Just for fan(atic)

di Cosimo Spada

C’era una volta un tizio piuttosto fotogenico che ebbe a dire di non dare le perle ai porci. Intendeva dire di non sprecare tempo o doni con chi non li merita o non li userà nel modo migliore.

Bene io faccio il contrario, e se non vi sta bene sappiate che io sono un bullo di periferia, e posso farvi passare un pessimo quarto d’ora.

Non conoscendoci vi dovrei raccontare qualcosa di me, ma visto che questa rubrica vuole parlare di dischi, nuovi e vecchi, poco conosciuti mi presenterò attraverso un disco. Anzi un certo tipo di dischi: i bootleg.

In poche parole, i bootleg sono album, spesso registrati dal vivo, senza autorizzazione dell’artista o dell’etichetta discografica. Per fare un paragone col mondo del porno, se l’album è il film in alta definizione, il bootleg è l’amatoriale, magari di qualità non eccezionale, ma avverti subito la passione e la goduria. Violare le regole da’ sempre un brivido di piacere, non è vero Rossana?

Praticamente tutti i più grandi artisti hanno avuto bootleg, e si può tranquillamente affermare che se non hai avuto il tuo bootleg allora non conti un cazzo.

Le reazioni degli artisti sono state le più disparate, nella biografia dei Led Zeppelin, Il Martello degli dei di Davis Stephen edito da Arcana, si racconta della volta in cui il loro manager Peter Grant, venendo a sapere di un bootleg di un concerto degli Zeppelin che stava per essere messo in vendita in un negozio di Londra, si precipitò lì e dopo aver distrutto tutte le copie già stampate, minacciò di spezzare le gambe al negoziante se altre copie fossero state messe in commercio. Una persona ragionevole. Altri capirono che se non potevi sconfiggerli forse ci potevi guadagnare con loro. Come quel furbacchione di Bob Dylan, che negli anni ha pubblicato con il titolo di Bootleg Series, tutti i migliori bootleg dei suoi concerti. E bravo Bob.

I Clash invece facevano di meglio, incentivavano i loro fan a registrare e diffondere i bootleg dei loro concerti, la loro idea di condivisione andava ben oltre il suonare per il pubblico o incidere dischi.

Tra i tanti bootleg tratti da loro concerti vi segnalo The Clash, Chaos in New York, bootleg tratto dalla fortunata serie di concerti tenuti al Bond di New York nel giugno del 1981.

Era da poco uscito l’album Sandinista!, album triplo, ma venduto come doppio per scelta della band, che proseguiva quel cammino che avevano intrapreso con il loro album precedente e capolavoro assoluto, London Calling.

Chaos in New York riporta una band al massimo della propria forma che mette in fila tutti i successi che fino ad allora aveva sfornato, a cominciare dall’apertura tiratissima con London Calling. All’interno dell’album vi segnalo anche This is Radio Clash e Magnificent Seven. I Clash suonano spediti e dando poco spazio alle parole, e a giudicare dalle urla del pubblico a loro va benissimo così. Se fate una ricerca su Google del titolo di questo album vi troverete anche in pagine dedicate al movimento di Occupy Wall Street. I due eventi hanno molto in comune, quei concerti che i Clash tennero nel 81 a New York furono “salutati” da decine di scontri tra fan e polizia al di fuori del teatro dove avrebbero suonato i Clash, da lì il titolo dell’album. Dopotutto non era difficile pensare cosa potesse ispirare quella voglia di rivolta nei tanti ragazzi che affollavano quei concerti: i Clash avevano scritto nel loro primo album un pezzo come White Riot (rivolta bianca/mi voglio ribellare/rivolta bianca/la mia rivolta personale), e in Sandinista! c’era una canzone come Call Up (la chiamata) che invitava a non rispondere alla chiamata alle armi (sta a te non dar retta alla chiamata/e non devi agire secondo l’educazione che ti è stata impartita/chi conosce le ragioni per cui sei cresciuto/sta a te non da retta alla chiamata). Anche per questi versi alcuni di quei concerti furono vietati. Avete il dovere di procurarvelo!!!

mentre scrivevo questo pezzo ascoltavo:

Io sto con te (ma amo un’altra) Diaframma, dall’album Difficile da trovare, 2009;

Watermelon man, Herbie Hancok, dall’album Head Hunters, 1973;

Maledetta dal demonio, Bologna Violenta, dall’album Il Nuovissimo Mondo, 2010

vecchi pezzi del tg4 ridendo soddisfatto della fine di Emilio Fede