Sognavi ad occhi aperti…

di Greta Marraffa

Anima Fragile…
Cosa nascondevi dietro quell’aria rude e arrabbiata? Impetuoso e ribelle, in silenzio non riuscivi a stare.
La tua fragilità non sapevi nasconderla, le tue “incoerenze “neppure. Eri un’anima sensibile, amavi affrontare la vita in modo passionale.
Eri calore, gioia, luce e vitalità, eri sangue bollente, eri palpito accelerato, eri acqua fredda: eri speciale.
Sapevi unire ed includere tutti, non facendo distinzioni, eri ovunque, eri un simbolo.
Rappresentavi tanti cuori persi e smarriti in questa città grigia e dormiente.
Le angosce e le tue frustrazioni erano le stesse di molti tuoi coetanei, costretti a sopravvivere in una realtà ingrata.
Dicevi di voler cambiare le cose, eri romantico e sognatore, eri poeta e sapevi raccontare la storia della tua vita come se fosse una delle trame di quei film che tanto amavi.
Sapevi colorare le tue giornate, sapevi riempire quelle degli altri.
Eri amico, compagno, fratello, amante.
Sapevi amare, corteggiare e valorizzare chi ti stava intorno; ad ognuno uno sguardo dolce, una carezza, una parola di conforto.
Eri la voce fuori dal branco, la nota discordante, rifiutavi la monotonia.
Hai tentato fino all’ultimo di scrivere una storia differente. Hai reso tante persone protagoniste di un bellissimo viaggio, di un’avventura esilarante.
Sapevi goderti i bei momenti, non ti chiedevi mai il perché, agivi di cuore e d’istinto, eri costantemente in tempesta e ciò ti rendeva unico.
In molti ti riconoscevano come punto di riferimento:la battaglia ambientalista con i ragazzi di “Ammazza che piazza”, la costruzione del progetto con i compagni del Cloro Rosso: momenti fotografati nella mente, come cartoline di un bellissimo paesaggio. E poi le chiacchierate, lunghe ed intense, sulla vita e sull’amore; eri sfuggente, distratto … da cosa scappavi? Cosa ti tormentava?
Eri in perenne conflitto con te stesso e con il mondo. Gli schemi ti stavano stretti, non ti piaceva essere categorizzato, non hai mai avuto padroni o vincoli.
L’abitudine ti soffocava e quello che avevi non ti bastava. Eri in continua ricerca della felicità, della serenità, ma anche questa ti sembrava troppo banale; perché tu, Clà, andavi contro corrente, perché camminavi “in direzione ostinata e contraria”. La normalità non era del tuo mondo, perché il tuo mondo non aveva gravità.
Amavi sfidare la vita: eri eccessivo, a tratti folle. Le mezze misure non le hai mai conosciute. Eri spregiudicato, inopportuno. Eri raro, eri tu.
Sei andato via, ti sei addormentato e l’hai fatto facendo rumore, perché quando entravi nelle vite altrui il rumore lo facevi sempre.
Un rumore che si tramutava in un suono melodico, in una canzone dolce, come quelle di Vasco, quelle che ti piacevano tanto.
Non eri uno dei tanti; quando passavi lasciavi il segno. La tua morte lascia alla stesso modo una ferita indelebile, un dolore immenso, un vuoto incolmabile.
Ma davanti a quella chiesa una parata di striscioni e di colori, gli slogan dei tuoi compagni di vita ti hanno accompagnato fino all’ultimo passo.
E ti abbiamo portato in spalla, in giro per la città, in una città che poco ti ha offerto, una città piegata in due dalla tristezza. E per un’ultima volta ha avuto il piacere di cullarti dolcemente.
Eri bambino dentro, eri ingenuo e qualsiasi cosa poteva stupirti; non lasciavi che il caso decidesse per te, ma l’entusiasmo lo creavi a modo tuo: la fantasia e lo spirito di libertà hanno caratterizzato la tua vita .
Quanti giovani cuori ribelli mantenevano le bandiere rosse e gli striscioni: tante forze, tante sfumature e bellezze che questa città non riesce a riconoscere e a valorizzare.
Mi dicevi di star bene in questo periodo; eri soddisfatto di quel che facevi: la musica, i compagni della piazza e l’amore. E si, l’avevi trovato: eri innamorato ed eri sereno – lo si leggeva dai tuoi occhi: un libro aperto.
E poi gli amici di una vita, sempre vigili ed attenti, non ti hanno abbandonato neanche per un istante, fino alla fine. Amavi tutti incondizionatamente, senza se e senza ma, amavi a modo tuo.
Quanti volti addolorati, increduli, stupiti: un guerriero come te non può abbandonare il campo così velocemente perché eri forte, eri tenace e sapevi rialzarti ad ogni sconfitta.
Vivevi ogni attimo come fosse l’ultimo, il tuo eterno presente ti faceva sentire perennemente vivo, libero e forte. Ma quella notte maledetta forse la tua serenità l’hai trovata … voglio credere questo, amico mio.
Eri bello Clà, eri incazzato e ti volevo bene per questo.
Addio dolce Claudio.