Se sono i comici a dover dire come va la vita

di Massimiliano Martucci

Natalino Balasso, il comico, ha fatto una video parodia come testimonial della Mercedes. Il video è stato pubblicato su Youtube a ridosso dei fatti di Cortina, in cui un manipolo di finanzieri ha messo a soqquadro la tranquilla vita dei “magnasghei” vacanzieri. Il video è una presentazione di un modello della casa tedesca extralusso, uno di quei modelli che valgono quanto una masseria. Dopo aver presentato la macchina, Balasso va oltre e pone la domanda: “Come mai si fa una pubblicità del genere durante una partita di calcio, oppure durante una trasmissione su una tv nazionale?”, meglio ancora, che senso ha fare una pubblicità per un oggetto di tale costo in momenti invece molto nazional-popolari?
Balasso lo spiega, passo dopo passo, trasformando la parodia in una lezione di comunicazione. In sintesi, ci dice, si fa una pubblicità di qualcosa che il cittadino medio non si può permettere, affinché possa desiderare qualcosa che non avrà mai, in modo da indurre i ricchi ad acquistarlo. Perchè ai ricchi non interessa davvero l’ultimo modello spider della Mercedes, ma il fatto che questo modello è invidiato dalla maggior parte delle persone. Vuol dire, Balasso, che se il cittadino medio non desiderasse vivere come un nababbo, i nababbi non vivrebbero in quella maniera.
Prima lezione di comunicazione: creare il desiderio, attraverso l’immagine di successo. Solo chi utilizza un determinato profumo, guida una particolare macchina, può accompagnarsi a ragazze molto belle. Se vuoi una ragazza molto bella, devi ostentare questi oggetti.
Seconda lezione di comunicazione: il desiderio creato deve essere superiore alle possibilità media. Dalla comunicazione si passa alla politica: costruire un mondo immaginario in cui gli indicatori di successo sono alcuni oggetti posseduti da alcuni personaggi. Il successo, quindi la felicità, si confonde con la disponibilità economica e con l’ostentazione. Quindi la felicità è il denaro.
Ovviamente a noi viene in mente la narrazione di Berlusconi, la costruzione meticolosa di una vita lontana al di sopra di ogni possibilità, la costruzione di senso determinata dalla misura del reggiseno della modella che ci accompagna. Un disegno politico, preciso, a lungo termine, teso a costruire un immaginario in cui nessuno davvero potrà mai essere protagonista, ma a cui tutti saranno indotti a tendere. Tendere al lusso, alla villa in Costa Smeralda, al Suv, al portafoglio gonfio e per questo determinati a sacrificare qualsiasi cosa. A indebitarsi fino al suicidio. I poveri che invidiano i ricchi che sono contenti perché invidiati. Una vita spesa stando attenti a cosa pensano gli altri.
Della spirale costruita a tavolino con tutti i mezzi di comunicazione possibili, dai film, alle trasmissioni in tv, ai rotocalchi, agli esempi di successo, sono vittime tutti. Anche chi della spirale ne è il creatore. Basta pensare a Berlusconi, al declino del suo posizionamento dovuto alla scoperta dei presunti festini con le minorenni. Cosa sono i Bunga Bunga se non la parodistica rappresentazione di un potere che imita sé stesso?
Quindi la costruzione dell’immaginario che si declina a diversi livelli, fino al locale, fino alle le strade delle nostre città di provincia, in cui i poveri si atteggiano a ricchi per non sentirsi esclusi da un mondo in cui sembra non conti nulla se non la cilindrata dell’auto, in cui i miseri si schierano a difesa del potente di turno sperando di partecipare alla spartizione delle briciole del suo banchetto. Un immaginario le cui quinte sono costruite mattone dopo mattone criminalizzando ogni tipo di comportamento o di pensiero non omologato alle marche, agli status, alla moda. Chi sceglie di mettere passi in distonia con i colori dominanti diventa l’eccezione che conferma la regola, perchè raccontato attraverso categorie che non gli appartengono. Perde la capacità di creare consenso e quindi ogni sua azione si ritorce nei propri confronti sempre più finché il dubbio non si insinua. A quanti di noi è capitato di pensare che forse avevano ragione gli altri?
Eppure, ad un certo punto, un evento improvviso squarcia il velo e ci si può accorgere che il pazzo non è uno, ma due, dieci, cento, una popolazione che, a differenza della vulgata berlusconiana, del pensiero per ora dominante, ha maturato la capacità di guardare il mondo con occhi diversi.