Napoli non è “monnezzopoli”!

di Gaetano De Monte

Mancano poche ore alla manifestazione organizzata sotto Montecitorio dalla rete Commons e dai comitati che da 15 anni lottano contro la mala-gestione dei rifiuti. Con questo atto la “Napoli che resiste” ribadirà il suo diritto alla salute e alla dignità dell’esistenza contro chi da anni avvelena il territorio campano e proclamerà il suo diritto all’insorgenza contro quello che in Campania appare il partito più forte di tutti, la Camorra, ma non solo. Il vero nemico è quel partito trasversale che incrocia famiglie, gruppi imprenditoriali locali e internazionali e lobby politico-affaristiche di segno anche contrapposto ma assai compatte nel proteggere il monopolio dei loro appetitosi interessi sulle spalle della salute dei cittadini.
Nei giorni in cui la città partenopea vive l’ennesima emergenza con 13 mila tonnellate di rifiuti in strada tra città e provincia, ed uno stato di allarme sociale e sanitario senza precedenti, (è di queste ore la notizia che il Governatore Caldoro sarebbe stato indagato nell’ambito dell’ inchiesta della Procura di Napoli sui rischi per la salute pubblica determinati dalla mancata raccolta dei rifiuti), Siderlandia ha sentito Pietro Rinaldi, uno dei leader storici dell’attivismo napoletano. Avvocato, vicino al laboratorio Insurgencia [un centro sociale molto attivo nel capoluogo partenopeo, ndr], Rinaldi è uno dei promotori della suddetta manifestazione dell’indignazione partenopea di domani.
Rinaldi, con ben 617 preferenze è risultato eletto in Consiglio Comunale con la lista Napoli è Tua, a sostegno di Luigi De Magistris. La sua elezione alle amministrative dello scorso Maggio, insieme a quelle di altre personalità illustri della società civile napoletana – su tutte quella di Alberto Lucarelli, docente di diritto pubblico alla Federico II e neo assessore ai Beni Comuni del Comune di Napoli – ci fa sperare su un autentico cambiamento di rotta rispetto a quelle che sono state negli ultimi quindici anni le scelte politiche scellerate in materia ambientale, che la città partenopea ha subito sulla propria pelle.
Con Pietro Rinaldi in Consiglio Comunale, in particolare, i movimenti napoletani hanno fatto un salto di qualità rispetto alle amministrative precedenti, quando preferirono Rosa Russo Iervolino come interlocutore antagonista rispetto al candidato delle destre al motto “scegli il tuo nemico”. Già allora riuscirono ad eprimere due consiglieri di municipalità; stavolta però hanno scelto di avere un “vero amico” in Consiglio Comunale con cui aprire un laboratorio politico sul futuro di Napoli. La speranza, qui, è che l’autentico vento di cambiamento che viene dalla città di Masaniello possa contaminare e contagiare l’intera Italia Meridionale.

Innanzitutto non possiamo non iniziare con il chiederti di commentare e spiegare brevemente quali sono state le ragioni ed i motivi di uno straordinario successo: la vittoria di De Magistris al comune di Napoli, di cui tu sei stato uno dei protagonisti, essendo anche stato eletto consiglio comunale con la lista “Napoli è Tua”. Quale è stata, secondo te, la concatenazione di eventi che ha permesso il “ tumulto arancione”?

A me pare che quello che è successo a Napoli sia assolutamente straordinario, innanzitutto perché i quadro politico è stato messo a soqquadro non tanto dalla candidatura di de Magistris, ma dalla voglia di cambiamento della città, che non si è trasformata in vento di destra, ma all’inverso in una dinamica di partecipazione e rinnovamento, dettata dalla comprensione dello status politico assolutamente inadeguato a comprendere le forze dei movimento napoletano.

La prima delibera della giunta De Magistris recante le prime misure urgenti e indispensabili per affrontare efficacemente la gestione integrata dei rifiuti, tra le quali vi sono l’ estensione della raccolta differenziata e in particolare delle modalità porta a porta, e le misure di prevenzione e riduzione della produzione dei rifiuti, rappresenta senza un dubbio un salto di paradigma rispetto alla passata gestione Bassolino- Cosentino- Iervolino. Eppure ci sono stati subito attriti tra i Comitati ed il neo- assessore all’ambiente Tommaso Sodano. Puoi spiegarci nel merito le contestazioni che gli sono state rivolte?


