Film mutuo. La SIAE all’attacco del web

di Serena Mancini

Se provassimo ad immaginare oggi di accendere il nostro computer e di aprire un blog, davanti a noi apparirebbe una grande finestra colorata, accompagnata da un testo e spesso da qualche video che, incuriositi, decideremmo di avviare. Inevitabilmente insieme alle immagini partirebbe anche un sottofondo musicale il cui intento dovrebbe essere quello di coinvolgerci ulteriormente. Alla fine decideremmo di condividerlo sulla nostra bacheca e di diffonderlo in rete in modo da farlo conoscere a tutti i nostri “amici”. Bene, se questo è ciò che è accaduto sino ad ottobre, d’ora in avanti non sarà più possibile. È di qualche settimana fa infatti la notizia dell’accordo – sancito però a gennario 2011- tra la SIAE, l’ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive) e l’AGIS (Associazione Generale Italiana dello Spettacolo) con il quale si rischia di far scomparire il mondo della condivisione gratuita di video on-line. Notizia che in realtà è poco circolata sui mezzi di comunicazione tradizionali e che invece si è diffusa in rete grazie alla mobilitazione di molti blogger.

L’accordo stabilito dalla SIAE riguarda l’audio contenuto nei video digitali, spesso protetto dal diritto d’autore, e prevede il pagamento di 450 euro a trimestre per chiunque voglia pubblicare un video sonoro sul proprio sito. Si tratta di un provvedimento esteso persino ai trailers che, secondo la Società Italiana degli Autori ed Editori, è volto a tutelare i diritti d’autore delle colonne sonore applicate ai video e a coprirne i costi di licenza. In particolare la SIAE prevede “tariffe per le distinte forme di utilizzazione via Internet”, dunque distingue tra portali e siti che offrono opere cinematografiche o audiovisive, quali film, cartoni animati, fiction, documentari, ecc… Dal pagamento sono esonerati solo i siti non commerciali, cioè quelli che non presentano alcun tipo di pubblicità.

Dunque se da una parte questo provvedimento sancisce la fine dell’embed, dall’altra danneggia notevolmente il mondo cinematografico, scegliendo il momento peggiore e non tenendo conto delle recenti difficoltà del settore. L’errore maggiore consiste infatti nel considerare i trailers come opere cinematografiche, invece di evidenziarne la funzione pubblicitaria rivestita in rete. Sebbene il titolo impresso sul sito della Società rechi la dicitura: “dalla parte di chi crea” la stessa SIAE con questo provvedimento sembra “remare contro” gli interessi dei distributori cinematografici e televisivi che fanno della rete la loro principale vetrina pubblicitaria. Cosa ne sarebbe del mondo cinematografico se i trailers non fossero più utilizzati? Chi andrebbe a vedere un film senza conoscerne alcun contenuto visivo?

L’effetto dell’accordo è già visibile: molti utenti hanno provveduto all’eliminazione dei video dai propri siti, ignari della retroattività imposta alla norma che scatenerà una vera persecuzione da parte della Società nei confronti di quanti abbiano trasgredito gli ordini. Sulla circolare num. 3 del 18 gennaio si legge infatti che: “Per le sole imprese associate con siti già attivi antecedentemente alla sottoscrizione della licenza, oltre alla esenzione dalle penali, di cui all’articolo 5 della licenza, è prevista una sanatoria a fronte del pagamento dei 50% dei compensi per il 2009 e del 50% dei compensi per il 2010. Il compenso a sanatoria del pregresso va versato contestualmente alla sottoscrizione della licenza”. Questa ulteriore “beffa” viene motivata dalla SIAE con la giustificazione secondo cui per la pubblicazione di video in streaming è stata sempre richiesta un’apposita domanda divisa in due categorie a fronte di diversi costi di licenza: “streaming a richiesta gratuito di frammenti di opere inferiori a 45′” e “streaming a richiesta gratuito e downloading gratuito di opere intere”. Ed è paradossalmente proprio in questa seconda categoria che rientrano i trailers, considerato che la loro lunghezza supera il più delle volte i 2 minuti.

Sembra dunque che in Italia ci si eserciti ad escogitare sempre modi innovativi per introdurre nuove tasse: non dimentichiamo che persino il precedente ministro degli interni, dopo le vicende accadute a Roma  nella manifestazione del 15 ottobre, aveva proposto di tassare tutti coloro i quali partecipassero ad una manifestazione. Ma se il problema è dato dalla musica si potrebbe immaginare di tornare a produrre filmati muti, provando ad ipotizzare un nuovo web ricco di immagini, ma privo di audio. Questa potrebbe rappresentare un’importante forma si protesta contro la Società . Quindi ben venga la diffusione di video silenziosi, peccato che il regista di grandi film muti D. L. W. Griffith sia scomparso tanti anni fa!