“Waste Land” – La ricchezza dei rifiuti

di Serena Mancini

La prima serata del CinemAmbiente di Torino si apre con la proiezione di Waste Land, il film-documentario che racconta la storia di alcuni catadores, termine utilizzato per indicare una comunità brasiliana che ancora oggi sopravvive grazie al “recupero” dei rifiuti. Waste Land, per la regia di Lucy Walker, si inserisce perfettamente nel panorama del Festival che, giunto alla sua quattordicesima edizione, si propone di analizzare lo stato di salute dell’uomo e dell’ambiente che lo circonda attraverso una serie di documentari e cortometraggi provenienti da tutto il mondo.
Qualcuno si chiede mai dove finisca la spazzatura che produciamo?- domanda Magna, una delle protagoniste del film – e in effetti, verrebbe da risponderle di no perché a nessuno importa dell’immondizia.
Se però dai rifiuti fosse possibile ottenere opere d’arte di grande valore, probabilmente l’argomento si farebbe interessante.
Un’idea del genere non poteva che nascere nella mente di Vik Muniz, artista di fama internazionale, già noto per la sua creatività e per la sua capacità di trasformare in arte qualsiasi cosa.
Proprio Muniz infatti ha deciso di intraprendere un nuovo percorso artistico che, non solo sia in grado di conciliare i rifiuti con l’arte, ma anche la povertà con la cultura. Per farlo l’artista brasiliano si trasferisce nella discarica di Jardim Gramacho, alla periferia di Rio de Janeiro dove incontra i lavoratori del luogo e condivide con loro il suo progetto. Si tratta di uomini e donne che quotidianamente forniscono un servizio utilissimo al nostro mondo del consumo, ma che in cambio ricevono indifferenza e disprezzo per il loro mestiere. Considerati “rifiuti” della società tutti i giorni arrivano a raccogliere nella discarica circa 200 tonnellate di materiale riciclabile, spesso direttamente a mani nude. Ciò che conta, però, è che il loro sia un lavoro onesto, preferito allo spaccio o alla prostituzione, uniche altre opportunità “occupazionali” previste nel quartiere.
In questa “terra desolata” l’arrivo dell’artista offre immediatamente nuove opportunità di vita: esattamente come accade per Cenerentola con l’incontro del principe azzurro. Questa volta però l’ascesa sociale non è dettata dalla fortuna di riuscire a calzare una scarpetta di cristallo, ma dalla partecipazione attiva di questi uomini e donne alla realizzazione di quadri. Il progetto si articolerà in varie fasi che andranno dalle fotografie, che vedranno protagonisti alcuni catadores come Tiaõ, Suelem, Isis, Irma e Magna, alla riproduzione di quelle immagini, attraverso l’utilizzo di materiale della discarica come il pvc, il pet o il vetro. L’obiettivo sarà quello di trasformare le persone in opere d’arte, realizzando stampe su quadri, firmate Vik Muniz, il cui ricavato sarà loro interamente devoluto. La vita agiata dell’artista si intreccia con quella dei protagonisti dei suoi quadri che sembrano accoglierlo nel loro piccolo mondo segnato da tragedie e povertà. Ciascuno dei catadores ha una storia diversa da raccontare, ma tutte sfociano inevitabilmente nel lavoro della discarica; Tiaõ è lì da quando aveva 11 anni e sogna da sempre di fondare un’associazione di tutela per i catadores, Suelem ha 18 anni e vi lavora dall’età di sette, ora ha già due figli e una mamma a cui badare, Isis ha perso un figlio di tre anni il cui corpo, paradossalmente, ha visto rinchiudere in un sacco nero dell’immondizia. E poi ci sono ancora Irma, chef della discarica che utilizza tutti gli ingredienti che trova tra i rifiuti per cucinare per i cuoi colleghi, Zumbi che, amante della lettura, conserva ogni libro trovato in discarica in una biblioteca creata appositamente nella sua baracca, Valter, il più anziano, considerato un “guru del riciclaggio”, e Magna, caduta in disgrazia dopo che suo marito aveva perso il lavoro.
Tra le opere più significative ci sarà quella di Suelem, rappresentata come una Madonna con i suoi due figli, e il quadro di Jacques Louis David La Mort de Marat, che vedrà protagonista Tiaõ steso in una vasca da bagno, abbandonata nella discarica. Grazie alla vendita di questi quadri ognuno di loro avrà la possibilità di realizzare i propri sogni e di abbandonare definitivamente quel lavoro per cercare migliori occupazioni. A tratti la vicenda apparirà persino surreale: sarà difficile infatti accettare l’idea che nel XXI secolo un uomo ricco e famoso possa decidere di rinunciare ai suoi guadagni per aiutare persone sconosciute.
Waste Land si delinea così come una vera storia di amicizia, di arte e di generosità. Un racconto che stupisce dunque per l’ingenuità e l’umiltà di tutti i suoi protagonisti tanto dei catadores, quanto del genio artistico che decide di offrirsi come loro guida. Muniz, partito dall’idea di aiutare quelle persone tanto più sfortunate di lui, durante la realizzazione del progetto, capirà di essere stato lui in realtà il vero beneficiario e si sentirà completamente coinvolto dai suoi “dipendenti”.
Nel lavoro finale ogni quadro rappresenterà per ciascun protagonista un punto di rottura con al vita passata e un nuovo inizio per una migliore vita futura. Dice l’artista Vik Muniz: “Quando le cose si trasformano in altre cose è un momento magico”. E questa storia ne è la dimostrazione.