Signor sindaco, ma di quali giovani parla?

Non bastavano in questi giorni le dichiarazioni del viceministro Martone e il suo appellativo nei nostri confronti di “sfigati”. Oppure l’intenzione del Governo di abolire il valore legale del titolo di studio – sulla quale però ha intelligentemente fatto marcia indietro –, che avrebbe fatto contare ancora di meno nella società il ruolo e le competenze che ognuno di noi si costruisce con il proprio percorso di studi. Ci si mette anche il Sindaco di Taranto, Ezio Stefano, a sminuire le studentesse e gli studenti che in tutti questi anni hanno lottato per il loro futuro e per affermare il loro presente, anche nella nostra (se pur assopita) città.

La lettera che il Sindaco Stefano ha indirizzato agli studenti e ai giovani della città ci pare tanto una colata di cemento – come quella fatte sulle “chianche” della Città Vecchia – su tutte le proposte, le istanze e alternative messe in campo da tutti noi in questi anni. Abbiamo raccolto all’interno delle aule universitarie della città di Taranto il sentimento di una generazione che per prima ha subito la crisi in questa nazione e che ha sperimentato su di sé tutti i provvedimenti di un governo che ha voluto impedire a tutti costi il suo riscatto. Quello che ci ha sempre mosso è sempre stata la volontà di essere protagonisti della nostra società e artefici del suo cambiamento. Eppure questo sembra non esserci per nulla stato agli occhi del Sindaco Stefano, stando alle parole che leggiamo nella sua lettera.

Come sindacato studentesco abbiamo sempre criticato questo modello economico e sociale, in cui proprio il “bene comune” non viene messo al centro dell’attenzione del ceto politico italiano (locale compreso). Lo abbiamo fatto in innumerevoli iniziative di piazza e in seminari all’interno delle Facoltà tarantine, dove abbiamo posto i problemi derivanti dalla mancanza del Sapere Collettivo e della Cultura all’interno della nostra città e del nostro paese. Da anni il dialogo con le lavoratrici e i lavoratori è sempre stato costante e continuo: le due categorie si sono poste il problema di come superare questa crisi – partendo dal Lavoro – e di come eliminare la piaga della precarietà – che è soprattutto giovanile ma anche intergenerazionale.

Lo scorso anno, durante tutto l’autunno di mobilitazione contro la Riforma Gelmini, sulla scia delle manifestazioni che si svolgevano in tutta Italia, abbiamo occupato il ponte Girevole al grido di “Se ci bloccano il futuro noi blocchiamo la città”, dopo un corteo per le vie del centro, che aveva paralizzato il traffico. Il tutto per manifestare il nostro dissenso contro questo cambiamento in peius del mondo accademico. Abbiamo occupato l’aula C della vecchia sede universitaria di via Acton per vari giorni, durante i quali si sono tenute assemblee, dibattiti e elaborazioni di documenti su svariati temi, dalla didattica al diritto allo studio. Siamo sempre scesi in piazza al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori, per difendere i loro e i nostri diritti futuri. In più il 17 novembre di quest’anno, insieme a circa 2500 studenti, abbiamo invaso le vie di Taranto per reclamare un diritto allo studio reale e una cittadinanza studentesca all’interno della città.

Possibile che il Sindaco non si sia accorto di tutto questo movimento ed elaborazione politica all’interno della città che amministra? Eppure tutti questi anni abbiamo sempre coinvolto l’amministrazione comunale in ogni nostra richiesta di miglioramento delle condizioni della vita degli studenti universitari e medi all’interno della città. Abbiamo proposto ad esempio dei miglioramenti per il bando di borse di studio del Comune di Taranto; abbiamo presentato il progetto di Student Card (probabilmente rimasto in qualche cassetto) e siamo stati gli unici interlocutori dell’amministrazione per quanto riguarda i problemi del Polo Universiario Jonico – basta considerare che nella consulta degli studenti universitari, istituita su nostra proposta, si può contare solo sulla nostra presenza ed elaborazione. Siamo stati gli unici a pretendere che venissero migliorate le condizioni della biblioteca comunale Acclavio, chiedendo ed ottenendo l’istituzione della rete wi-fi, il riscaldamento (ora purtroppo nuovamente non funzionante), l’estensione dell’orario di apertura affinché gli studenti avessero un luogo dove studiare dopo la chiusura delle facoltà. Oppure chiedendo ultimamente l’installazione di piste ciclabili e di un servizio di bike sharing che potesse portare ed instaurare una mobilità ecologia nella nostra già inquinata città.

