Solidarietà a Fabio Matacchiera

Pur non condividendo quasi nulla delle sue idee e delle sue azioni, la redazione di Siderlandia esprime la più sentita solidarietà a Fabio Matacchiera in occasione della querela che la dirigenza ILVA gli ha rivolto contro di recente. La ragione è molto semplice: non si può usare il ricorso alla magistratura come uno strumento intimidatorio contro l’acquisizione di dati che potrebbero essere in grado di rilevare lo stato dell’inquinamento della nostra comunità. Ricordiamo a tutti che se si è arrivati a scoprire la massiccia presenza di diossina nell’ambiente naturale è stato grazie al paziente lavoro di ricerca e documentazione portato avanti da un altro esponente dell’ambientalismo tarantino, il prof. Alessandro Marescotti. Evidentemente la denuncia che ha colpito Matacchiera mira a colpire quel vasto processo di autocoscienza ambientale che, pur con tutti i suoi limiti, rappresenta per la nostra comunità l’acquisizione culturale più importante degli ultimi anni. Contro ogni tentativo di far tornare passive le coscienze dei tarantini bisogna battersi. Non è negando ogni responsabilità che si risolve la questione ambientale, ma affrontando nel concreto le cause dei fenomeni documentati dagli ambientalisti (e dalla stessa ARPA Puglia). Oltre tutto, nel comunicato che ha correlato la querela di ILVA si leggono parole pesantissime nei confronti degli organi di informazione. Chiunque divulgherà il video di Matacchiera subirà la sua stessa sorte. Atteggiamenti di questo tenore denotano una predisposizione alla prevaricazione che, a ben vedere, ha caratterizzato sin dal suo insediamento la dirigenza attuale. Chi avesse a cuore gli interessi della famiglia Riva direbbe che con queste parole i vertici di ILVA hanno cancellato mesi di auto-promozione, attraverso la quale avevano cercato di dare un’immagine più “umana” dell’azienda. Evidentemente questo è il segno che, nel profondo, l’atteggiamento dei nostrani “padroni delle ferriere” non è cambiato rispetto a quello tenuto, per esempio, nella vicenda della Palazzina LAF: chiunque si permette di “disturbare il manovratore” deve essere allontanato, isolato, annientato; quello che si chiede a tutti (dipendenti, società civile e istituzioni) è fedeltà e obbedienza. E’ questo un modo padronale di fare impresa che rappresenta un rischio non solo per la nostra città, ma per l’intera civiltà democratica.