Una storia triste

di Tristolandia

Più di ogni muro di omertà, oggi vogliamo parlarvi di una storia, un avvenimento triste che ha turbato parecchi di noi.
Quando una lettera, che non possiamo che ritenere minatoria, distrugge la serenità del focolare, quando un muto dolore prende il sopravvento dopo anni di velenosi silenzi. Ora sei lì, mesto, ti senti perso. Nella tua omertà forzata non sai cosa dire. Il tuo studio, tra un busto ventennale ed una foto memorabile, è vuoto. Una parola sembra uscirti per reagire, ma nulla. Cerchi di ripassare il tuo discorso, ma cala in te un tetro gelo. Pensi fra te e te “Lui avrebbe fatto così”. E ripensi a quel molo della discordia, non saresti mai voluto andare su quella barchetta.

Quel colpo al cuore, quel ricovero forzato. E’ rimasto lì, piantato e piantonato. Non era più quello di una volta, non riusciva a rendersi conto della fine che aveva fatto. Per un attimo ripensi all’India, no, non così lontano. Fermati, zitto, non farti sommergere dalla polvere, candida deve essere la tua reazione. Non è tagliata su di te, pensi.

Reagisci Junior, abbatti quel muro. Lui ha sconfitto onde peggiori, non ti preoccupare. Ha attraversato mari e stretti. E tu? Tu, riflessivo, eri lì a guardare. Ora non c’è, è via, per qualche tempo in un Paese lontano, come dicono i tuoi e i suoi amici più cari. Ma tornerà.

Non avere paura quando quella luce rossa, con la scritta On Air si accenderà di fronte a te. Abbassa la testa e inizia a leggere, ci hai messo ore a scrivere quel pezzo. Questo genere di avvenimenti, seppur non nuovi nel gabbio della vita, toglie il fiato, congela le corde vocali. Ma parte la sigla. Non c’è più tempo: il suo show ti aspetta, e come degno erede di quel Marcel che parteggiando venne, devi trovare le parole giuste per accendere il suo stesso pubblico di fedeli telespettatori. Si accende la spia rossa della telecamera. Parte la performance.

Non rimane che gridare forte, rompere gli indugi. L’ora è giunta. Care ti sono queste parole, lo sappiamo. Non temere, anche dalla sua dimora obbligata, lui c’è, ti segue e crede in te. Non ha mai smesso, tanto ci tiene; ti ha sempre tenuto sul palco, ti ha protetto dalle critiche dei tuoi detrattori..si accontentava che tu fossi dietro di lui, salutassi, stringessi mani. Non c’era bisogno d’altro. Il tuo calore lo rendeva più forte. Ora è tutta un’altra sensazione, è al fresco dove sta. Tu solo, un saluto, un sorriso, qualche parola in più. Resisti, ti siamo vicini noi. Non mollare. Che sia mai un postino a dover suonare più volte, tu non credere. Vai avanti. Noi ci saremo, più di prima. Disturbando un suono del silenzio. Come dicevano Paul Simon ed Art Garfunkel “And in the naked light I sawten thousand people maybe more people talking without speaking people hearing without listening people writing songs that voices never share noone dare, disturb the sound of silence” (trad. “E nella luce pura vidi migliaia di persone, o forse più persone che parlavano senza emettere suoni persone che ascoltavano senza udire persone che scrivevano canzoni che le voci non avrebbero mai cantato e nessuno osava, disturbare il suono del silenzio”).