Migranti: la libertà in gioco

di Francesco Ferri

Che il calcio sia, come ricorda Pasolini, l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo appare assolutamente condivisibile. Sembra altrettanto evidente che la partita giocata sabato pomeriggio, alla presenza di più di duecento spettatori, tra tifosi dell’ AS Taranto e i ragazzi tunisini ancora presenti a Manduria sfugga da ogni ipotesi di sacralità.
Doveroso partire, nella ricostruzione delle ultime giornate, dal dato emotivo dalla più ampia rilevanza emotiva. Venerdì sera un migrante tunisino di cinquantun’anni è morto, investito da un’auto, mentre percorreva il tratto di strada che da Manduria porta al centro di accoglienza ed identificazione. Il dolore assoluto provato nel percepire l’enorme portata tragica dell’accaduto si alterna, senza soluzione di continuità, con indomabili sentimenti di rabbia. La notizia della morte di un uomo arrivato in Italia nel tentativo di inseguire una vita possibile è tra quelle che scuotono l’anima, da cima a fondo, lasciando un intenso e amarissimo retrogusto. È altresi immediatamente evidente il meccanismo che impedisce, almeno per una volta, che vengano edificati i soliti retorici discorsi intorno alla tematica della fatalità. Chiunque abbia frequentato in queste settimane la provinciale che da Manduria porta ad Oria ha potuto constatare l’assoluta prevedibilità dell’incidente puntualmente verificatosi. E la circostanza per la quale nessuna tra le istituzioni che si occupano della problematiche intorno al centro di confinamento abbia promosso iniziative volte a creare sistemi di mobilità alternativi alle pericolosissime camminate a piedi, in special modo sul versante della provincia di Taranto, rende indubbiamente tutti responsabili della tragedia.
In ogni caso i ragazzi tunisini hanno ritenuto che fosse giusto giocare ugualmente il match previsto. E indubbiamente, alla fine dell’ennesima intensa giornata, tutti gli intervenuti hanno concordato sulla bontà della scelta effettuata.
Come accennato, della sacralità che abitualmente ruota intorno al gioco del calcio nel pomeriggio passato in zona Monticello a Grottaglie non c’è rappresentanza. A cominciare dagli organizzatori dell’iniziativa: un gruppo di tifosi della squadra di calcio del Taranto, i Taranto Supporters, di certo non nuovi ad iniziative tendenti a conciliare l’amore per i colori sociali della formazione Ionica con gesti di indubbia generosità. Ma non c’è, tra i meriti degli organizzatori dell’evento, solamente l’importante intuizione che consente ai meccanismi di comunicazione – virtuosa ed ininterrotta – in corso tra le donne e gli uomini della provincia di Taranto e i ragazzi tunisini confinati a Manduria di trovare nella palla che rotola un elemento di sicuro aiuto in termini di condivisione di sentimenti. C’è tanto, tantissimo altro. Risiede il desiderio, trasformato in pratica collettiva, di trasportare presso il manto erboso di Grottaglie il maggiore numero possibile di ragazzi tunisini. Ciò che ne deriva è un colorato carosello di pulmini ed auto prima, spalti gremiti con autoctoni e migranti perfettamente mischiati dopo.
La partita inizia – e non poteva essere altrimenti – tra cori intonati dai tifosi rossoblu contro il ministro Maroni, deus ex machina del barbaro confinamento dei migranti tunisini a Manduria e promulgatore di discusse normative dall’indubbio carattere repressivo ai danni del tifo organizzato. Scivola rapidamente via prima di terminare in un abbraccio collettivo che unisce, letteralmente, tutti i giocatori in campo.
Accanto ed oltre il match dall’indubbio valore simbolico, migranti e ragazzi tarantini si rendono conto di quanto la posta in gioco, ovviamente, abbia dimensioni in fin dei conti immense. Persiste, ancora oggi, l’assurda situazione per la quale al Cai di Manduria non è ancora iniziata la distribuzione, nonostante innumerevoli solleciti, degli ormai famosi permessi temporanei.
Proprio sul tema della definizione dello status giuridico dei migranti, e quindi dell’agognata libertà di spostarsi come e dove si ritenga opportuno farlo, si gioca gran parte dell’immediato futuro dei ragazzi tunisini presenti a Manduria. E le notizie proveniente da Ventimiglia confermano quanto il diritto alla mobilità sia, per i migranti e per il movimento al loro fianco, ancora tutto da conquistare.
Una rilevante fetta di tessuto sociale, però, in qualche modo la sua partita l’ha già vinta. E’ il modo più attinente alla realtà per interpretare il senso del pomeriggio trascorso a Grottaglie è assolutamente fuor di retorica: le donne e gli uomini che abitano la provincia Ionica si sono manifestati, ancora una volta, come una comunità nella quale voglia di stare insieme in maniera solidale e indiscussa generosità diventano, giorno dopo giorno, valori fondativi dei rapporti con l’ex altro.