Zombie, ignoranti e casi clinici

di Andrea Cazzato

In questi tempi di forconi, di qualunquismi, di tecnici, non è possibile non dare un’occhiata alla varia umanità che sta fiorendo nel nostro Paese.
Pur creando notevoli scompensi nelle varie associazioni di intoccabili, le riforme che l’attuale governo Monti sta portando avanti, suggellate da gran colpi di teatro (Cortina insegna), non stanno attirando i favori di molti. Seppure le “caste nobiliari” italiane si vedono togliere alcuni privilegi in nome dello sfrenato liberismo del professore varesotto, anche altri, meno fortunati e meno “nobiliari” però, si vedono ridurre semplici diritti. L’attacco ai diritti dei lavoratori, con la ministro “sensibile” (nell’accezione degli Offlaga Disco Pax) Fornero, non possono essere accettati. Al grido di “precariare tutti”, citando un articolo del numero precedente, Monti and co cercano di mettere tutti contro tutti. I dipendenti pubblici contro quelli privati, gli indeterminati contro i precari. Si era tentato negli anni scorsi di fare una cosa del genere, ma non c’erano stati cazzi! C’erano state barricate, minacce di sciopero e grossissime manifestazioni in difesa dell’articolo 18. Perché è sempre là che vanno a rompere le scatole. Proprio non va giù a Confindustria, non l’hanno mai digerito. E allora hanno cercato di circumnavigarlo questo maledetto articolo, prima introducendo la precarietà – a mezzo di qualche politucolo o giuslavorista che ancora cerca di nascondersi (mica tanto ormai) nel partito più grande del CENTROsinistra – perché così “se uno proprio me lo voglio togliere dalle palle, posso sempre aspettare che scada il contratto”; poi tagliando, agli stessi precari, i diritti che vengono riconosciuti ad un qualsiasi lavoratore. “Che l’articolo 18 non sia un tabù” ci ripropone il Premier come se fosse un mantra. E nel frattempo, cerca di dare la mazzata anche sulla Cassa Integrazione Straordinaria, così giusto perché è bello lavorare gratis.
La realtà è, però, che nel Paese invece di fomentarsi la rabbia nei confronti di chi vuole fare dei nostri diritti carta igienica, ecco che i precari se la prendono con gli indeterminati, quei maledetti privilegiati, convinti che meno diritti avranno gli altri, più ne avranno loro. Più gente è facilmente rimovibile, più sarà semplice per loro trovare posto. Non è forse chiaro, a loro, che così si andrà alla guerra del ribasso: cioè chi lavora di più per uno stipendio inferiore conserverà il posto, ma fin quando se ne verrà qualcuno che farà il doppio di te alla metà di quello che prendi tu: allora sarai di nuovo senza lavoro. E dovrai abbassare le tue richieste, fin quando non dovrai pagare tu stesso per lavorare, o pregare che ti si faccia sgobbare 60 ore alla settimana per un tozzo di pane. Cose che nemmeno agli inizi del Novecento.
Si, sicuramente starò farneticando per gli assertori della grande imprenditoria “illuminata”, che nel frattempo ci ha reso zombie che vagano alla ricerca di qualcosa nei centri commerciali – che nel frattempo, per ultimo decreto “regio”, potranno tenere aperti quando e quanto vogliono. Ci hanno reso ignoranti, perché parliamo solo per aprire la bocca, dissertando su argomenti che non conosciamo o, meglio ancora, discutendo per ore dell’ultimo caso mediatico. Ci hanno reso casi clinici, quando c’è qualcuno – e questa è notizia di ieri – che durante la giornata di Commemorazione per le vittime della Shoah è libero di organizzare nella mia città di adozione, Como, un seminario negazionista, dove i forzanovisti lariani, cercano di cancellare, invitando nomi grossi di questo pattume di corrente, la storia. Infatti il segretario locale del movimento si è affrettato a dire che “non è reato, stiamo solo facendo revisionismo storico”. Ci hanno addossato la colpa di tutti i mali, come ha fatto il Sindaco di Taranto Stefàno quando, prendendosela con l’immobilismo della gioventù, cerca di darsi visibilità. Ci hanno detto che è colpa dei nostri padri se viviamo in questa crisi, quando i primi a rubarci il futuro sono proprio questi sciacalli “illuminati”. Non credo però ci possano costringere a smettere di sperare, a smettere di mandarli a quel paese, a smettere di incazzarci quando qualcosa non va. Siamo sempre meno, ma finché non ci “licenzieranno” noi saremo qui, sempre più decisi ad ostacolarli. I miei genitori non volevano morire democristiani, io non voglio morire schiavo.