Sfida sul contratto nazionale di lavoro

di Greta Marraffa

Lo scorso martedì 11 Maggio, presso l’aula Aldo moro dell’università di Bari, si è svolto il seminario intitolato “La FIAT e dopo: quale futuro per le relazioni industriali?” Il dibattito ha visto protagoniste le due forze contrapposte, rappresentate, da una parte, dalla figura di Giorgio Airaudo, componente della segreteria nazionale della FIOM e responsabile del settore autoveicolo dell’organizzazione e, dall’altra, da Roberto Santarelli, direttore generale di FEDERMECCANICA. E’ stato un confronto/scontro vivo, ma non troppo conflittuale, moderato dalla docente di diritto del lavoro dell’Università di Bari, Lauralba Bellardi, già componente della commissione di studi presieduta da Gino Giugni che nel 1970 elaborò il testo dello Statuto dei Lavoratori.
L’aula, colma di giovani ricercatori, studenti e sindacalisti, ha potuto assistere a un fruttuoso dibattito ricco di contenuti di grande attualità. Le due voci hanno manifestato sin dal principio le due diverse visioni della realtà contrattuale. Da una parte la FIOM, riconosciuto come sindacato conflittuale ed antagonista, rivendica con forza l’applicazione e la rivalorizzazione del contratto collettivo nazionale; dalla parte opposta invece il sentimento di Santarelli racchiude laa volontà condivisa dalla classe imprenditoriale, che intende in qualsiasi modo “flessibilizzare” la contrattazione di primo livello – quella nazionale – per dar spazio alla contrattazione decentrata, sia territoriale che aziendale. Flessibilizzare però al giorno d’oggi, nell’epoca delle assunzioni a termine e dei Co. Co. Pro, significa adattare e sacrificare le esigenze della categoria sottoprotetta – degli operai, in particolare – alle forme di competizione più spregiudicate, come quelle praticate nei paesi emergenti, dove le aziende adottano metodi di dumping salariale (cioè tengono il lavoro al costo più basso possibile) per battere la concorrenza.
Assistiamo, secondo la visione del sindacalista Airaudo, ad “un continuo attacco ai valori fondamentali della Costituzione”, come ad esempio l’articolo 40, che sancisce il diritto inalienabile allo sciopero. Diritto più volte messo in discussione di recente da Marchionne – con l’avallo del governo Berlusconi –, che è riuscito ad inserire tra le varie clausole del contratto imposto a Pomigliano e a Mirafiori l’astensione dalla sospensione volontaria di lavoro per fini politici.
L’imprenditore Santarelli non è però della stesa idea:”La FIOM non collabora con le imprese, è assente in fabbrica e rifiuta qualsiasi forma di dialogo con la classe imprenditoriale”. Continua con tono sommesso il rappresentante di FEDERMECCANICA: “occorre che i lavoratori sappiano sacrificarsi, occorre ora come non mai rimettere al centro della politica la contrattazione aziendale,una contrattazione che risponda e si adatti alle esigenze del settore in cui viene applicata.” Santarelli inoltre, rivolgendosi al sindacalista seduto qualche sedia oltre la sua, rivolge un’accusa alquanto colorita, definendo l’organizzazione che egli rappresenta un sindacato “antagonista e conflittuale”. Critica che Airaudo smentisce seccaente, replicando: “Siamo antagonisti perché siamo contro il capitale… facciamo conflitto purché esso sia in grado di progettare e di realizzare nuove forme di lotte, perché il lavoratore non è una merce!”
Uno sguardo poi viene rivolto a ciò che è accaduto alla ex Bertone, dove la maggioranza dei lavoratori ha detto sì all’investimento Fiat (il referendum si è concluso con 886 voti a favore, mentre i contrari sono stati 111, le schede nulle 10, le bianche 4). All’ex Carrozzeria Bertone, oggi Officine Automobilistiche Grugliasco, dove è in vigore la cassa integrazione dal 2005, le RSU a maggioranza Fiom lunedì avevano dato indicazione di voto favorevole al referendum sull’accordo che sostituisce il contratto collettivo nazionale di lavoro con un contratto aziendale in cambio di investimenti.
“Non c’e’ dissenso, ma una diversità di ruoli”, cosi ‘ Giorgio Airaudo ha affermato rispondendo alla domanda relativa alla scelta fatta in fabbrica dalle R.S.U. Una posizione che si distacca nettamente da quella sostenuta dalla corrente di Maurizio Landini, che non solo rifiuta l’accordo, ma annuncia che l’accordo finirà inevitabilmente davanti al giudice in conseguenza dell’impugnazione già presentata per Pomigliano – e che sarà discussa dal giudice del lavoro di Torino il prossimo 18 giugno.
Ma cosa sta succedendo tra le tute blu della Cgil? La componente di “sinistra” capeggiata da Giorgio Cremaschi critica la scelta presa all’ex Bertone, sottolineando come anche a Melfi e Pomigliano serpeggino malumori. “La Fiom, a differenza della Fiat, è un’organizzazione trasparente e dunque i dissensi emergono all’esterno. La Fiat è l’ultima organizzazione leninista, non lo permetterebbe mai”,così in un’intervista a Repubblica afferma Landini.
Ciò che è emerso dall’incontro è stata oltre tutto la volontà da parte del sindacato dei lavoratori di riuscire ad applicare finalmente la seconda parte dell’articolo 39, che ambisce ad estendere erga omnes i contratti collettivi, non facendo discriminazione tra lavoratori iscritti a sindacati oppure no. Tesi smentita da Santarelli, che esplicitamente rivendica l’applicazione degli accordi separati, accordi che secondo Airaudo : “tentano di porre le regole del gioco senza consultare o interloquire con uno dei giocatori”.
A fronte di ciò la Fiom rivendica con forza la sua resistenza in fabbrica, aprendosi ad innovazioni culturali parlando, ad esempio, nelle piazze o all’interno delle università di Welfare e di reddito di cittadinanza, accantonando così le più ferree tesi “lavoriste”.