Abbiamo sempre lavorato a contatto anche con altri enti, come l’ADiSU; se c’è stata l’istituzione di punti ristoro convenzionati per sopperire alla mancanza di mense, dei posti alloggio per i fuori sede, o il contributo per il trasporto urbano ed extraurbano per gli studenti pendolari è grazie a tutte le proposte che abbiamo fatto all’ente per migliorare la condizione degli studenti universitari. Non ci siamo limitati a fare rappresentanza studentesca ad estrema difesa dei diritti degli studenti all’interno dei Consigli di Facoltà; non abbiamo solo combattuto per una qualità della didattica e per l’eccellenza dei nostri Corsi di Laurea, elaborando anche molte proposte per un reale sviluppo dei Corsi di Laurea jonici e, in essi, della Ricerca – progettualità che è invece mancata da parte di chi ci amministra –; non abbiamo solo tentato di fare proposte – molte delle quali approvate – per un diritto allo studio reale, che garantisse a tutti la possibilità di studiare; non abbiamo solo fatto in modo che le condizioni strutturali delle sedi all’interno delle quali studiamo fossero le migliori e dignitose per gli studenti tarantini.

Abbiamo capito in tutti questi anni di sindacato studentesco che lo sviluppo del Polo Universitario Jonico sarebbe dovuto partire sopratutto dalla centralità della figura dello studente all’interno della nostra città. In un certo senso lo sviluppo dell’Università avrebbe sicuramente prodotto uno sviluppo culturale di cui Taranto ha bisogno per uscire dal duopolio Grande Industria e Marina Militare: esso avrebbe consentito la crescita di tutta quella serie di servizi che vedono lo studente come una risorsa del territorio e che investono su di lui. E’ per questo che abbiamo messo in campo tutta una serie di iniziative come convegni, cineforum, mostre d’arte su svariati temi – dall’Antimafia al rispetto dell’Ambiente, dai diritti civili dei cittadini e dei migranti alla tutela della Costituzione, dall’importanza del ruolo dei giovani all’interno della nostra società alla funzione dell’economia alternativa e sociale in rapporto al benessere collettivo. Abbiamo portato all’interno delle facoltà tarantine questioni e battaglie importanti come la difesa dell’acqua pubblica e la contrarietà al ritorno del nucleare, lavorando a stretto contatto con i comitati referendari. In questo periodo siamo impegnati nella campagna “L’Italia sono anche io”, che punta a estendere ai figli di migranti nati nel nostro paese la cittadinanza italiana. Negli ultimi giorni siamo stati gli unici a schierarci contro l’intenzione del governo di abolire il valore legale del titolo di studio – che avrebbe penalizzato le realtà universitarie più piccole, come quella di Taranto – facendo informazione tra gli studenti.

Tutto questo per far si che le nostre facoltà non si limitassero ad essere dei meri “esamifici”, ma luoghi aperti alla discussione, all’elaborazione e al confronto. Non ci siamo mai neanche rinchiusi all’interno delle mura universitarie; anzi, all’interno dell’ambito cittadino abbiamo tessuto, insieme a tante altre realtà associazionistiche, delle reti di collaborazione: una fra tutta la “Rete per gli spazi”, che poneva il problema – centrale nella nostra città – della mancanza di luoghi dove poter svolgere le proprie attività, a vantaggio naturalmente della cittadinanza. Non capiamo quindi perché il Sindaco Stefano faccia questo genere di appello proprio ora, mettendoci allo stesso livello di altre associazioni (universitarie e non) che non hanno mai condotto attività sociali e non si sia accorto invece già da molto di tutte quelle strutture attive sul territorio che ogni giorno con il loro lavoro e il loro impegno cercano di sensibilizzare la cittadinanza e rendere migliore questa città. Che sia il Sindaco ad essersi preso una “pausa di riflessione” e non noi, come invece accusa nella sua lettera?

Le studentesse e gli studenti
di LINK Taranto