’elaborazione di politiche virtuose in campo sociale. In questo senso da oramai un decennio esistono in diversi comuni italiani esperienze di bilancio democratico e partecipato. Ci piacerebbe inoltre promuovere lo sviluppo delle energie rinnovabili sul nostro territorio. Per questo vogliamo intervenire sugli edifici pubblici (in particolare per quanto riguarda l’illuminazione e il riscaldamento) al fine di incentivare l’utilizzo di fonti rinnovabili, oltreché approfondire un progetto di autonomia energetica sostenibile che, come dimostrano anche il recente dossier presentato da Legambiente e l’esperienza di numerosi comuni, non è più un’utopia. Citando i dati, 964 Comuni in Italia, in pratica uno su otto, producono più energia elettrica di quanta ne consumino, grazie a un mix di impianti (mini-idroelettrico, eolico, fotovoltaico, biomasse e geotermico). Sono 27 quelli che superano largamente il proprio fabbisogno, immettendo energia nella rete e ricavandone utili da reinvestire nel territorio in beni e servizi per i cittadini. In 18 invece hanno raggiunto la piena autosufficienza, includendo oltre all’elettricità anche l’energia termica (riscaldamento e acqua calda) grazie a impianti di teleriscaldamento alimentati da biomasse o geotermico. anche il Sud in questo settore comincia a muoversi e con notevole velocità, contribuendo in misura importante alla produzione totale. Senza andare molto lontani, pensiamo alla stessa provincia di Lecce dove si produce più elettricità verde di Friburgo, la celebrata capitale tedesca del fotovoltaico; nel 94% dei municipi italiani è presente ormai almeno un impianto rinnovabile. Mi piace citare gli esempi concreti di buon governo: pensiamo ad un paese di 2700 abitanti, Tocco da Causaria, in provincia di Pescara, esempio citato anche in un’editoriale del New York Times, dove nel 2007 entrano in produzione le prime due pale dell’impianto eolico costruito su un terreno che l’amministrazione del piccolo comune ha ceduto in comodato d’uso per 112 mila euro annui. Da allora questa somma permette alla giunta di migliorare i servizi ai cittadini, dalla raccolta differenziata alla mensa scolastica, senza aumentare le tariffe. Tocco è uno dei municipi italiani che produce più energia verde di quanta ne consumi. La sfida è pertanto cercare di farlo bene, scegliendo le aree migliori, evitando pressioni da parte di grandi imprese e multinazionali, come già avviene da altre parti della stessa Puglia, ma lasciando invece ampia autonomia di organizzazione a gruppi di cittadini, insieme ad un adeguato intervento pubblico, scevro da logiche speculative.

Citavi la raccolta differenziata. Quali sono le tue idee in merito alla gestione dei rifiuti?

L’obiettivo a mio avviso deve essere quello di “rifiuti zero” ed anche qui mi piace citare esempi concreti, comuni virtuosi, come ad esempio Capannori, in provincia di Lucca: 45mila abitanti suddivisi un 40 frazioni) che nel marzo di quest’anno ha raggiunto l’82% di raccolta differenziata e che intende superare questo record giungendo entro il 2020 ad avere zero rifiuti. La gestione dei rifiuti a mio avviso non può prescindere, soprattutto in un comune cosi piccolo come Roccaforzata dalla raccolta differenziata porta a porta, abbinata ad una politica di informazione rivolta a tutte le famiglie e ad incentivi economici per cui chi produce meno rifiuti meno paga. Vi è un altro vantaggio economico legato al “porta a porta” che merita di essere attentamente considerato: la possibilità di creare nuovi posti di lavoro.

Hai usato spesso il “noi” in questa chiacchierata… è “pluralia maiestatis”?

Eh eh… no, non mi considero ancora così importante. E’ la consapevolezza che da solo non posso fare niente. Attorno a me lavorerà una squadra di persone competenti nei rispettivi campi d’azione e solo con la loro collaborazione e soprattutto col coinvolgimento il più possibile diretto e frequente della cittadinanza riuscirò a portare avanti un progetto di cambiamento. In fondo, il sindaco dovrebbe essere non tanto il Primo cittadino, ma il primo dei cittadini, cioè chi sta in mezzo alla gente e cerca, con la discussione e con l’esempio, di convincerla che un paese (e un mondo) migliore è possibile.