Work and…”progress”. Landini ed Orfini

di Andrea Cazzato

Continua ad essere un periodo di confusione per la politica e la società italiana. Esemplificativa è questa storia.

“Ma allora mi chiedo, che diamine c’entrano i No Tav?”; ecco il passaggio saliente della lettera a Landini di Matteo Orfini, responsabile cultura ed informazione del Partito Democratico, pubblicata su “Il manifesto” dell’8 marzo(si può leggere su http://orfini.wordpress.com/2012/03/08/cara-fiom/). Sostanzialmente il “giovane” dirigente chiede al segretario generale della Fiom-Cgil, in una missiva pubblica, della scelta di convocare per il 9 marzo, alla manifestazione nazionale indetta dal sindacato metalmeccanico, anche il movimento valsusino.
L’idea che Orfini vuol lanciare è chiara: come una lotta democratica per i diritti dei lavoratori può intrecciarsi con altre lotte come quella dei No Tav? “Come mi piacerebbe un giorno provare a capire da dove nasca questa sfiducia nel progresso e, a ben vedere, anche nella democrazia che spinge una minoranza – peraltro incapace di rompere davvero con i violenti – a tentare di impedire un’opera pubblica decisa dopo anni di confronto.” Poi tenta di insegnare a noi e al buon Landini, con fugaci parole, come e cosa vuol dire essere un sindacato e definisce la sinistra come “una cosa seria”.

Al di là che uno del Pd che tratta la sinistra come “una cosa seria” risulta vanamente e tristemente anacronistico, date le ultime prese di posizioni abbastanza infelici sulle politiche montiane, in un momento di responsabilità che sa tanto di “a me che cazzo me ne frega a me, io c’ho il diesel” di capatondiana memoria (http://www.youtube.com/watch?v=hEoq0xb6l6Q). Tornando a noi, mi sembra difficile anche pensare ad Orfini che spieghi ad un sindacalista di vecchia data come Landini come la posizione della Fiom sia scorretta (“che un sindacato faccia il sindacato, prima di tutto nell’interesse dei lavoratori che rappresenta, è davvero chiedere troppo?”). Buon vecchio capoccione di un Orfini, se la Fiom e chi spera in quest’ultima trovasse un appiglio realmente in chi dovrebbe, e dico “dovrebbe”, fare l’interesse di chi è chiamato o vorrebbe a parole rappresentare – come ha la pretesa di essere un partito che ostina a definirsi democratico (pur avendo a cuore più le sorti di una certa “aristocrazia” che degli sfruttati e dei lavoratori) – secondo te, mio caro rappresentante nazionale della cultura, la Fiom, e Landini soprattutto, si sentirebbe in dovere di sostenere anche altre cause che ai tuoi occhi miopi, in questo caso, paiono essere due cose distinte e separate?

Il nostro Orfini, a dir la verità, ha avuto anche occasione di potersi rifare, per carità. Chiamato ad intervenire in una trasmissione radiofonica di Radio Popolare, ha avuto la forza di dar la colpa della mancata partecipazione del Partito Democratico alla manifestazione nazionale del 9 alla Fiom stessa, rea di aver invitato anche i No Tav. La coerenza, rispetto alla lettera pubblicata su “Il manifesto”, c’è tutta, per carità. Ci ha spiegato e chiarito in verità che, probabilmente, la dirigenza Pd ha timore di un’unione delle lotte. Vi ricordate che gran casino ha creato, negli anni Sessanta e Settanta, quando operai e studenti presero a marciare insieme per i loro diritti? Meglio tenerle distinte e separate, metti mai che il popolo si risveglia e si accorge davvero di quello che sta accadendo.

Tornando a quanto scritto nella lettera a Landini, come già citato sopra, è chiara la condanna del movimento No Tav. Questa sfiducia nel progresso, dove il progresso è rappresentato da un treno che collega Lione a Torino in pochissime ore; questo movimento che non riesce a mettere da parte i violenti. Ma dico, amici democratici, ma davvero diciamo o ci vogliamo prendere per il sedere? Se è la seconda diciamocelo subito, così almeno la finiamo di indignarci a vicenda e capiamo che è solo uno scherzo che ci state facendo. Se è sul serio che dite, invece, allora, d’improvviso, fanculo tutti i diritti, fanculo l’ambiente, per far spazio al progresso? Ed anche fanculo ad un’analisi concreta dei motivi di una popolazione in rivolta, espressi talvolta in maniera da voi ritenuta violenta? Son pieno di domande in questo articolo, lo so. Ma la mia è curiosità mista ad incredulità, sentimento che ritengo inspiegabile, visto che ho smesso di considerarvi dalla stessa mia parte da un po’ di tempo. Probabilmente, alcune zone meno razionali di me, vi considerano ancora di sinistra, nel senso classico del termine, non nel senso nuovo col quale vi “definite” in un trip di autoconvincimento. Qualcuno del Pd si è fatto vivo il 9 a Roma. Nerozzi (lo ricordete, oltre che per il suo passato in Cgil, anche per la foto-simbolo del rinnovamento veltroniano, accanto ad un Calearo raggiante http://www.umbrialeft.it/files/imagecache/grande/nerozzi%20-%20calearo.jpg) e Cofferati. Ciò, comunque, non ha distratto molti dalla vostra presa di posizione, che credo possa essere considerata definitiva.

Vorrei concludere dicendo che l’autoreferenzialità e il chiudersi nei propri confini di lotta sono forse fra i mali più deleteri che stanno distruggendo la sinistra italiana ed europea. Il problema del metalmeccanico, come quello del precario e quello del Valsusino, non può non riguardare anche me. L’assenza di un forte partito, o di una forte coalizione, che coordini ed unisca queste lotte, ritengo sia la maggiore causa di questo frazionamento e della scarsa incidenza delle motivazioni dei vari manifestanti. Penso che l’operazione avviata da Landini voglia dare una risposta a questa mancanza;  mancanza che ad Orfini, e al partito che rappresenta, pare essere più che mai comoda e funzionale.