Innanzitutto noi riteniamo che a parte la prima delibera, la cosa più importante è che per la prima volta dopo 15 anni c’è una giunta orientata nella direzione dettata da 20 anni di lotta ambientale in Campania. La delibera naturalmente è soprattutto una dichiarazione di intenti e come tale assolutamente migliorabile, proprio in relazione al definitivo abbandono delle politiche di discariche e inceneritori. A me pare che sia i giudizi positivi che negativi siano un po’ frettolosi, perché bisogna aspettare i fatti concreti per giudicare.

Napoli, una delle città più belle al mondo, ridotta ad essere simile a una fotografia dell’orrore: un disastro ambientale di proporzioni immani per lo più impunito ed una terra violentata, fin nelle viscere, da mani criminali. Dietro l’ ennesima crisi dei rifiuti di questi giorni ancora la mano della camorra, presente con proprie imprese, nelle discariche, e nella gestione e raccolta dei rifiuti. Come si vince con “ O sistema”?


Onestamente non so fino a che punto sia opera della Camorra: la verità è che il sistema basato sulle discariche e sull’inceneritore di Acerra è fallito, oltre ad essere dannoso per l’ambiente e per la salute è assolutamente inefficace essendo del tutto fragile; il tema, qui, non è solo togliere la spazzatura dalle strade ma come, e a questo interrogativo la nuova amministrazione parla in termini assolutamente innovativi che partono dalla differenziata per arrivare al trattamento meccanico biologico, alternativo a discariche ed inceneritori.

Nelle scelte politiche che regolano la gestione dei rifiuti c’è sempre un certo consociativismo, cosi come emerse dalla condivisione che ci fu tra il Governo Berlusconi (2001-2006) e il presidente-commissario Bassolino nel difendere un Piano regionale dei rifiuti, basato sull’incenerimento. Anche qui in Puglia si è verificata una certa convergenza di interessi sulla questione inceneritore, alla cui costruzione nella provincia di Foggia, la regione non si è opposta. Troppo forte i condizionamenti dei gruppi industriali interessati a un business che per loro significa milioni di euro, ma che rappresenta solo un vero disastro per le amministrazioni pubbliche e per la salute dei cittadini ?


Il tema dei rifiuti è sicuramente uno di quelli di grande interesse per gli anni a venire, l’importanza delle lotte ambientali è proprio questa, occorre fermare le lobby dell’incenerimento per fermare un ventennio di disastri ambientali.


Anche la nostra regione, la Puglia e soprattutto la nostra provincia, quella di Taranto, come certamente sai, vivono un dramma ambientale senza precedenti. Taranto e Napoli, accumunate dall’essere due terre cosi barbaramente violentate, ma anche dall’essere state in diverse fasi storiche esempi di splendore e rigogliosità. A Napoli si aprirà e si sta aprendo sicuramente una nuova fase. Ma per il resto dell’Italia Meridionale, da cosa si dovrebbe partire per un riscatto?

Innanzitutto dall’essere meridionali, io penso che sia necessario riprendere con forza le nostre radici, i valori della nostra tradizione e renderli protagonisti nel nuovo ciclo di lotte del terzo millennio. Occorre riprendere con forza l’orgoglio di essere meridionali, proprio nell’anno del 150° dell’unità d’Italia.

A partire proprio dall’esperienza della Rete Commons, e dei comitati campani che hanno sostenuto la “vittoria arancione”, come si costruiscono secondo te, a Sud, delle “Istituzioni del Comune” che sappiano diventare un modello concreto di partecipazione e che possano essere sintesi tra delega, plebiscito e partecipazione?


Questa è la vera scommessa dei prossimi anni, è una lavoro tutto da scrivere, ossia come si costruisce la partecipazione reale delle reti dei cittadini attivi; proprio la vicenda napoletana ci dice quanta sia in crisi la rappresentanza, il plebiscito di De Magistris ci deve interrogare proprio su quest’aspetto, laddove l’ondata partecipativa della scadenza elettorale non deve essere mortificata da una torsione politicista che mortifichi la partecipazione a vantaggio delle logiche della vecchia politica dei partiti e dei gruppi di potere.