EDISU (Era Diritto allo Studio Universitario)

di Serena Mancini

Vincitore? No, idoneo. Questa è l’ultima beffa che la giunta regionale piemontese ha riservato agli studenti universitari. E pensare che il diritto allo studio era uno dei temi fondamentali della giunta presieduta dal Governatore leghista Roberto Cota, nonché dell’ultima campagna elettorale dell’attuale sindaco Fassino che aveva evidenziato comeTorino avesse“tutti i titoli e le eccellenze per essere una capitale del sapere della conoscenza e della formazione” e come obiettivo fondamentale del suo progetto per la città fosse favorire “l’arrivo di giovani che voglio studiare a Torino, potenziando i servizi allo studio”.

E invece ne “il sabato del Governatore”- video comunicato che ogni sabato il presidente riserva ai piemontesi- non c’è alcun riferimento alla questione. Cota parla di crisi, di sacrifici, sottolinea di non aver aumentato le tasse ai cittadini, ma evita di trattare il tema scottante delle borse di studio.

Di giustificazioni, certo, ce ne sono tante. Non ci sono soldi, la crisi non riguarda la Regione ma tutto il Paese, bisogna impiegare i pochi fondi in settori più importanti. Ma possono bastare queste questioni per negare a tanti studenti il diritto a finanziarsi gli studi? Sebbene la risposta possa sembrare evidentemente negativa, analizzando le reazioni di molti non vincitori, si evince come in realtà molti studenti siano ormai completamente rassegnati all’idea di aver perso la borsa di studio. Dunque se la situazione è critica, se lottare non serve a nulla, se continuamente ci sentiamo ripetere che sono necessari i sacrifici la regione viene anche indirettamente giustificata. Ma di quali sacrifici parliamo? Perché se prima viene meno la pensione, poi il lavoro e ora persino la borsa di studio sembra proprio che tutte le generazioni debbano essere colpite in ugual misura. E allora se il padre non mantiene il figlio e il figlio non può mantenersi da solo non si parla più di sacrificio, ma di catastrofe. Nel gruppo facebook dei borsisti Edisu si è scatenata tanta frustrazione per il sopruso subito, ma anche tanta rabbia. Rabbia che paradossalmente non si è subito riversata sulla classe politica, vera responsabile dei tagli all’ente per il diritto allo studio, ma invece ha colpito due categorie specifiche si studenti: quelli stranieri e i presunti “furbetti” perché dichiaranti Isee pari a zero. E la polemica virtuale ha avuto inizio. Effettivamente consultando la graduatoria due dati saltano subito agli occhi: da una parte il gran numero di studenti vincitori con zero, dall’altra una serie di nomi evidentemente non italiani. Ora, che in Italia gli evasori siano tanti non è certo storia nuova. Ma senz’altro c’è anche da considerare il fatto che nell’ultimo anno la crisi economica abbia colpito pesantemente  molte famiglie, generando nuove cassintegrazioni – nella migliore delle ipotesi- e soprattutto nuovi licenziamenti.

Innescare una guerra tra poveri e colpire i più deboli, considerandoli colpevoli della situazione, non è certo produttivo; anzi è indicativo di quanto  sia efficace la campagna razzista portata avanti nel nostro Paese e soprattutto sembra andare incontro alle dichiarazioni del Governatore Cota che, solo un anno fa, proponeva di destinare le borse di studio ai solo studenti piemontesi!

Fortunatamente però la polemica facebookiana ha prodotto anche esiti positivi, considerato che molti sono stati gli studenti promotori di nuove iniziative di protesta. Ed è nell’ottica dell’unità che si intende procedere affinché tutta la rabbia sia ben incanalata. Un grande gruppo che combatte perché non accetta di doversi accontentare delle briciole, perché si sente tradito e perché non intende accettare dichiarazioni come quella rilasciata dal Presidente dell’Edisu Umberto Trabucco quando ha dichiarato: “ Capisco la delusione, ma purtroppo questa è la situazione del Paese, non solo del Piemonte. L’Emilia, per esempio, non dà contributi agli extracomunitari. O la stessa Puglia di Vendola da anni non copre il 100% delle richieste. Insomma, c’è chi fa peggio di noi”. Come dire: “avevamo un merito e ora ci rinunciamo perché giustificati da altri che da sempre si comportano così”.

E allora non si parli di situazione delicata, grave e incerta perché un taglio simile – stiamo parlando del 70% di borse in meno – non fa altro che danneggiare ulteriormente lo sviluppo del Paese, demotivando lo studio e la cultura.

Per quanto critica possa essere la situazione i diritti fondamentali devono essere tutelati e le promesse mantenute costi quel che costi.