Morire di lavoro all’Ilva di Taranto

di Andrea Cazzato

da Cosmopolis*.
Claudio Marsella era un operaio di 29 anni. Lavorava come locomotorista nello stabilimento Ilva di Taranto. E’ morto nelle scorse ore, schiacciato mentre agganciava un carro ferroviario, dopo aver riportato delle lesioni al torace.
Mentre il mondo politico si affanna ad analizzare i risultati delle elezioni regionali siciliane, è questo quello che accade nella nostra città, dove l’ennesima vittima del lavoro, le cosiddette morti bianche, colpisce nuovamente l’immaginario collettivo di una città spaccata.

Oltre ogni retorica di fabbrica di morte, citando Rita Pani, l’Ilva si presenta sempre più come“La fabbrica che uccide dentro, fuori e tutto intorno”. Le discussioni nate intorno alle emissioni inquinanti, seppur fondamentali, talvolta sembrano non tenere in conto le condizioni di grande insicurezza che gli operai dello stabilimento tarantino vivono ogni giorno.
Ricordando pesantemente la contrapposizione salute-lavoro che, per ora, ha un solo trionfatore a Taranto, Emilio Riva, che continua a difendere lo stato attuale della sua fabbrica, la morte del giovane 29enne, non è la prima, bensì l’ultima di una lunga lista di incidenti riconducibili al siderurgico. La stessa azienda ha proclamato per oggi uno stop, (opinabile trattandosi del solo primo turno ) in segno di cordoglio. La natura del profitto pare avere la meglio, tranne per queste 8 ore.

Alcuni, difensori strenui del colosso industriale, sembrano aver dimenticato le numerose morti all’interno dell’impianto siderurgico. Hanno dimenticato anche ciò che accade in altre fabbriche di Italia come nei cantieri. E c’è chi continua a lamentarsi dei troppi diritti riconosciuti agli operai, quando l’imprenditoria non riesce a tutelare nemmeno il diritto più naturale e importante, che è quello alla vita.

C’è da rimanere sgomenti davanti ai molti silenzi o alle solite parole trite e ritrite delle istituzioni. Amaramente si spera che tutto questo prima o poi possa finire. Nel frattempo non resta che sperare che il sacrificio di Claudio Marsella sia l’ultimo di questa lunga serie. Le condoglianze e i “vi siamo vicini in questo momento triste” non bastano più.

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* http://www.cosmopolismedia.it/attualita/2255-morire-di-lavoro.html